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L’incredibile storia dell’album più assurdo mai realizzato: Philosophy of the World delle The Shaggs

Dissonante, scordato, impreciso, casuale e assolutamente amatoriale. Ma ha anche dei difetti.

Oggi vi raccontiamo una storia incredibile, realmente avvenuta, di cui però si parla decisamente troppo poco. Uno di quegli avvenimenti nascosti sotto il tappeto della storia, che mescolano mito e leggenda, ma che anni dopo il loro reale svolgimento vengono alla luce per qualche strano motivo, incantando un mondo intero. Oggi vi raccontiamo la storia di un album chiamato Philosophy of the World, inciso da un gruppo composto da tre sorelle: le The Shaggs.

Cosa c’è di di così incredibile? Ora lo scoprirete.

Tre sorelle e un padre ossessionato da una premonizione

La nostra storia ha inizio nel 1965, in una piccola città del New Hampshire chiamata Fremont. Qui vive Austin Wiggin Jr. con le sue tre figlie adolescenti: Dorothy (detta Dot), Betty e Helen. Il capofamiglia Austin è un uomo all’antica, di quelli che in casa sua si fa come dice lui. Così obbliga le tre figlie a formare una band, anche se le tre non sembrano avere alcuna velleità artistica, specie musicale.

L’ossessione di Austin deriva da una premonizione fattagli da giovane. Sua madre, anni prima, gli aveva letto la mano e gli aveva fatto tre previsioni: 1) “Ti sposerai con una donna bellissima dai capelli biondi”; 2) “Avrai tre figlie, due di queste dopo la mia morte”; 3) “Le ragazze formeranno una band musicale di successo”.

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Vedendosi avverati i due prime due avvenimenti, Austin decide di far avverare il terzo: fare in modo che le tre figlie formino una band. Dot in seguito racconterà che le ragazze pensavano che il padre fosse “pazzo”. Egli, tuttavia, non era un uomo che amava discutere e, soprattutto, le sorelle “non volevano insultare la memoria della nonna”.

Per prima cosa Austin decide di ritirare le figlie dalla scuola, compra degli strumenti e impone loro di seguire lezioni private di musica, con risultati peraltro pessimi. Le ragazze, infatti, non nutrivano alcun interesse nella musica, né tantomeno si divertivano a suonare insieme. Sempre Dot racconterà in seguito che “nostro padre era capriccioso e irascibile. Così noi obbedivamo senza protestare”.

Austin organizza anche il primo concerto della band, che nel frattempo si era data un nome e una formazione. Si chiamavano The Shaggs – un riferimento all’acconciatura spettinata e arruffata chiamata shagg hairstyle – con Dot e Betty alle chitarre e Helen alla batteria. Dot, inoltre, era la voce principale e l’autrice della maggior parte dei testi, mentre Betty la accompagnava con i cori.

La prima esibizione si tiene presso il municipio di Fremont, dove Austin riesce a farle esibire ogni weekend per diversi anni, tra la riluttanza delle ragazze ma anche degli spettatori, che si trovavano ad assistere ad un concerto di tre ragazzine che a malapena sapevano imbracciare gli strumenti.

Philosophy of the World: la filosofia del mondo secondo le The Shaggs

Nel marzo del 1969, pochi mesi prima dello storico concerto di Woodstock che consacrò alla storia le leggende di Jimi Hendrix e dei The Who, Austin porta le The Shaggs ai Fleetwood Studios di Revere, nel Massachusetts. L’idea è ovviamente quella di registrare un disco. L’ingegnere del suono che lavorava lì le accoglie, ma dopo dieci secondi di prove intuisce l’assurdità della situazione. Si rivolge ad Austin educatamente, dicendogli: “Forse non sono pronte, magari tornate dopo aver fatto un po’ di pratica”. Ma Austin non vuole sentire ragioni, ha pagato per incidere un album e, ancora una volta, non vuole essere contraddetto.

In sala regia, in vesti di produttore, c’è Bobby Herne, il quale anni dopo ribadirà il concetto affermando che “quelle ragazze non avevano la minima idea di cosa stessero facendo”.

Gli strumenti erano perennemente scordati. Le parti di batteria assolutamente prive di una qualsiasi forma di groove e i tempi ritmici perennemente non rispettati. In pratica un vero incubo sonoro. La sensazione era che le The Shaggs suonassero totalmente a caso. I tecnici presenti ricordano che a volte, durante le registrazioni, le ragazze si fermavano dicendo: “scusate, ricominciamo perchè abbiamo sbagliato”. La cosa suscitava ancor più l’incredulità nei tecnici, i quali si chiedevano: “come fanno a dire che hanno sbagliato se è tutto sbagliato? Su quali basi affermate che avete sbagliato?”.

Insomma il tutto era surreale, ma fu ben presto chiaro che in realtà ci si trovava davanti a qualcosa di assolutamente rivoluzionario. Ci torneremo tra poco.

Le registrazioni passarono alla Third World, sempre nel Massachusetts, che avrebbe dovuto mixare, masterizzare e stampare l’album, che nel frattempo aveva anche un nome: Philosophy of the World. Sulle note di copertina Austin fa scrivere che “le The Shaggs amano fare musica e la loro arte è vera, pura e non influenzata dai preconcetti esterni”. Per quanto tutto ciò sembri folle, in un certo senso aveva ragione, almeno in parte. Nel disco i testi di Dot raccontano la sua vita da preadolescente, come la fuga del suo gatto Foot Foot (in My Pal Foot Foot) o l’attesa per i festeggiamenti di Haloween (It’s Halloween).

Austin paga la Third World per un totale di 1000 copie. In realtà la società glie ne consegna solo 100 e Charlie Dreyer, uno dei responsabili della Third World, scappa via con le altre 900. Il giornalista Irwin Chusid sostiene che era improbabile che Dreyer avesse rubato i dischi, poiché all’epoca le registrazione erano prive di alcun valore. Anche questo resta un mistero immerso nella leggenda di questa bizzarra storia.

Ad ogni modo agli inizi del 1970 Austin fa pubblicare due singoli sotto forma di 45 giri: My Pal Foot Foot e Things I Wonder, prima di morire di infarto all’età di 47 anni. Immediatamente dopo la sua morte le The Shaggs si sciolgono, vendono i loro strumenti e chiudono col mondo della musica. Un mondo che non aveva mai destato in loro alcun interesse, se non per assecondare le manie di Austin. La famiglia Wiggins non trasse alcun beneficio economico dalla musica delle The Shaggs.

Il silenzio e la riscoperta: uno dei dischi preferiti di Kurt Cobain e Frank Zappa

Nel corso degli anni ’70 alcune rarissime copie di Philosophy of the World cominciarono a circolare tra i musicisti. Non c’era Internet e l’ascolto di un album era ovviamente legato al possesso di una copia fisica: le The Shaggs diventarono una sorta di leggenda metropolitana diffusa per via orale. Nel 1980, Terry Adams e Tom Ardolino, membri di una band chiamata NRBQ, convinsero le sorelle Wiggin a ristampare Philosophy of the World sotto la loro etichetta discografica, la Rounder Records

Il remaster esce nel 1980. Inoltre 8 anni dopo esce una compilation di materiale inedito chiamato Shagg’s Own Thing. Con nuove copie in circolo, l’assurda musica delle The Shaggs comincia a diffondersi timidamente, e quella leggenda metropolitana di quel disco assurdo diventa ufficialmente realtà. Le vendite però sono scarse. E lo sono anche nel 1999, quando la RCA Victor ristampa Philosophy of the World con tanto di copertina originale. 

Debra Rae Cohen di Rolling Stone, nel recensire il remaster del 1980, scrive: “Philosophy of the World è il disco più malato, incredibilmente terribile e meraviglioso che abbia mai ascoltato: il perfetto purgante mentale per stasi di qualsiasi tipo”. Nel 2010 finisce nella classifica dei “100 Migliori dischi che non hai mai ascoltato” di NME.

La vera riscoperta, e il conseguente culto intorno a Philosophy of the World, arriva però negli anni ‘90, quando il frontman del gruppo più popolare di quel decennio lo annovera tra i suoi album preferiti. Parliamo ovviamente di Kurt Cobain, leader dei Nirvana, che ha pubblicamente dichiarato che  Philosophy of the World è al quinto posto nella sua lista dei 50 album preferiti di sempre. Elogi simili sono arrivati anche da parte di un altro genio indiscusso della musica: Frank Vincent Zappa.

Entrambi gli artisti sottolinearono che l’album delle The Shaggs, essendo privo di qualsiasi competenza musicale, era contestualmente privo di qualsiasi preconcetto artistico. Una chitarra scordata, non sapendo cosa fosse un’accordatura, per loro non era un errore. Ergo Philosophy of the World, per Zappa e Cobain, rappresentava un disco puro, che riportava la musica alla sua urgenza espressiva primordiale. Avulso da tecnica e regole prestabilite, l’album rappresentava un’opera d’arte sincera.

Philosophy of the World ha dato il via all’outsider music

L’approccio musicale privo di una tecnica vera e propria, ammesso che l’assenza di una tecnica prestabilita non possa essere considerata essa stessa una tecnica, ha portato alla creazione di un vero e proprio genere musicale che oggi chiamiamo outsider music. Il concetto di fondo è che questo filone, come suggerisce il nome, provenga da persone non avvezze al mondo della musica, non musicisti: oustiders.

Non solo: l’outsider music rompe tutti gli schemi prestabiliti, tanto in termini di armonia quanto nella costruzione di un pattern ritmico. La definizione di oustider music nasce dal critico musicale Irwin Chusid, che abbiamo già citato in questo articolo quando abbiamo parlato del “furto” delle copie di Charlie Dreyer. Chusid definisce l’outsider music come “l’insieme di generi musicali fuori dagli standard o dalle convenzioni liriche”. Chusid ha inoltre definito le The Shaggs come “le leggendarie, anche se inconsapevoli, madrine dell’outsider music”

In un episodio della nostra rubrica chiamata Dentro la Canzone vi abbiamo parlato di The Dark Globe di Syd Barrett, indimenticato e iconico diamante pazzo che ha fondato i primi Pink Floyd. Quello è un esempio concreto di brano di outsider music. Altri esempi sono, in Italia, Domenico Bini o lo statunitense Jandek.

Dove sono le The Shaggs oggi?

La batterista Helen Wiggin è venuta a mancare nel 2006, ma le sorelle Dot e Helen sono tornate ad esibirsi dal vivo in sporadiche occasioni. L’ultima esibizione nota risale al 2017, quando le due sorelle, accompagnate da musicisti professionisti, si sono esibite in versione acustica al Solid Sound Festival presso il Massachusetts Museum of Contemporary Art. Un evento curato dalla band Wilco.

Nel corso del medesimo festival, le sorelle si sono esibite anche in versione full band. Incredibilmente esiste un video che testimonia l’intero set.

La cosa incredibile che evince da questi video è che dei musicisti professionisti riescano a suonare in stile The Shaggs. Non c’è niente di più complesso, per un grande batterista, di suonare fuori tempo e in modo “sbagliato” (ammesso, ancora una volta, che esista un modo che si possa considerare “corretto” a livello universale). Analogamente un chitarrista professionista, trovandosi ad imbracciare uno strumento scordato, tenderà a volerlo accordare. L’unico modo per i professionisti di suonare senza problemi la musica delle The Shaggs è quindi attraverso partiture.

Nella band che ha accompagnato le The Shaggs dal vivo c’è anche Jesse Krakow. Quest’ultimo ci ha regalato alcune sconvolgenti rivelazioni in merito al progetto. Nel video che trovate di seguito Krakow ci svela, o almeno questa è la sua versione, che Dot sapesse esattamente ciò che stavano suonando. Anzi, Krakow rivela che è stata la stessa Dot a trascrivere e consegnare loro gli spartiti delle parti da suonare, respingendo quindi le critiche secondo cui le The Shaggs non sapessero nulla di musica.

Dopo avervi raccontato questa incredibile storia, vogliamo lasciarvi con un quesito: ora che le The Shaggs sono state riscoperte, e addirittura divenute oggetto di culto da parte di alcuni appassionati, possiamo ritenere che la terza premonizione di Austin si sia effettivamente avverata?

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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