Tra le declinazioni più affascinanti e discusse (e pure pericolose, secondo alcuni apocalittici) della tecnologia, c’è senza dubbio l’universo dei chatbot.
Un chatbot, lo ricordiamo, è un’intelligenza artificiale programmata per intrattenere una conversazione con un essere umano. Ce ne siamo occupati in svariati articoli, ma due sono gli episodi che ci hanno colpito. Ripercorriamoli brevemente: ci condurranno al nostro argomento di discussione.
Dall’ingegnere di Google a Rocco Tanica
Il primo dei due episodi è emblematico per il clamore suscitato, e perché dimostra tutte le attese e i timori che gravitano intorno ai chatbot.
In sintesi, l’ex ingegnere di Google Blake Lemoine è stato licenziato per aver pubblicato integralmente il suo dialogo con l’intelligenza artificiale LaMDA. Ma soprattutto per aver dichiarato che, a suo dire, quel chatbot era senziente, e possedeva l’intelligenza di un bambino di 7-8 anni.
Questo capitava a luglio, mentre di recente ci siamo occupati di un libro scritto per così dire a quattro mani. Sì, per così dire, perché uno dei due autori è Sergio Conforti alias Rocco Tanica, il mitico tastierista di Elio e le storie tese. Ma l’altro è Out0mat-B13, cioè un Gpt-3, un modello di previsione linguistica basato sul deep learning.
E qui ci stiamo avvicinando al chatbot ChatGPT, argomento di questo articolo. Vediamo perché.
Dal Gpt-3 romanziere al chatbot ChatGPT
Gpt-3 è stato addestrato grazie a un’ingente quantità di dati che la macchina ha assimilato.
Una volta che si mette in dialogo con un interlocutore umano, Gpt-3 ne mima il comportamento, e fornisce risposte che – su base probabilistica – sono il più possibile coerenti con quanto direbbe l’interlocutore.
Gpt-3 è stato sviluppato da OpenAI, e il chatbot ChatGPT ne è un’evoluzione.
È stato rilasciato lo scorso novembre, e ricordiamo che la sigla GPT è acronimo di Generative Pretrained Transformer.
Ma cos’è, e come funzione, il chatbot ChatGPT?
Il chatbot ChatGPT
Il chatbot ChatGPT capisce con grande sottigliezza il linguaggio umano, ed è in grado di impostare comunicazioni di una certa complessità.
È, come abbiamo detto, un modello conversazionale, che è stato precedentemente “nutrito” con un’impressionante mole di dati presi da testi (cartacei e online) di qualunque ambito.
Il chatbot ChatGPT è perciò in grado di dialogare e fornire informazioni, e lo fa sia pescando dall’archivio dei dati e delle istruzioni che possiede, sia adeguandosi all’essere umano con cui entra in comunicazione.
Il chatbot che “conosce” se stesso
ChatGPT è straordinariamente simile a un parlante umano.
Intanto, per l’accuratezza della sua sintassi. E poi, per una “coscienza” (tra tutte le virgolette del caso) ben più evoluta dei modelli precedenti.
La già citata LaMDA di Google, ad esempio, interloquendo con Blake Lemoine aveva dichiarato di definirsi “profondamente umana”. E forse anche questa clamorosa affermazione ha ingenerato tante ansie e polemiche.
Il chatbot ChatGPT, invece, ha ben chiaro – oppure, diciamo meglio, è stato addestrato per avere ben chiaro – il fatto di essere una macchina. E, se stimolato sul versante dei sentimenti o delle emozioni, afferma la propria impossibilità di provare, appunto, sentimenti ed emozioni.
Virtù (e limiti) del chatbot ChatGPT
Visto il grado di raffinatezza raggiunto dal chatbot ChatGPT, lo si può utilizzare non in modo pedissequo, come puro dispensatore di informazioni – sarebbe assai limitante, viste le sue potenzialità – bensì a fini creativi.
Per esempio, ChatGPT è in grado di comporre articoli di blog, testi di svariata natura. E può spingersi anche oltre, componendo ad esempio poesie o canzoni.
Si apre dunque un ambito nuovo, e per ora solo parzialmente immaginabile, rispetto ai futuri utilizzi dei chatbot. Che per ora venivano ampiamente sfruttati solo per semplici mansioni compilative.
Se questo è il livello di precisione di ChatGPT, ecco che davvero tutte le professioni intellettuali e creative sono “minacciate”. O, meno catastroficamente, potrebbero essere àmbiti in cui le intelligenze artificiali forniranno il loro supporto.
Anche perché di fronte (ad esempio) al tanto temuto blocco dello scrittore, si sa, è sufficiente uno stimolo di diversa provenienza – che giunge, cioè, da una sensibilità differente – per smuovere la fantasia.
ChatGPT, peraltro, a differenza dei suoi predecessori, fornisce risposte politically correct anche su temi sensibili, senza cadere in dichiarazioni razziste, omofobe o quant’altro.
Ma un limite lo ha anche questo avanzatissimo chatbot: è stato addestrato con informazioni aggiornate al 2021. Insomma: se volete fargli perdere il posto, chiedetegli (o chiedetele?) un parere sui primi giorni di Giorgia Meloni come presidente del Consiglio.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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