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Si presenta a un colloquio di lavoro, le domande le fa un avatar AI

Barba fatta, cravatta, curriculum nella borsa. Qualche prova del sorriso davanti alla specchio. Ma quando si presenta al colloquio di lavoro, scopre di non dover impressionare il/la responsabile del personale, ma un avatar AI.

Un avatar AI fa le domande a un colloquio di lavoro

Jack Ryan, un marketer della Silicon Valley, ha recentemente partecipato a un colloquio di lavoro condotto da un avatar AI femminile dai capelli rossi. L’avatar, sviluppato dalla startup australiana Fairgo, ha posto domande sulla sua esperienza lavorativa, ha testato la sua creatività sul lavoro. Ma l’impressione che ha fatto all’applicante è, come potete aspettarvi, disumana.

Parlando a 404 Media (tramite Futurism), Ryan ha definito l’esperienza “una perfetta dimostrazione del capitalismo allo stadio terminale“. Il candidato ha espresso scetticismo sulla capacità dell’AI di interpretare le emozioni umane” e le reazioni facciali durante un colloquio. In altre parole: l’AI può analizzare le qualifiche, ma non può capire il candidato o la candidata sul livello umano.

La startup Fairgo afferma sul suo sito web che i candidati “amano costantemente l’esperienza del colloquio” con i loro avatar AI. E di sicuro, questo tipo di processo aiuta a snellire il processo di selezione per l’azienda. Ma Ryan pensa che questo approccio impersonale comporti rischi. Soprattutto per chi, come lui, ha una disabilità. “Come persona disabile che ha bisogno di lavorare da remoto, sono già preoccupato di affermare apertamente la mia disabilità sui form delle compagnie” spiega. “Se a questo aggiungete l’AI, immagino, avrà un effetto opposto” all’inclusività che cerca.

Ryan, che ha esperienza nell’intervistare candidati, sostiene che la connessione umana e l’interazione sono fondamentali per valutare come un team possa lavorare insieme. Teme che un processo guidato dall’AI possa eliminare potenziali candidati senza tenerne conto.

Fairgo, invece, sostiene sul suo sito che questo processo non solo riduce i tempi per la selezione del personale, ma riduce i pregiudizi durante i colloqui. Tuttavia, anche la capacità di capire se un candidato è giusto per il gruppo di lavoro è, nei fatti, una specie di pregiudizio — una valutazione sul momento che i responsabili del personale basano sulla propria esperienza. L’AI potrà mai ricreare questa qualità?

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Via
Futurism
Source
404 Media

Autore

  • Stefano Regazzi

    Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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