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Acronis: il 50% degli utenti si trova indifeso di fronte alle minacce online

Acronis ha presentato i dati del sondaggio globale commissionato per il World Backup Day 2019 per fare luce sulle abitudini globali di protezione dati degli utenti. Dall’indagine emerge che il 65,1% degli utenti intervistati o un membro della loro famiglia ha perso dati in seguito a un’eliminazione involontaria, un guasto o un problema software, con un aumento del 29,4% rispetto allo scorso anno. Ad accompagnare questo dato preoccupante ne troviamo uno decisamente più confortante: quasi tutti gli utenti (92,7%) eseguono ormai il backup dei propri computer, con un aumento di oltre il 24,1% rispetto allo scorso anno.

Questi due risultati possono apparire incompatibili a una prima lettura: come è possibile che sia aumentata la percentuale di dati persi se quasi tutti eseguono il backup? – si chiede James Slaby, Direttore Cyber Protection presso Acronis. – Spiegare il senso di queste cifre non è comunque complicato. Le persone utilizzano un numero maggiore di dispositivi e accedono ai propri dati da più posizioni rispetto a prima, moltiplicando così le opportunità di perdere i dati. A volte eseguono il backup del laptop, ma non quello dello smartphone che magari viene dimenticato in taxi causando così la perdita dei dati.”

Decresce il numero di utenti che non adotta alcun metodo di protezione

Il numero dei dispositivi utilizzati è in costante aumento: oltre il 68,9% di utenti individuali riferisce di possedere tre o più dispositivi, inclusi computer, smartphone e tablet. Tutto questo significa che gli utenti hanno bisogno di proteggere sempre più informazioni. Ecco perché solo il 7% degli intervistati ha dichiarato di non aver mai eseguito un backup, una percentuale che lo scorso anno era pari al 31,4%.

Ma come vengono protetti questi dati? Il 62,7% degli utenti preferisce device fisici, quindi hard disk o altre partizioni del disco rigido. Solo il 37,4% utilizza il cloud. Ad essere preservati sono soprattutto contatti, password e altre informazioni persinali, a cui seguono foto, video, musica e giochi.

Tutto questo però non si traduce in maggior consapevolezza. Poco meno della metà degli utenti infatti è consapevole dei pericoli del web: ransomware, cryptominer e ingegneria sociale sono ancora sconosciuti ai più.

E le aziende?

Poiché una sola ora di fermo aziendale implica in media una perdita pari a 300.000 dollari, gli utenti corporate devono conoscere il valore dei propri dati. E poiché è sui CEO e sui dirigenti di alto profilo che ricade la maggiore responsabilità per la protezione dei dati e le procedure di sicurezza all’indomani delle eventuali violazioni, la leadership va assumendo un atteggiamento decisamente proattivo.

Sempre più sfruttato il backup, che ha permesso al 68,7% delle aziende intervistate di non subire perdite di dati durante il 2018. Le stesse imprese appaiono fortemente consapevoli dei rischi più recenti che corrono i propri dati; per questa ragione si dichiarano preoccupate o fortemente preoccupate dai ransomware (60,6%), dal cryptojacking (60,1%) e dagli attacchi di ingegneria sociale (61%).

Nella pratica, le aziende di ogni dimensioni si affidano soprattutto al cloud o ad una combinazione tra backup locale e cloud. Il motivo? I dati sopravvivono anche in caso di incendi, alluvioni o emergenze naturali.

I consigli di Acronis

Sono quattro i passaggi suggeriti da Acronis per la protezione dei dati:

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