Amanda ha 24 anni, ama il cinema, odia la sua famiglia e ha l’irrefrenabile desiderio di stringere una vera e sincera amicizia. È uno di quei personaggi sbilenchi che spesso albergano nelle perfette geometrie di Wes Anderson, ma in questo caso il mondo intorno a lei è altrettanto bizzarro: un generico e asettico nord Italia che strizza l’occhio al cinema indie americano, una sorella che la schifa e svariati incontri inquietanti fra la sala cinematografica e la variegata fauna di Chatroulette. A dare volto e corpo ad Amanda è Benedetta Porcaroli, abile a costruire un personaggio sgraziato e costantemente sopra le righe ma capace di momenti di sorprendente umanità, soprattutto con la sua potenziale amica Rebecca (Galatéa Bellugi), a sua volta alle prese con una madre iperprotettiva (Giovanna Mezzogiorno).
Alla sua prima regia cinematografica, Carolina Cavalli firma con Amanda un coming of age agrodolce e surreale, espressione del disagio giovanile, fascia d’età sempre più ai margini in una società vecchia anagraficamente e culturalmente. Con il suo abbigliamento adolescenziale e dalle sfumature grunge, con la sua impertinenza nei confronti di una borghesia ipocrita e decadente e con la sua disillusa malinconia, Amanda è l’emblema di una generazione che non si arrende all’isolamento e alle regole imposte da genitori anaffettivi e fuori dal tempo, ma cerca invece con convinzione e pervicacia la propria strada.
Amanda: Benedetta Porcaroli in un surreale coming of age
Nella produzione cinematografica italiana, troppo spesso ripiegata su schemi ormai logori e su storie stantie, Amanda si presenta come un oggetto alieno, di non facile classificazione. La borghesia, onnipresente nel nostro cinema, è il nemico da combattere ma allo stesso tempo un appiglio che la protagonista non si lascia mai totalmente alle spalle. La stessa personalità di Amanda è contraddittoria e sfuggente: desidera ardentemente un’amicizia ma sembra quasi sabotare ogni potenziale rapporto; vive sulle ali della fantasia ma è capace di momenti di inaspettato pragmatismo; è la vera e propria pecora nera della sua famiglia ma anche inaspettata motivazione verso la vita per Rebecca, perennemente e volontariamente reclusa nella sua stanza come tanti hikikomori della sua generazione.
Su queste contraddizioni, Carolina Cavalli costruisce la risposta italiana ai tanti racconti americani di outsider che hanno popolato il palinsesto del Sundance e di altri festival analoghi negli ultimi anni. Proprio come accade a molti di questi prodotti, la volontà di decostruzione e liberazione dagli schemi è più nelle intenzioni che nella messa in scena, che al contrario appare in più occasioni decisamente centrata e costruita, con un pizzico di autocompiacimento. Negli scontri fra giovani e adulti, in alcuni personaggi di contorno (come il sorprendente Michele Bravi) e soprattutto nelle notevoli performance di Benedetta Porcaroli e Galatéa Bellugi, ben affiatate e dagli ottimi tempi comici, Amanda trova però la propria strada, fatta di vitale irregolarità, perenne trasformazione e coraggioso attaccamento ai preziosi scampoli di felicità dell’esistenza.
Il grido di dolore di una generazione incompresa
In questo racconto a prima vista semplice e innocuo, c’è spazio per tanti temi centrali per i giovani, come la difficoltà nella socializzazione, l’emarginazione e il crescente peso delle aspettative da parte di genitori e coetanei. Fra genuine risate e accesi scontri verbali, ci si affeziona a queste due ragazze strambe, che nei loro caratteri opposti e in approcci alla vita apparentemente incompatibili trovano terreno fertile per farsi forza a vicenda e per rincorrere un’esistenza felice e appagante. Uno sfumato epilogo ci lascia con la voglia di sapere di più, ma anche con la soddisfazione di avere per una volta ascoltato il grido di dolore di una generazione incompresa.
Amanda è nelle sale italiane dal 13 ottobre, distribuito da I Wonder Pictures.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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