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Protesta anti Putin: le aziende tolgono la Z da prodotti e loghi

Quella tra Russia e Ucraina è una guerra ad ampio raggio, che di certo non vede coinvolti solo due eserciti e due governi.

Il conflitto avanza anche sul terreno della comunicazione. Con i veti e le sanzioni imposti alla Russia, e gli aiuti alla popolazione assediata, il mondo si è schierato. E non parliamo solo delle decisioni dei Paesi, ma anche di quelle di alcuni – anzi molti – brand.

Pensiamo a quanti colossi del tech, ad esempio, abbiamo isolato Mosca, bloccando o riducendo al minimo l’invio di servizi e prodotti. Con un atteggiamento che in alcuni casi potrebbe indurre a qualche dubbio di carattere morale: ci ritorneremo su.

Inoltre la guerra russo-ucraina, lo abbiamo scritto altrove, è densa di simboli. E lo è stavolta più che in passato, perché le notizie che ci arrivano sono in larga percentuale veicolate dai social. Si tratta quindi di immagini o video, spesso brevissimi, che giungono sino a noi con una rapidità e in una quantità impressionante.

ucraina

La Z dei carri armati russi

I simboli della guerra, dicevamo. Dalla T-shirt verde militare di Zelensky alla giacca a vento costosissima indossata da Putin durante il suo discorso allo stadio Luzhniki (e i due capi di abbigliamento, presi assieme, la dicono lunga sugli equilibri del conflitto).

Ma, scrivevamo in un altro articolo, il simbolo che più di tutti si è imposto mediaticamente è senza dubbio la Z che campeggia sui carri armati di Mosca. E che ha addirittura fatto la sua comparsa prima dell’alba del 24 febbraio, data dell’invasione dei confini ucraini.

Le prime Z sui blindati si sono infatti viste il 22 febbraio, ovvero il giorno in cui Vladimir Putin ha dichiarato di aver riconosciuto le repubbliche di Donetsk e Luhansk.

Le aziende levano la Z da prodotti e loghi

E siccome un simbolo è rappresentativo di un pensiero, ne è l’emblema e la sintesi, ogni simbolo può essere esibito oppure osteggiato.

In questo senso è curioso l’atteggiamento di alcune aziende, che hanno tolto la Z da certi loro prodotti o loghi. Scopriamo meglio cosa è successo, e vediamo quali sono i brand che stanno adottando questo curioso boicottaggio nei confronti di Mosca.

Le aziende e la Z che scompare

Diciamo intanto che alcune aziende hanno tolto la Z ma solo nel caso in cui, in determinati prodotti, la lettera comparisse isolata e in maiuscolo. E quindi creasse una prossimità visiva molto forte con l’oscuro segno dei carri armati russi.

Per esempio, nei pieghevoli di Lituania, Lettonia ed Estonia (Paesi confinanti con la Russia) il Samsung Galaxy Z Fold 3 e il Galaxy Z Flip 3 sono diventati Samsung Galaxy Fold 3 e Samsung Galaxy Flip 3.

Ma c’è chi ha fatto di più. La compagnia di assicurazioni Zurich Insurance Group ha annunciato che avrebbe temporaneamente rimosso la lettera dal suo marchio. Peraltro, il logo di Zurich è esattamente una Z. Già ora, nei profili social, la lettera non appare più in risalto rispetto alle altre.

In una nota ufficiale, l’azienda ha detto: “Stiamo monitorando da vicino la situazione e intraprenderemo ulteriori azioni se e quando necessario. Il marchio Zurich esiste da 150 anni. È un marchio affidabile e abbiamo dimostrato la nostra capacità di cambiare e rispondere alle sfide nel tempo”.

E poi c’è Zulip, società che produce software per chat di gruppo, che dopo una riunione ha deciso di mantenere la Z perché non somiglia a quella utilizzata dall’esercito russo.

Per chiudere, sta montando una polemica social contro Louis Vuitton, reo di aver svelato una nuova linea di gioielli in cui le iniziali L e V dell’azienda ricordano troppo da vicino la Z.

Eccesso di zelo?

La sensazione è che simili gesti, che non hanno ricadute concrete, siano solo un eccesso di zelo, e rischino di somigliare ad autopromozioni astute, poiché inattaccabili eticamente. Avevamo già visto qualcosa di simile altrove, parlando del social washing. Ovvero dell’atteggiamento ambiguo delle aziende che boicottano Mosca appellandosi a quegli stessi diritti che violano magari nei confronti dei propri utenti o dipendenti.

Il fatto è, diciamolo senza vergogna, che il conflitto russo-ucraino ha anche un’enorme eco mediatica. Ed è dunque davvero difficile scommettere sul totale disinteresse di certe posizioni.

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La Z e il governo tedesco

Non solo per le aziende la Z è un simbolo da cui prendere le distanze.

Lunedì 28 marzo un portavoce del ministero dell’Interno tedesco ha fatto sapere che la Germania vieterà l’uso della Z per esprimere sostegno all’invasione russa dell’Ucraina.

Facendo riferimento alla legge 140 del codice panel tedesco, i trasgressori saranno puniti per apologia di reato.

Ma anche qui, sono già in molti ad aver fatto notare quanto sarà arduo distinguere i casi in cui realmente l’esporre una Z sia per propaganda filo Putin.

L’idea è che la decisione del governo tedesco voglia segnare la profonda distanza dalle posizioni di Mosca, e abbia quindi – rieccoci – un valore soprattutto simbolico. E almeno in questo caso, non ci sono altri interessi in gioco.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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