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Il trenino elettrico e il suo effetto ipnotico. La macchina del tempo

Un po’ gioco, un po’ modellismo. E tanto mito

Ci dispiace se vi daremo l’impressione di cadere in contraddizione, cari lettori di Tech Princess.

Eh sì, proprio noi che in un’apposita rubrica ci occupiamo ogni settimana di sbugiardare fake news e notizie infondate. Noi siamo gli stessi che vi stiamo per dare una notizia apparentemente ai limiti del complottismo. Eppure siamo sicuri di ciò che diciamo: sino a qualche decennio fa è esistito un piano su scala mondiale con l’obiettivo di tenere le giovani generazioni in uno stato quasi catalettico, in modo da assicurarsi in futuro cittadini obbedienti al potere costituito.

Per ottenere questo perverso risultato, un mefistofelico strumento è stato venduto in milioni di esemplari. E si è introdotto quatto quatto in tutte le nostre case: il trenino elettrico.

Suvvia, si scherza! Ma fino a un certo punto. Vi spieghiamo perché, non prima di avervi ricordato cos’è il trenino elettrico.

trenino elettrico

Cos’è il trenino elettrico

La risposta sembra scontata, ma non è così.

Infatti il trenino elettrico è la riproduzione in scala di un treno, mosso da una locomotiva dotata di motore elettrico. E fin qui, tutto chiaro.

Tuttavia il trenino elettrico si distingue dal trenino giocattolo perché solo il primo bada a una ricostruzione realistica dei vagoni e pure dell’ambiente ferroviario. Ecco che in questo caso si può parlare di modellismo ferroviario (detto anche ferromodellismo o fermodellismo).

E qui si complica tutto.

Tra gioco e modellismo: il territorio ibrido del trenino elettrico

Si complica tutto perché uno pensa: d’accordo, dunque il trenino elettrico è quello degli appassionati di modellismo. E quindi benissimo che chi coltiva questa passione spenda anche una fortuna per costruire ferrovie il più possibile simili a quelle reali.

Allora quelli che noi abbiamo sempre chiamato trenini elettrici sono in realtà treni giocattolo.

E invece no, perché anche i migliori trenini elettrici che comunemente usavamo da bambini avevano una certa aderenza estetica ai veri treni. Chi può essersi dimenticato i mitici trenini Lima?

A questo punto si colloca un fatto incomprensibile. Un appassionato di modellismo ha tutto il diritto a rimanere ore a osservare i suoi trenini andare avanti e indietro per il salotto di casa, sotto gli sguardi compassionevoli del partner e del gatto.

Ma un bambino? Mentre magari là fuori c’è chi tira calci a un pallone nei giardini pubblici, scorrazza in bici o in skate board, va in giro in gruppo atteggiandosi da padrone del quartiere oppure strizza l’occhio a coetanei o coetanee ritenuti avvenenti?

L’ipnosi del trenino elettrico

Ci sono domande senza risposta. Tra queste, c’è il perché una generazione di giovani e giovanissimi ha trascorso intere giornate a montare le rotaie (unico momento in cui è richiesta un minimo di creatività), per poi collocarvi locomotiva e vagoni e stare lì, minuti, ore, anni, a guardare il convoglio fare uno, due, infiniti giri.

I motivi, ma la nostra non è più di un’ipotesi, potrebbero essere due. Il primo è davvero da ricercarsi nell’effetto ipnotico dell’avanzamento del trenino elettrico. Non è un caso che spesso i bambini più attivi, non sopportando quel placido andare, organizzavano disastri ferroviari, incursioni di dinosauri o astronavi aliene. Insomma: qualcosa che interrompesse quel viaggio uniforme e (diciamolo) noiosetto.

Il secondo motivo è proprio la passività del trenino elettrico. Dopo corse, nascondini e scatenamenti di ogni genere, quello del trenino elettrico era il momento della contemplazione, del riposo, della tregua.

Poi certo, c’era anche l’esigua percentuale dei giovani ferrovieri in erba, che sognavano un giorno di essere alla guida di una vera locomotiva.

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Il trenino elettrico e… l’influenza

Qui non intendiamo influenza in senso metaforico, ma proprio come sindrome influenzale.

Il legame tra trenino elettrico e influenza testimonia perfettamente quanto appena detto.

Chiunque abbia posseduto un trenino, infatti, quando l’influenza gli imponeva di restare a casa da scuola aveva un’irresistibile attrazione verso quel passatempo.

Con i sensi rallentati dal morbo, si ricercava istintivamente quello strumento che aveva la stessa efficacia di una tisana e di un film di Michelangelo Antonioni.

Insomma, il trenino elettrico è stato – e ancora è – il gioco slow per antonomasia. Oggi che il mondo va a velocità supersoniche, forse nelle abitudini personali di noi tutti, anziché i corsi di meditazione, pilates o respirazione diaframmatica nelle acque del Mar Nero, andrebbero inserite un paio d’ore di trenino elettrico a settimana. Saremmo tutti più rilassati.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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