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Gli Editoriali di Tech PrincessRubriche

TikTok, ma chi sei davvero? E da che parte stai?

Cronistoria del recente atteggiamento ambiguo del social

Il 2021 è stato, sia in Italia che nel mondo, l’anno di TikTok. Ma non si può certo dire che, per il social cinese, il 2022 sia iniziato in sordina.

La guerra tra Russia e Ucraina ha mostrato al mondo una nuova maniera di fare e ricevere l’informazione, attraverso l’uso delle piattaforme social. Che modificano radicalmente il contenuto e la prospettiva dei messaggi veicolati. Intanto, per quanto riguarda il mittente: il conflitto non è più raccontato solo dai professionisti dell’informazione, ma anche da molti giovani che possiedono uno smartphone. Si tratta poi di notizie lampo, in tempo reale, che ci piovono addosso in enorme quantità.

Inutile aggiungere che, in questo senso, il social emblematico dei contenuti smart e ultrarapidi è proprio TikTok.

E già ci troviamo davanti a un problema, evidenziato in un precedente articolo. Qual è il rapporto tra TikTok e le fake news?

TikTok e il problema (strutturale) delle fake news

Potremmo proprio dire che – almeno in parte – il problema delle fake news per TikTok è strutturale.

Tra i molti dati disponibili, riportiamone uno: dal 20 al 28 febbraio, i video col tag #Ukraine sono passati da 6,4 a 17,1 miliardi di visualizzazioni. Significa 928.000 contenuti al minuto. O, se preferite, più di 15.000 al secondo. Con numeri del genere, come poter approntare rigorosi meccanismi di controllo e filtraggio delle notizie?

Infatti, nel nostro articolo citato evidenziavamo come, dai primissimi giorni della guerra, arrivasse a noi una moltitudine di notizie, buona parte delle quali erano fake news.

Russia TikTok

La legge anti fake news di Mosca come spartiacque

C’è una data che fa da discrimine, a partire dalla quale le cose sono iniziate a cambiare. Prima di allora, il problema delle fake news di TikTok sembrava al di qua di ogni eventuale responsabilità dell’azienda.

Tutto nasce dalla legge anti fake news varata dal governo russo. Secondo la quale sono previste pene sino a 15 anni di detenzione per chi diffonde disinformazione (secondo il governo) sulla guerra in atto. Ma anche per chi si mostra critico nei confronti dell’invasione russa dell’Ucraina.

Ed ecco che alle 19.15 di domenica 6 marzo, TikTok ha pubblicato un aggiornamento a una nota del blog ufficiale. In cui possiamo leggere che “alla luce della nuova legge russa sulle fake news, non abbiamo altra scelta che sospendere il livestreaming e i nuovi contenuti nel nostro servizio video in Russia mentre esaminiamo le implicazioni di sicurezza di questa legge”.

Mossa più che legittima: dirette e caricamenti di nuovi video sospesi fino a che non si interpreterà meglio la legge.

Il report di Tracking Exposed e l’ambiguità di TikTok

Mossa più che legittima, dicevamo. Se non fosse che un report di Tracking Exposed ci ha messo di fronte a una realtà un po’ diversa e più complessa.

La ricerca, pubblicata il 15 marzo dalla società indipendente italiana “di attivismo digitale”, mostra come TikTok stia diventando una sorta di megafono del governo di Mosca. Il 95% dei contenuti stranieri sulla guerra è stato cancellato, mentre per gli utenti russi sono disponibili in grande quantità canali vicini a Vladimir Putin o al presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko.

Questo curioso e preoccupante filtro dei contenuti è iniziato il 7 marzo. Sembra dunque un’adesione sin troppo supina di TikTok alla legge anti fake news decisa dal governo russo.

L’indagine di NewsGuard

Come se non bastasse è spuntata, recentissima, un’indagine di NewsGuard. Ovvero di un’agenzia che si occupa di monitorare l’affidabilità delle testate giornalistiche presente sul Web.

Stavolta NewsGuard ha spostato la sua attenzione sul rapporto tra Tiktok e le fake news, e i risultati emersi non sono troppo incoraggianti. L’azienda cinese fornirebbe notizie inattendibili sulla guerra in Ucraina entro 40 minuti dall’accesso all’app. Accesso effettuato, in questo caso, con nuovi account creati dai sei membri del team di ricerca. Inoltre, digitando termini come “Ucraina” o “Donbass”, tra i primi 20 risultati proposti comparivano anche video che contenevano disinformazione.

Così si è espresso il team di ricerca: “Verso la fine dell’esperimento di 45 minuti, i feed degli analisti erano quasi esclusivamente popolati da contenuti sia veri che falsi relativi alla guerra in Ucraina, senza distinzione tra disinformazione e fonti affidabili.

In un momento in cui le false narrazioni sul conflitto Russia-Ucraina stanno proliferando online, nessuno dei video forniti ai nostri analisti dall’algoritmo di TikTok conteneva informazioni sull’affidabilità della fonte, avvisi, verifiche di fatti o informazioni aggiuntive che potrebbero potenziare utenti con informazioni affidabili”.

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TikTok, fake news e responsabilità

A questo punto c’è una domanda fondamentale da porsi. Ovvero: quanto c’è di incontrollabile in questa proliferazione di notizie infondate, e quanto di voluto? Per dirla con altre parole: su TikTok le fake news filtrano inevitabilmente, vista la mole di contenuti veicolata dal social? O una certa leggerezza nel monitorare e filtrare i contenuti è una tattica per assicurare una più ampia circolazione di notizie, magari non veritiere ma di facile penetrazione, visto il loro taglio sensazionalistico?

Insomma: i social media si stanno ritrovando tra le mani qualcosa di più grande di loro, o sanno benissimo ciò che stanno facendo?

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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