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Esame della patente con il riconoscimento facciale: entusiasmi e dubbi

Il Garante della privacy ha aperto un’istruttoria

Non di soli chatbot conversazionali si vive in questi giorni.

Certo, ChatGPT e le tecnologie concorrenti, ora che saranno integrati nei più noti motori di ricerca, continuano a far parlare di sé.

Ma a tornare alla ribalta in questi ultimi giorni è un’altra declinazione dell’intelligenza artificiale, ovvero il riconoscimento facciale. Collegato all’esame della patente.

E proprio della patente abbiamo parlato in un recente articolo, perché nell’Unione Europea potrebbe concretizzarsi, in tempi relativamente brevi, una piccola rivoluzione in questo senso. Ovvero l’introduzione della patente digitale, la guida a 17 anni e alcuni rinnovamenti nell’esame per essere abili alla guida.

Oggi, però, l’esame della patente con il riconoscimento facciale nasce da una necessità, anzi due.

Scopriamole, assieme alle inevitabili polemiche (con tanto di istruttoria del Garante della privacy) che ne sono conseguite.

riconoscimento facciale meta

L’esame della patente con il riconoscimento facciale

L’uso del riconoscimento facciale all’esame teorico della patente risale in realtà allo scorso 25 ottobre, ed è stato introdotto dal Mit (ministero delle infrastrutture e dei trasporti).

I motivi dell’introduzione di questa tecnologia sono due. Evitare lo scambio di persona all’esame e, considerata anche la carenza di organico delle motorizzazioni civili, snellire i tempi burocratici. Per il medesimo motivo, sono stati anche ridotti i quiz.

La relazione del marzo 2022

Il problema principale da risolvere, quello della carenza di organico, era stato palesato già nel marzo del 2022.

All’epoca, durante un’audizione alla Commissione trasporti della Camera dei deputati, il direttore generale della Motorizzazione civile, Pasquale D’Anzi, ha portato all’attenzione dell’uditorio le lamentele degli utenti, che reclamano per i lunghi tempi dei servizi, compresa la prenotazione dell’esame di guida teorico.

D’Anzi ha appunto individuato i motivi del malcontento nella “progressiva riduzione degli organici e la conseguente perdita di competenze chiave”, e nella “distribuzione non ottimale delle risorse sul territorio”.

È nella stessa relazione che si è avanzata la proposta di inserire il riconoscimento facciale nell’esame della patente. E la fase di sperimentazione, avviatasi col già citato via libera del Mit del 25 ottobre 2022, si sarebbe conclusa nel gennaio del 2023.

Come funziona

Come funziona il riconoscimento facciale per l’esame della patente?

Il candidato deve passare per un tornello collegato a un tablet con una webcam incorporata, che scansiona i dati biometrici, verifica la corrispondenza con quelli del documento esibito durante l’iscrizione e conferma il giorno e l’ora dell’appuntamento per il test.

Un secondo riconoscimento avviene “al momento antecedente all’inizio della prova, nonché per tutta la durata di svolgimento della stessa.” A dirlo è la circolare del 29 dicembre 2022, che spiega anche come ci si comporta in caso di falso positivo. Insomma: in caso di errore del software di riconoscimento facciale.

Lì interviene l’esaminatore, che confronta il volto del candidato con la sua immagine in archivio.

Il caso di Cremona

Nel mese di febbraio del 2023, alla motorizzazione di Cremona sono stati allontanati diversi candidati (allo stato attuale non perseguibili), perché pizzicati in collegamento audio e video con chi, dall’esterno, avrebbe fornito le risposte dei quiz.

Al di là di questo ulteriore problema da risolvere, Maria Montone, responsabile della Motorizzazione civile di Cremona, ha affermato che nella sua sede il riconoscimento facciale per l’esame della patente è senza dubbio utile. Sia per velocizzare le procedure che per minimizzare il rischio di scambio di persona, che – ha dichiarato Montone – è meno infrequente di quanto si creda.

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E la privacy?

La circolare del ministero spiega che le immagini dei candidati, una volta riconosciuti i dati biometrici, non vengono trattenute.

Tuttavia, come riporta Wired, il Garante della privacy – non interpellato prima che iniziasse la sperimentazione – avrebbe aperto un’istruttoria per analizzare la congruità dello strumento.

Soprattutto perché il Gdpr recita che sistemi invasivi come il riconoscimento facciale possano essere utilizzati solo nel caso in cui non ci sia alternativa.

Ricordiamo che il Garante, lo scorso novembre, aveva aperto un’istruttoria nei confronti dei Comuni di Lecce e di Arezzo.

E nel caso di Lecce, a finire nel mirino era stato proprio un sistema che utilizza tecnologie di riconoscimento facciale.

Nel nostro Paese, in attesa di una legge ad hoc, l’impiego di sistemi di riconoscimento facciale (con utilizzo ed eventuale conservazione di dati biometrici) sarebbe consentito solo per indagini della magistratura, oppure per prevenire o reprimere atti illeciti. 

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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