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Dentro la Canzone – Every Breath You Take è una delle canzoni più fraintese della storia

Tutto meno che una canzone romantica, sebbene sia puntualmente suonata ai matrimoni

Innamorati che se la dedicano vicendevolmente e interpreti da pianobar che puntualmente la suonano ai matrimoni. Se state pensando di sposarvi, magari chiedete che il brano dei Police non venga eseguito. Non perchè non sia bellissimo, anzi, ma perchè non è proprio una canzone che parla d’amore sereno, anzi. Ciò che forse non sanno, infatti, è che Every Breath You Take, probabilmente la canzone più famosa dei Police, è anche la più fraintesa per il suo significato.

Storia e significato di Every Breath You Take dei Police

La leggenda narra che Sting abbia scritto il brano in Giamaica, seduto alla stessa scrivania dove Ian Fleming era solito scrivere i romanzi di James Bond. Non era cosa troppo inusuale per l’epoca. I Police erano già famosissimi, appena reduci dal successo di Ghost in the Machine, quarto album del terzetto britannico. E quindi non era così assurdo che il gruppo decidesse di viaggiare verso mete esotiche per trovare l’ispirazione per nuovi pezzi. 

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Siamo tuttavia in un periodo cruciale della storia della band. Gli anni ‘80 sono cominciati, e Sting è diventato il fulcro creativo del progetto, accettando sempre meno gli input da parte degli altri componenti. Il risultato sarà un album capolavoro chiamato Synchronicity, che segnerà anche la fine definitiva del progetto per gli stessi motivi sopra elencati. Primo singolo dell’album/testamento dei Police sarà proprio quel brano nato alla scrivania di Ian Fleming in Giamaica.

Nonostante il monopolio creativo di Sting sull’album, Every Breath You Take nasce dalla capacità dei tre di fare un passo indietro. Sting la compone su un organo Hammond, ma quando la presenta al resto della band è Andy Summers a creare la magia, proponendo uno degli arpeggi di chitarra più iconici della storia della musica. In un’intervista a Record Collector il chitarrista ha raccontato:

Senza quella parte di chitarra non c’è la canzone. È questo che l’ha sigillata. La mia chitarra l’ha resa completamente classica e al contempo moderna. In realtà l’ho realizzata in una sola ripresa, ma questo perché la demo di Sting mi lasciava molto spazio per fare quello che ho fatto. Non c’era modo di schitarrare accordi in una canzone come quella”.

Anche Stewart Copeland riesce a far valere le proprie ragioni in fase di arrangiamento. Il batterista registra la sua parte di batteria in riprese separate, nonostante Sting volesse usare una drum machine Oberheim per l’hi-hat. Copeland si oppone fermamente e alla fine la batteria che sentiamo è la sua (per fortuna).

Tuttavia, come spesso accade, la band si rende conto che alla canzone manca qualcosa. I ritornelli sono bellissimi, e le strofe funzionali. Manca però un bridge, un interludio. Il problema lo risolve Sting che, dopo averci sbattuto la testa per settimane, decide di sedersi al pianoforte e ribattere sempre sullo stesso accordo, quasi esasperato. Questo ostinato modo di comporre porterà alla nascita della melodia del bridge, forse la parte più bella e disperata dell’intero pezzo.

Il significato oscuro di Every Breath You Take dei Police

Quando la gente mi dice che vogliono Every Breath You Take al loro matromonio, io rispondo sempre: ‘beh, tanti auguri'”

Sting

Se non avete capito il vero significato di Every Breath You Take, non preoccupatevi, non l’ha capito nemmeno il batterista (e che batterista) Stewart Copeland. Solo dopo la pubblicazione questi si è reso conto che non si trattava di una canzone romantica

Il testo, in effetti, è molto cupo. La canzone parla uno stalker ossessivo, maniaco del controllo nei confronti della donna amata. Un tema tristemente attuale, nonostante il brano sia puntualmente indicato come “la classica canzone da suonare alle nozze”. Lo stesso Sting ne ha parlato a NME nel 1983:

“Penso che sia una canzone cattiva, piuttosto malvagia. Parla di gelosia, sorveglianza e proprietà. Penso che l’ambiguità sia intrinseca nella canzone, comunque la si tratti, perché le parole sono così sadiche. Da un lato, è una bella canzone lunga con i classici accordi relativi minori, e dall’altro c’è questo personaggio sgradevole che parla di osservare ogni movimento. Mi piace questa ambiguità. Un paio di settimane fa ho visto Andy Gibb cantarla con una ragazza in TV, molto dolce, che la interpretava in modo totalmente sbagliato. Riuscivo ancora a sentire le parole, che non parlano affatto di amore. Mi sono pisciato addosso dalle risate”.

C’è ovviamente tanto delle vicende personali di Sting nel brano. Il cantautore aveva infatti intenzione di scrivere una canzone d’amore (e ciò lo si nota nel lato compositivo e melodico), tuttavia Sting era reduce da una situazione personale non proprio felice, dato che si era appena separato da Frances Tomelty, la sua prima moglie. In un’altra intervista Sting ha raccontato:

“Una volta scritta ed eseguita, mi sono reso conto che era piuttosto cupa. La mia intenzione era quella di scrivere una canzone romantica, seducente, avvolgente e intima. Poi mi sono reso conto che dentro c’era anche un altro lato della mia personalità, quello del controllo e della gelosia, e questo è il suo potere. È stata scritta in un momento difficile”.

Il significato del testo di Every Breath You Take

Every breath you take
And every move you make
Every bond you break
Every step you take
I’ll be watching you

Letta nella chiave giusta (ammesso e non concesso che esistano chiavi di interpretazione giuste e sbagliate), già dalla prima strofa risulta evidente l’ossessivo controllo che il protagonista esercita sulla persona amata. Peraltro le prime due frasi sono un sottile omaggio alla seconda strofa di D’yer Mak’er dei Led Zeppelin (dove Robert Plant canta proprio “Every breath you take, every move you make”.

Every single day
And every word you say
Every game you play
Every night you stay
I’ll be watching you

Questo clima di sorveglianza, quasi a là Grande Fratello di Orwell, si esaspera ancora di più nella seconda strofa.

Oh, can’t you see
You belong to me?
How my poor heart aches
With every step you take

Ciò che forse più di tutto alimenta il fraintendimento del brano è la spettacolare melodia del ritornello. Talmente bella da far passare in secondo piano il significato del testo, che palesemente sottende una necessità di possesso.

Every move you make
And every vow you break
Every smile you fake
Every claim you stake
I’ll be watching you

Dal punto di vista linguistico e di scrittura, è interessante notare la ripetizione ossessiva della parola “every”. Il protagonista è talmente maniaco del controllo che afferma di riuscire a osservare persino i sorrisi falsi. Un atteggiamento che letteralmente minaccia di togliere l’aria alla vittima (del resto il titolo del brano è “ogni tuo respiro”).

Since you’ve gone, I’ve been lost without a trace
I dream at night, I can only see your face
I look around, but it’s you I can’t replace
I feel so cold, and I long for your embrace
I keep crying, baby, baby, please

Come accennavamo poco sopra, è il bridge la parte più disperata della canzone. Questo non solo per la melodia che Sting ha tirato fuori dal cilindro, ma anche perchè, per la prima volta, il protagonista si rivela vulnerabile. Dopo un’intera canzone passata a ribadire che è lui a dominare la relazione (e persino la vita dell’altra persona), qui si mostra debole e disperato. Racconta a cuore aperto della sua ossessione, e arriva addirittura a pregarla di tornare da lui.

Emblematico è anche il finale, in cui Sting ripete ossessivamente (anche auto-sovrapponendosi) le stesse parole.

Il video ufficiale

Ci sono molte cose interessanti da dire anche sul video ufficiale di Every Breath You Take. L’idea viene a un dirigente della A&M Records (label dei Police), tale Jeff Ayeroff, il quale si innamora di un cortometraggio del 1944 chiamato Jammin’ The Blues, diretto da Gjon Mili.

Il corto, in bianco e nero, mostra un gruppo di importanti musicisti jazz che si esibiscono in un fumoso club. Ad Ayeroff piace così tanto da proporre ai Police di riprendere quel concept, i quali accettano solo per evitare altri litigi interni (non c’era proprio un clima sereno in quel periodo). 

Fatto sta che la label assume il duo Godley & Creme alla regia, e Daniel Pearl alla fotografia. Il trio individua subito la location ideale: “quella usata da Tom Petty & The Heartbreakers nel video di A Woman in Love (It’s Not Me)”.

Il video dei Police, che si apre con una sigaretta fumante, mostra la band che suona (con una sezione di archi come accompagnamento). Ma c’è un altro elemento che è stato fonte di dibattito per molto tempo: il ragazzo che lava i vetri dietro la band. Dopo anni di speculazioni e teorie, è stato il co-regista Kevin Godley a raccontare la scelta di piazzare quel personaggio nel video:

“Il lavavetri mi sembrava adatto a quel tipo di atmosfera noir. Potrebbe anche essere qualcuno che non ci si aspetta, che è lì a osservando ciò che accade, il che si riferisce al senso di sorveglianza di cui parla la canzone. Non volevamo sapere la sua storia. È una cosa a cui sono rimasto fedele per tutti gli anni in cui ho fatto questo lavoro: odio raccontare la storia della canzone nei video, perché o la si mostra o la si racconta, non puoi fare entrambe le cose. Se la canzone sta raccontando qualcosa, non è il caso di mostrare didascalicamente ciò che dice il testo. Si vuole inserire la performance della canzone, qualcosa che la riguarda, in un luogo, una cornice se vogliamo, che migliori l’esperienza. Non fare l’ovvio. Ma, in questo caso, credo che il lavavetri fosse un modo per dire che qualcuno ci osserva”.

Il video arrivò alla prima edizione degli MTV Video Music Awards del 1984 (lo stesso evento in cui Madonna scandalizzò il mondo con Like a Virgin) con ben 8 nomination. Vincerà solo il premio per la miglior fotografia, ma il video (così come la canzone) sarà tra i più iconici degli anni ‘80.

Infine vale la pena di segnalare una piccola curiosità: Godley & Creme riprenderanno l’estetica di Every Breath You Take anche nel 1985, quando dirigeranno il video del loro brano Cry.

Live 8 e campionamento in omaggio a Notorious B.I.G.

In occasione del Live 8 del 2005, Sting ha riscritto parte del testo. Nel corso dell’evento, organizzato da Bob Geldof per chiedere maggiori aiuti per l’Africa, Sting inserì il verso “We’ll be watching you” per significare che il mondo avrebbe tenuto d’occhio i politici che prendevano decisioni critiche sul destino dell’Africa.

Infine segnaliamo il campionamento del brano fatto da Puff Daddy nel 1997 per la sua I’ll Be Missing You, un brano dedicato alla memoria del compianto Notorious B.I.G.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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