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La recensione di Hindsight 20/20 Wrath of the Raakshasa: un viaggio deludente

Hindsight 20/20: Wrath of the Raakshasa è un peculiare videogioco indipendente nato in seno al neonato studio Triple-I Games. Si tratta del primo progetto di questa software house di recente formazione, composta però da veterani dell’industria provenienti dalla ben più rinomata BioWare, che negli anni ci ha regalato capolavori come la saga di Dragon Age e di Mass Effect. Hindsight 20/20: Wrath of the Raakshasa è un titolo che a nostro parere non riesce a cogliere nel segno: ecco la nostra recensione.

Hindsight 20/20 Wrath of the Raakshasa: la nostra recensione

Come vi abbiamo anticipato nell’introduzione, Hindsight nasce dalle menti di alcuni sviluppatori precedentemente impiegati in casa BioWare, famosa soprattutto per saghe come quella di Dragon Age, Mass Effect e Baldur’s Gate, tutti prodotti che mischiavano un gameplay solido ad una trama fortemente incentrata sulle scelte morali del giocatore. Se avete giocato ad uno qualsiasi di questi titoli saprete che BioWare ha sempre proposto un racconto estremamente sfaccettato, capace di rendere i personaggi credibili e realistici.

Hindsight 20/20 Wrath of the Raakshasa recensione

In teoria Hindsight muove proprio da questa infrastruttura di base, proponendo un gameplay che si interfaccia direttamente con i toni della narrazione e basato proprio su un sistema legato alle scelte morali. Purtroppo però la resa effettiva di questa idea è realizzata in modo così superficiale e frettoloso da distruggere la narrazione della produzione fin dalle sue stesse fondamenta.

Il risultato finale che ci siamo trovati a giocare è un tentativo a dir poco grossolano di fare il verso ai grandi maestri che abbiamo menzionato poco fa, strizzando l’occhio anche ai primi The Legend of Zelda in modo inelegante. Ma andiamo con ordine partendo dalle premesse narrative di questo titolo.

Un salto nel tempo

Hindsight comincia con lungo filmato in cui ci viene mostrato un mondo al vertice della sua rovina, flagellato da quelli che sono i Raakshasa che danno il titolo all’avventura, delle creature del tutto assimilabili a degli zombie famelici, frutto di una misteriosa e letale pandemia. A guidare l’orda c’è Shina, il leader di questa creatura che minaccia di distruggere Champaner, la città del protagonista Jhena.

Senza capire bene come e in che contesto questo avviene, Jhena riesce ad effettuare un salto indietro nel tempo, per “rimediare ai suoi errori”, qualunque essi siano. E da qui è un’escalation di eventi frettolosi e poco intellegibili. Nel giro di pochi minuti apprendiamo che un nostro caro amico sta per diventare un Raakshasa e che l’assassino di nostro padre (che non sapevamo nemmeno fosse morto) si frappone tra noi e lui.

Elementi narrativi che evidentemente turbano il nostro protagonista, ma per noi hanno lo stesso impatto emotivo degli orari del tram, dato che questi personaggi non hanno nemmeno l’ombra di un background atto a farceli conoscere meglio. Nel giro di 15 minuti avremo già affrontato la prima bossfight, ovvero il suddetto assassino del padre di Jhena e assistito al suicidio del suo amico, il tutto nella nostra indifferenza generale.

Questo problema continuerà a porsi fino alla fine del gioco, con NPC che appaiono dal nulla e vengono trattati come degli eroi tragici per cui dovremo provare chissà quale trasporto emotivo. Il tutto poi si conclude in un finale piuttosto banale che vi lasciamo il piacere di scoprire da soli, qualora vogliate prendervi la briga di giocare Hindsight fino in fondo.

Il gameplay

Ma anche se la trama è confusionaria e mal raccontata il gameplay può risollevare un minimo le sorti del prodotto giusto? Sfortunatamente no, perché nonostante un’idea di fondo interessante, tutti i combattimenti del gioco si riducono tragicamente alla pressione ripetuta dello stesso tasto con pochissime variazioni sul tema.

La parte effettivamente efficace del combat system consiste nella scelta, integrata alla narrazione, di optare per un approccio mortale oppure per uno non letale. Scegliere se uccidere i nostri nemici con la spada o se stordirli con il bastone elettrico avrà diversi effetti sulla progressione di gioco.

Hindsight 20/20 Wrath of the Raakshasa recensione

Queste conseguenze però sono sempre ovvie e quasi mai stupiscono in positivo, dato che risultano prive di quelle sfumature di grigio che ci saremmo aspettati da sviluppatori così navigati.

Non aiuta che l’intero sistema di combattimento sia a dir poco legnoso e implementato in modo poco intelligente. Il gioco infatti vorrebbe che alternassimo i nostri attacchi su tutti i nemici presenti nell’arena premendo la levetta analogica per direzionare i colpi, dato che se insisteremo su un solo nemico faremo ben pochi danni. Il problema è che le arene in questioni sono enormi e i nemici sparpagliati in tutti i suoi lati, cosa che rende le combo inutilmente frustranti da effettuare.

Riuscendo a scoccare 6 colpi di fila Jhena effettuerà un colpo finale, ma riuscire ad esibirsi in questa mossa è più una questione di fortuna che di abilità.

In conclusione

Concludiamo la nostra recensione di Hindsight 20/20 Wrath of the Raakshasa è un titolo che, a dispetto dei nomi eccellenti che stanno dietro il suo sviluppo, non riesce nel suo intento, ovvero quello di essere un videogioco divertente e che risulta essere un prodotto fortemente derivativo e con guizzi creativi praticamente inesistenti. Da un team che ha lavorato a progetti come Dragon Age e Mass Effect ci saremmo aspettati molto di più.

Qualora vogliate provarlo con mano il gioco è disponibile su Steam e su Nintendo Switch.

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Francesco Castiglioni

Incallito videogiocatore, appassionato soprattutto di Souls e Monster Hunter, nonché divoratore di anime e manga. Scrivere di videogiochi è la mia vocazione e la porto avanti sia qui su Tech Princess che sul mio canale YouTube.

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