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Scuola e smartphone: l’indagine di Wiko su 12’000 studenti

La compagnia cinese ha condotto un'indagine sugli studenti

Un compagno inseparabile in ogni momento della giornata. Anche quando si tratta di studiare. La Generazione Z, nativa digitale per eccellenza, considera lo smartphone quasi al pari di un amico, il compagno da portare nello zaino nel ‘back to school’. Ma non per tenerlo sotto il banco: la maggior parte, infatti, lo usa insieme ai professori durante le lezioni. Così, con l’avvicinarsi del nuovo anno scolastico, più di 1 studente su 10 lo inserisce nel tradizionale corredo scolastico. Perlomeno la pensano in questo modo i ragazzi – 12mila studenti tra i 10 e i 20 anni – che hanno partecipato a un’indagine svolta da Skuola.net in collaborazione con il brand franco-cinese di telefonia Wiko, a pochi giorni dalla prima campanella 2019/2020.

Vuoi per necessità legate alla carenza di infrastrutture, vuoi per la diffusione capillare anche tra gli stessi insegnanti, ormai allo smartphone è stato di fatto concesso lo status di strumento didattico nella pratica quotidiana. Secondo quanto raccontano gli studenti, il 13% di loro ha addirittura un intero corpo docente che, compatto, crede nella bontà del cellulare come supporto alle loro spiegazioni. Un dato che sembra crescere insieme all’età degli studenti. Quelli alle soglie del diploma o appena usciti dalla scuola dell’obbligo, ad esempio, hanno potuto sfruttarlo in maniera più costante: il 20% lo fa o lo ha fatto con tutti i professori.

La maggior parte del campione intervistato – 58%, un dato che per i 18-20enni arriva al 69% – ha trovato sul suo percorso almeno alcuni insegnanti proiettati nel futuro. Solo il 29%, invece, durante l’orario di scuola sinora è stato costretto a tenere il telefono rigorosamente lontano dal banco.

Da notare come, nelle classi più ‘mature’ (grosso modo l’ultimo biennio delle superiori), lo smartphone sia entrato di diritto nella strumentazione base e nel processo di modernizzazione della didattica: quasi 9 studenti su 10 lo impiegano con almeno un docente. Altrove – medie e primi anni delle superiori – il dato si ferma a un comunque buon 60%. L’uso che se ne fa? Principalmente (51%) per approfondire le lezioni, per prendere appunti e organizzare il lavoro (20%), per usare app durante spiegazioni ed esercizi (19%).

Proprio per ciò anche il telefonino può entrare a far parte del paniere di acquisti da effettuare per il ritorno a scuola. Circa 1 studente su 10, lo considera parte integrante del suo equipaggiamento – assieme a libri, penne e quaderni – e procederà all’acquisto di un device con prestazioni migliori di quello già in possesso (sono soprattutto i ragazzi delle scuole medie, tra i quali il dato sale al 17%).

Nella scelta del nuovo device, gli studenti – perfino i più giovani, sulla carta più influenzabili – non si fanno necessariamente guidare dalla marca del telefono (51% del campione), preferendo marchi o modelli meno noti, purché ben recensiti.

Come è facile immaginare, lo smartphone diventa protagonista assoluto durante il tempo libero. Quando, cioè, le nuove generazioni si ritrovano assieme ai coetanei al di fuori degli impegni scolastici. Perché il dialogo ‘faccia a faccia’ deve fare sempre di più i conti con questa presenza. Per più di 4 ragazzi su 10 il telefono è ormai una proiezione della propria persona, tanto è vero che durante i pomeriggi con gli amici lo tengono costantemente in mano: il 40% (che nel caso degli 11-13enni diventa il 44%) ha l’abitudine di alternare conversazione frontale a scambio di contenuti tramite smartphone con gli altri membri della comitiva. Solo il 4% si lascia sopraffare dalla dimensione digitale interagendo quasi esclusivamente con il cellulare.

Lungi dall’intravedere scenari catastrofici e demonizzare lo strumento, la maggioranza del campione – il 56% – quando ha un amico davanti preferisce interagire con lui di persona.

Quello che invece la ricerca condotta evidenzia è un’attenzione ancora parziale e limitata alle impostazioni della privacy. Ben 1 studente su 4 rende i propri contenuti accessibili a tutti suoi social, percentuale che sale al 29% per la fascia 18-20 anni. Si ferma al 20% la porzione di chi invece preferisce utilizzare profili chiusi, con impostazioni strette e rigorose.

Il ‘linguaggio’ adottato via smartphone è invece comune per tutti i rappresentanti della GenZ.   Cosa si scambiano più spesso quando chattano con gli amici? Soprattutto messaggi di testo (67%). Tra i contenuti multimediali vanno per la maggiore i Meme (16%). Resistono le foto personali o le immagini divertenti pescate da web e social network (9%). Le Gif – le immagini animate – al contrario sembrano aver fatto il loro tempo (3%). Anche i video (2%) non sfondano nella comunicazione sui gruppi.

Guarda caso questi ultimi sono i contenuti che consumano di più la memoria di archiviazione e che per la GenZ rappresenta l’esigenza principale quando si tratta di acquistare un nuovo prodotto: è così per il 34%. Segue la presenza di una fotocamera performante (32% degli intervistati) – utile soprattutto per condivisione di scatti e video sui social – e la necessità di un hardware adatto a supportare videogames e più App aperte simultaneamente (14%).

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Ivan Miralli

Mi dimeno tra lo studio della Medicina e la passione per la tecnologia e i videogiochi. Romano di origini, vivo tra la nebbia della pianura padana da fin troppo.

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