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Così si fanno le auto in Cina

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Siamo stati al summit annuale di Chery International in Cina, nel quartier generale di Wuhu, e (più o meno) abbiamo capito come nascono le auto del primo esportatore cinese, che da quasi un anno è sbarcato in Europa (Italia compresa) con il marchio Omoda Jaecoo.

Conferenze faraoniche, lunghe e pregne di contenuti, centri espositivi in cui abbiamo visto in bella mostra auto e tecnologie, ospiti da tutto il mondo. Chery International vuol farci capire – nemmeno in modo troppo velato – che è pronta per il mercato globale. Dopo aver consolidato i propri prodotti su un mercato interno vastissimo – e oggi decisamente asfissiato dalla sovraproduzione – Chery International è pronta ad arrivare anche nel Vecchio Continente con una strategia completamente personalizzata.

Omoda Jaecoo: non è un’operazione copia e incolla

Prendi un prodotto occidentale e buttalo nel mercato cinese e fallirai. Prendi un prodotto cinese e buttalo nel mercato globale e fallirai. Ecco, Chery International lo sa bene che funziona così ed è per questo che ha deciso di sbarcare in Europa con un’offerta estremamente personalizzata per il Vecchio Continente, un continente stanco, svuotato della sua industria automotive e che sempre di più ha bisogno di auto non low-cost, ma “value for money”.

“In Europe, for Europe” recita una delle centinaia di slide che abbiamo visto durante le svariate conferenze. Dopo aver conquistato i mercati in via di sviluppo, lo sguardo del colosso cinese si abbatte sull’Europa con una strategia ben chiara: arrivare con dei prodotti belli, dal design accattivante (le auto Omoda Jaecoo sono ideate da designer coreani e tra poco anche italiani), sicure (con tutte le certificazioni EURONCAP del caso) e dotate di tecnologie al top.

L’Italia nei pensieri di Chery International

Ho parlato di designer italiani perché durante un’intervista esclusiva che abbiamo ottenuto con il CEO di Omoda Jaecoo – Mr. Shawn Xu – ha detto chiaramente, senza troppi giri di parole, che l’esperienza italiana in campi come l’ingegneria dell’auto e il design sono di grande interesse per il gruppo Chery International. Per questo motivo il loro piano è quello di aprire un centro di ricerca e sviluppo – presumibilmente nei pressi di Torino – per il quale verranno reclutati più di 100 talenti (così Mr. Shawn ha definito il mondo italiano dell’automotive). Inizialmente si tratterà di un centro R&D ma verrà affiancato anche da un centro di design. Non abbiamo per ora date di quando questo potrebbe avvenire.

Chery, una lunga storia alle spalle

Fondata nel 1997, Chery Automobile Co è una delle più grandi case automobilistiche cinesi, numero uno per esportazioni. Nel corso degli anni, Chery ha lanciato modelli che hanno rappresentato delle pietre miliari per il marchio. Uno dei primi modelli di successo è stata la Chery QQ, una city car economica lanciata nel 2003 che ha rapidamente guadagnato popolarità per il suo rapporto qualità-prezzo (la si trova in ogni angolo delle megalopoli cinesi). Successivamente, il SUV Chery Tiggo, introdotto nel 2005, ha consolidato la reputazione dell’azienda nel segmento dei SUV. Negli ultimi anni, modelli come la Chery Arrizo e la linea Exeed hanno dimostrato l’impegno di Chery nell’offrire veicoli tecnologicamente avanzati e dal design sofisticato.

Omoda 7

Nuovi modelli in arrivo : Omoda 7 e Jaecoo 6

Durante il nostro soggiorno in quel di Wuhu (una cittadina di “soli” 3 milioni di abitanti, piccola per gli standard cinesi) abbiamo avuto modo di vedere e toccare con mano anche due nuovi arrivi, Omoda 7 e Jaecoo 6 che sbarcheranno in Italia principalmente con motorizzazioni benzina e ibrido plugin.

Omoda 7 per il momento sarà disponibile solo ibrida plug-in a benzina, è spinta da un motore 1.5 turbo da 156 CV abbinato a due unità elettriche. Secondo la casa ha un’autonomia in modalità elettrica di 95 km. Più avanti potrebbe arrivare una versione a benzina con un 1.6 turbo mentre non è prevista, a differenza della 5, la variante elettrica.

Mentre Jaecoo 6 – presentata in anteprima mondiale proprio durante il summit – è una vettura molto più classica nelle linee, particolarmente familiari e non di rottura. Non a caso il claim è “From classic, beyond classic”.

Il SUV compatto cinese arriva in Italia con tre opzioni di powertrain: la versione termica “pura”, che può contare su un 1.6 quattro cilindri turbobenzina da 147 CV, abbinato alla trazione anteriore e a un cambio automatico, e quella full hybrid, di cui al momento non si hanno informazioni al di fuori della potenza, anche in questo caso di 147 CV.

Jaecoo 5

C’è qualche possibilità che arrivi anche una versione 100% elettrica, che promette una potenza di 150 kW, cioè 204 CV, e una batteria da 67 kWh.

La cosa che ho notato di entrambe le vetture è la cura negli interni e nel software che è sempre stato il punto debole delle case auto cinesi.

Da casa automobilistica a hub tecnologico

Durante le conferenze è stato detto in modo chiaro dal management che Chery International da casa automobilistica ha l’obiettivo di diventare un hub tecnologico in cui si sperimentano nuove tecnologie ma anche nuove forme di mobilità. Dalla guida autonoma, alle diverse forme di intrattenimento di bordo con display arrotolabili e connettività all’ultimo grido (l’auto vorrebbe dialogare con la strada e i passanti tanto che il modello Exeed Exlantis ES ha sul frontale degli avvisi che indicano ai passanti “Please Go”).

Non solo auto ma anche robot umanoidi AIMOGA Mornine e il cane meccanico bionico a quattro zampe di seconda generazione Argos. Per non parlare del primo prototipo di auto volante, che per ora non ha un nome, potrà trasportare un massimo di 2 persone per volta e potrà volare a un’altitudine di 1000 metri a una velocità massima di 120 km/h per 40 minuti.

L’automazione all’interno della fabbrica è davvero elevata.

Megafabbrica con i fiocchi

Siamo anche stati in visita all’impianto produttivo in cui prendono vita alcuni dei modelli Chery. La prima sensazione, quando si varcano le porte del reparto di saldatura, è il silenzio e la pulizia. Più di 360 robot danzano all’unisono e grazie a un sistema di trasporto a soffitto i singoli pezzi di quelle che saranno delle auto passano alla stazione successiva. Un livello di automazione elevatissimo tenuto d’occhio da un team umano di 80 persone per turno (200 totali in quest’area) che si prendono cura dei robot che ovviamente non sono infallibili.

Nel reparto di assemblaggio invece il lavoro umano la fa da padrone, con operai giovanissimi (età media di 19 anni). Lo stabilimento di Chery qui a Wuhu (una vera e propria megafactory) si estende per più di 800 mila metri quadrati, pari a 911 campi da calcio. Questo enorme complesso industriale, fondato nel 1997, impiega circa 10.000 lavoratori (di cui più di 5.000 sono dedicati alla ricerca e sviluppo). Nel solo 2023, lo stabilimento ha prodotto più di mezzo milione di veicoli.

Alla fine del processo di assemblaggio, quasi totalmente manuale, vi è una “revisione” dell’operato da parte di un robot che utilizza l’intelligenza artificiale per scansionare ogni parte del veicolo e restituire in caso informazioni su eventuali errori.

Il futuro in Italia di Omoda Jaecoo

Ad oggi, in tutto il mondo, il brand Omoda Jaecoo (che ricordiamo non è presente in Cina con questo nome) ha già venduto più di 360 mila unità (il 20% delle esportazioni del gruppo Chery). In Italia, il brand sta iniziando a farsi conoscere e sta accendendo la curiosità del pubblico. Ad oggi il lavoro più grande per il brand cinese sarà quello di ottenere la fiducia del cliente non tanto per il prodotto in sé ma quanto più per il post-vendita, costruendo una rete di ricambi e officine specializzate in grado di poter dare un ottimo servizio al cliente. Perché la fidelizzazione nei confronti di un brand, si sviluppa anche – e soprattutto – nel momento del bisogno.

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