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Ecco come i menù digitali hanno cambiato i ristoranti negli ultimi 2 anni

Conosciamo tutti le eredità dei mesi più duri della pandemia da Covid-19, specie delle settimane della primavera del 2020, quando il lockdown ha radicalmente modificato le nostre abitudini.

Tralasciando le ferite psicologiche più o meno profonde lasciate a molti, ci sono stati dei cambiamenti non necessariamente negativi. Anche i meno avvezzi al digitale hanno imparato a fare videoconferenze, per lavoro o per piacere. E abbiamo tutti capito quante cose si possono fare con le dita sulla tastiera di un device. Tra queste, per esempio, la possibilità di ordinare cibo (e vini) tramite app.

Poi, quando le restrizioni si sono allentate, abbiamo scoperto tutte le mirabolanti possibilità dei QR Code, specie se applicati ai menù digitali dei ristoranti.

E ora, da quando si è potuto tornare ai tradizionali menù cartacei, che fine hanno fatto i menù digitali?

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L’indagine di lemmineu.it sui menù digitali

Come sono cambiati negli ultimi due anni i menù digitali?

Risponde per noi un’indagine di leggimenu.it, o meglio l’esito di un sondaggio (il cui modulo è ancora presente online) al quale hanno partecipato circa 10.000 ristoranti italiani. E il cui titolo era “Com’è cambiata la ristorazione grazie al digitale?”

Ricordiamo che leggimenu.it è una startup nata nel già citato 2020, e che attualmente gestisce quasi 25.000 attività nel nostro Paese. Permettendo proprio la creazione di menù digitali tramite QR Code, consultabili rapidamente e senza bisogno di installare nessuna app.

Come hanno risposto, nello specifico, i ristoratori al questionario? Specifichiamo che potevano accedere al modulo anche titolari di pizzerie, di paninerie e di ristoranti cinesi e giapponesi.

Verso l’asporto e le consegne a domicilio

Del campione che ha partecipato al sondaggio di leggimenu.it, il 60% offre servizio di asporto o consegna a domicilio (anche se oggi sembra che si debba dire delivery). Di questa percentuale, un terzo (il 34%) fa solo asporto o domicilio, e oltre il 60% offre principalmente questi due servizi.

Il sintomo è chiaro: le persone preferiscono mangiare tra le proprie mura. Immaginiamo che i motivi siamo almeno due: un lascito del già citato lockdown, e un modo per ridurre i costi non rinunciando alla comodità di non cucinare.

I vantaggi dei menù digitali

Venendo al cuore del questionario, una serie di domande iniziali sono servite a specificare il tipo di servizio offerto, la composizione dello staff e i tempi della presa dell’ordine.

Dopo di che, un nucleo di domande più mirate ha riguardato i menù digitali. Da cui si scopre che per il 44% dei partecipanti al sondaggio il passaggio dal menù cartaceo a quello digitale ha semplificato il processo di ordinazione da parte dei clienti. Specie se stranieri: immaginiamo i tempi dilatati se un cameriere non padroneggia perfettamente la lingua, ostacolo risolto a piè pari grazie ai menù digitali multilingua.

Ma in che modo prendere gli ordini col menù digitale è più semplice? Per  il 15% degli intervistati è più rapido effettuare modifiche e aggiornamenti anche all’ultimo momento. E per l’8% si riduce il rischio di prendere ordinazioni sbagliate.

Ma il motivo principale è la rapidità: per un quarto del campione, la maggior parte delle ordinazioni (l’85%) prende non più di 5 minuti di tempo.

La digitalizzazione

Il passaggio dai menù cartacei a quelli digitali è stato solo uno dei passaggi dei ristoratori verso una maggiore digitalizzazione.

Il 61% dei ristoratori intervistati si è affidato al digitale anche per i metodi di pagamento e il 10% per le procedure di acquisto delle materie prime. C’è inoltre un 6,8% che permette ai clienti di ordinare direttamente con il tablet, rendendo superflua l’azione del cameriere che va al tavolo a prendere le ordinazioni.

Un passaggio indolore

Le domande finali del questionario indagavano eventuali difficoltà nell’illustrare ai propri dipendenti il passaggio dai menù tradizionali a quelli digitali.

Per il 78,2% degli intervistati, il passaggio al digitale è stato poco impegnativo. Addirittura, il 60% dei ristoratori non ha dovuto fare nessuna formazione specifica, e il 21-22% ne ha fatta una piuttosto rapida e subito assimilata dai dipendenti di ogni fascia d’età.

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I pagamenti digitali nella ristorazione

Un precedente sondaggio, commissionato da SumUp nel mese di luglio, ha mostrato che in Italia i pagamenti digitali nel settore della ristorazione sono aumentati del 44% rispetto allo scorso anno.

Tuttavia lo scontrino digitale medio nel nostro Paese è diminuito del 7,6% in un anno, dal 2022 al 2023, e si attesta ora sui 23,4 euro.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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