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La continua battaglia per l’inclusività nell’industria tecnologica

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L’industria tecnologica attraversa regolarmente diversi momenti di crisi, con grandi licenziamenti di massa che interessano centinaia di dipendenti. Ma per alcune categorie la crisi non ha mai fine: per le persone marginalizzate che lavorano nella tecnologia, la battaglia è quasi costante. Le persone nere, le donne, persone che appartengono alla comunità LGBTQ+ e coloro che sono stati storicamente discriminati, lavorare nell’ambito tech continua a essere difficile, ma per fortuna alcune aziende lottano per contrastare questa problematica.

Nel settore tech c’è una continua lotta per l’inclusività

Nel settore tech è normale attraversare momenti di crisi: il mercato può diventare saturo, gli investitori possono decidere di contribuire economicamente di meno oppure possono sorgere altre problematiche. Per alcune persone, però, le turbolenze non hanno mai fine.

Le donne, le persone nere, coloro che appartengono alla comunità LGBTQ+ affrontano quotidianamente, nell’industria tecnologica, battaglie molto difficili. Questi problemi vanno dalla mancanza di diversità sul posto di lavoro a minori opportunità di progressione; dalla disparità di stipendio, a una carenza di benessere all’interno dell’ufficio.

Wiley-Edge a settembre ha pubblicato il suo rapporto Diversity in Tech – basato sugli Stati Uniti – e ha rilevato che metà dei lavoratori della Gen-Z nel settore tech si sente a disagio con il proprio lavoro a causa di fattori identificativi come genere, razza, etnia e background socio-economico. La suddetta statistica aumenta solo quando si tratta di donne e lavoratori LGBTQ+, di cui rispettivamente il 55% e il 56% ha dichiarato di sentirsi a disagio sul posto di lavoro.

Quando si tratta del motivo per cui i giovani professionisti intervistati hanno lasciato i loro ruoli, il 20% ha citato una mancanza di appartenenza al settore tecnologico in generale. Certo, il 57% delle aziende ha affermato di “lavorare sodo” per implementare una cultura inclusiva nel proprio ambiente, ma quante di queste stanno facendo qualcosa di concreto per aiutare le persone emarginate a prosperare nella tecnologia?

Le aziende tech che si battono per un settore più inclusivo e accessibile

Tra queste troviamo Coloritech. Colmare le lacune sia in termini di ricchezza che di opportunità è il fulcro della missione dell’azienda. Fondata dal dirigente tecnico della Silicon Valley Dion McKenzie e dall’ex dipendente di Google Ashleigh Ainsley nel 2016, l’organizzazione è stata progettata per aumentare la rappresentanza delle minoranze nell’economia tecnologica europea. La loro missione è “rendere l’Europa l’hub tecnologico più inclusivo al mondo”.

Girls in Tech è invece un’organizzazione senza scopo di lucro che mira a eliminare il divario di genere nella tecnologia e creare una forza lavoro globale diversificata. È stata fondata 15 anni fa dall’attivista Adriana Gascoigne e da allora l’organizzazione è cresciuta fino a raggiungere i 130.000 membri, che costituiscono una rete costruita per favorire lo sviluppo professionale, le connessioni e condividere le risorse.

Girls in Tech è stato inizialmente progettato per supportare le donne che affrontano discriminazioni. Ora, l’organizzazione lavora su contenuti per il blog, formazione, webinar, eventi, tutoraggio e persino un proprio podcast. C’è anche un’importantissima bacheca di lavoro sul sito web dell’organizzazione.

Avere un team inclusivo è un vantaggio per le aziende tech

Symba, poi, è una piattaforma che mira ad “aprire la forza lavoro” sostenendo tirocini retribuiti, accessibili e inclusivi. L’azienda collabora con aziende tecnologiche come il fornitore di intrattenimento digitale ViacomCBS, la società di investimenti Robinhood e la società di software Sprinklr. Symba lavora con studenti universitari e laureati sottorappresentati per garantire stage a cui molti storicamente non hanno avuto accesso, in gran parte a causa della retribuzione e della posizione.

Come riporta Mashable, Watch This Sp_ce invece è una società di diversità e inclusione con sede a Brighton fondata da Mo Kanjilal insieme a Allegra Chapman e Rachel Pearson. L’azienda vuole che le aziende vedano i vantaggi di avere team inclusivi e lavora con una vasta gamma di clienti, ma si concentra sulle aziende tecnologiche. La mission di Kanjilal è infatti quella di “cambiare l’industria tecnologica per essere più diversificata”.

La strada da fare, ancora, è moltissima. Ma combattendo ogni giorno e grazie a realtà del genere, che lottano per far valere la voce di tutti, la situazione non può far altro che migliorare.

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