B1NARY – Episodio 40: Una cosa semplice come un palloncino

Cara Claudia,
sei proprio proprio proprio sicura di aver lanciato dei segnali oggettivamente interpretabili?

Ci spieghiamo meglio.
La commedia umana del corteggiamento, in questa parte di mondo, prevede una netta distinzione dei ruoli: se vogliamo vedere come l’eros come una discoteca, gli uomini sono quelli che cercano di intrufolarsi, mentre le donne sono i buttafuori, che fanno la selezione all’ingresso: tu sì, tu no, tu no, tu no, tu sì… Spesso i maschi cis etero si stancano di questo continuo obbligo, a volte fallimentare, di dover fare il primo passo. Semplicemente, si arrendono, per mancanza di coraggio, speranza o energia, chissà: di sicuro, aspettano un qualche segnale che li porti a credere che l’oggetto dei loro desideri non li ritenga soltanto simpatici, o interessanti, ma che ci sia un attivo interesse nei loro confronti.

Allo stesso modo, spesso sentiamo amiche lamentarsi dicendo: ma come, io sono pronta a dargliela e questo mi snobba? E noi chiediamo loro: e cosa hai fatto per fargli capire il tuo interesse? E loro: lo saluto sempre – caratteristica che le accomuna ai serial killer. Insomma, gli uomini spesso ricevano la dose minima di gentilezza sociale e sono chiamati a prendere questo segnale, reinterpretarlo con una certa dose di ottimismo, e utilizzarlo per farsi avanti. Perciò, se non l’hai ancora fatto, proponiamo un approccio più diretto e rivoluzionario: chiedigli di uscire.

Ti va di prendere un caffè o una birra con me? Sperimenta anche tu per una volta il brivido di farti avanti in modo manifesto e inequivocabile: togliti qualsiasi dubbio in merito, potrei ricevere una risposta che non ti aspetti. Ma finché non lo chiedi, non lo saprai mai. Buona fortuna!

Caro Giulio,
le donne, al contrario degli uomini, hanno una continua tensione al divenire: a torto o a ragione, vedono l’amore e la coppia come un progetto in continua espansione, mentre noi in fondo vogliamo soltanto essere lasciati in pace mentre giochiamo alla PlayStation.

Per pressione sociale o reale desiderio, la convivenza rappresenta un passaggio inevitabile nel cursus honorum di qualsiasi rapporto si protragga per un tempo così lungo. È giusto? È sbagliato? Dipende. Bisogna distinguere tra la voglia di vicinanza e l’inerzia del pensiero, e molto spesso il confine in questi casi diventa labile.

Nel tuo caso specifico, non possiamo che ribadire l’assoluta efficacia della comunicazione: non ci sembra tu manchi di amore verso la tua ragazza, ma consapevole che ogni vicinanza, anche la più fortunata o desiderata, è necessariamente destinata a creare un attrito, spiegale che hai paura che questa decisione, se non opportunamente ragionata, finisca per turbare un equilibrio che, da quanto ci dici, è estremamente funzionale e appagante per entrambi. 
Che quello che avete è troppo prezioso e importante e che hai paura di perderlo solo per esiziali questioni di metratura immobiliare – perché l’amore forse è più semplice quando condiviso in un villone con giardino e piscina, immerso nella campagna, ma in un trilocale c’è il rischio che non abbia più spazio per crescere. Tie’, te l’abbiamo fornita su un vassoio d’argento.

Ora devi solo prendere il coraggio di dire quello che realmente pensi – che a volte è la cosa più difficile di tutte. In bocca al lupo, siamo con te!

Caro Franco,
no, invece sei nato nell’epoca migliore! E ora ti spiegheremo perché.

In questo mondo ultraconnesso, le persone si preparano, si vestono, si truccano e si acchittano, escono di casa la sera nella speranza parlare con qualcuno nella vita reale, di fare colpo, di rimorchiare – e spesso rimagono completamente deluse. Questo perché, a furia di vivere la bidimensionalità del web, di cui siamo ormai assuefatti, stiamo diventando sempre più disabituati a confrontarci e interagire con la tridimensionalità.

Quante volte andando in un locale hai parlato esclusivamente con le persone che ti hanno accompagnato, guardando con interesse e curiosità il tavolo proprio accanto, così vicino e così lontano, senza il coraggio materiale di dire una cosa, una qualsiasi cosa, e gettare così un piccolo ponte verso l’ignoto e l’improbabilità? La soluzione? Palloncini. Per svariati motivi: gli adulti già alticcci diventano bambini quando vedono un palloncino.

Il palloncino crea situazioni buffe e bizzarre, apre spazio all’improvvisazione, è un oggetto insolito e colorato che attira l’attenzione, che ci connota immediatamente come persone variopinte ed espansive, un palloncino può essere regalato ovunque – al ristorante, in metropolitana, in discoteca – o gettato casualmente verso un gruppo di persone, ci si possono appuntare sopra numeri di telefono, disegni, messaggi – insomma, la risposta è semplice: compra dei palloncini, gonfiali, lanciali.

È davvero così facile, fidati. In un mondo di persone che si guardano da lontano nella speranza di parlare, senza fare niente per regola, sii l’eccezione: fai il primo passo. Il resto è in discesa.  Buone feste!