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L’industria dei prodotti di bellezza ha un serio problema di sostenibilità

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Il brand di prodotti di bellezza sostenibili, La Bouche Rouge. Photo credits: La Bouche Rouge.

Si parla spesso del lato oscuro della moda, ma non è l’unico settore che deve diminuire il suo impatto dannoso sull’ambiente: il business dei prodotti di bellezza, con la sua forte dipendenza dalla plastica e le oscure pratiche di trasparenza, è un altro grande inquinatore globale tutt’altro che sostenibile.

I danni ambientali dell’industria dei prodotti di bellezza: un settore poco sostenibile

Come afferma Fortune, dal 1950 – inizio della produzione di plastica su larga scala – solo il 9% della plastica mondiale è stato riciclato. L’industria dei prodotti di bellezza genera oltre 120 miliardi di unità di imballaggio ogni anno e le loro microplastiche stanno intasando i nostri oceani – con 14 milioni di tonnellate – l’acqua potabile e gli alimenti.

Alcuni brand globali della cura personale come Unilever e L’Oréal sanno che devono rivedere il design del loro imballaggio per far parte della soluzione. Hanno quindi aderito all’U.S. Plastic Pact, uno sforzo collaborativo che riunisce agenzie governative, ONG e brand. Come parte del patto, il Gruppo L’Oréal sta lavorando per raggiungere l’obiettivo del 2025 di rendere tutti i suoi imballaggi in plastica riutilizzabili, riciclabili o compostabili al 100% e impegnarsi a riciclare o compostare il 50% degli imballaggi in plastica.

Ma c’è un altro problema. Due nuovi studi pubblicati recentemente dall’International Pollutants Elimination Network (IPEN) dimostrano che non è sufficiente concentrarsi sui rifiuti creati dalla plastica. Bisogna concentrarsi sulle loro conseguenze più ampie. Gli studi rivelano “la presenza di additivi chimici tossici e inquinanti che rappresentano molteplici minacce per la salute dell’uomo e dell’ambiente. Gli effetti sulla salute includono il cancro o la modifica dell’attività ormonale (nota come interruzione del sistema endocrino), che può portare a disturbi riproduttivi, della crescita e cognitivi”. Inoltre, gli additivi chimici nelle materie plastiche le rendono inadatte al riutilizzo, trasformando l’idea di un’economia circolare per la plastica in poco più di una vana promessa.

Un’occasione per i marchi più piccoli e sostenibili

Le grandi aziende dovranno quindi modificare completamente i propri modelli di produzione, una cosa non facile considerando che si tratta di processi ben radicati. I marchi più piccoli, quindi, hanno la possibilità di farsi strada tra i competitor grazie a politiche più sostenibili ed etiche.

Photo credits: La Bouche Rouge.

Tra questi, sempre come riporta Fortune, troviamo La Bouche Rouge, una linea di make-up francese nata quattro anni fa. I suoi prodotti, sia nella formula che nella confezione, sono privi di derivati petrolchimici, siliconi e microplastiche. La linea cruelty-free, iniziata con un unico rossetto e ampliata per includere mascara, eyeliner, ombretti e accessori, è disponibile in custodie ricaricabili realizzate con metallo riciclato e pelle riciclata dalle famose Tanneries du Puy; o una pelle vegana realizzata con un materiale in fibra riciclata creato da Stella McCartney.

La Bouche Rouge è stata in grado di fare un grande salto, posizionandosi rapidamente come la prima linea di lusso eco-responsabile della Francia. Con 115 euro per un rossetto, il prodotto di punta è sicuramente più costoso dei rossetti del mercato di massa; ma meno costoso delle etichette premium che dominano i negozi di prodotti di bellezza di tutto il mondo, da Dior a Givenchy. Con in aggiunta il vantaggio di essere sicuro per l’ambiente.

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