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Tesoro, mi è sparito Google Maps! (Ma noi vi spieghiamo cosa è successo)

Si tratta della conseguenza del Digital Markets Act

L’estensore di questo articolo, con la propria famiglia, ha organizzato un piccolo viaggio a Budapest nei giorni intorno al 25 aprile.

Come immaginiamo succeda a tutti, è rimasto qualche tempo online per prenotare i voli, la struttura ricettiva, e iniziare a farsi un’idea degli itinerari e delle attrazioni. Individuato un appartamento che all’apparenza aveva tutte le caratteristiche desiderate, ha pensato bene di verificare su Maps in quale zona della città fosse ubicato.

E qui siamo stati preda dello stesso piccolo terrore provato nel bel mezzo del down dei social di Meta di qualche giorno fa: Maps era sparita da Google! Cosa era successo?

Maps è sparito da Google

Rientrato il panico (e recuperato l’applicativo cercandolo sul motore di ricerca e cliccando sul link diretto), abbiamo dunque constatato che Maps è sparito da Google. O più precisamente dalla barra contenente le varie tipologie di ricerca (in cui si trovano, ad esempio, Immagini, Video, Notizie e Shopping).

Ma anche cercando un determinato luogo, non c’è più – come accadeva sino a pochi giorni fa – il suggerimento diretto alla relativa collocazione su Google Maps. Perché?

google maps

Google Maps e gli effetti del Digital Markets Act

Perché, come vi abbiamo raccontato in un articolo, da giovedì 7 marzo è entrato in vigore il DMA (Digital Markets Act), in pratica una legge dell’Unione Europea con l’obiettivo di tenere a freno lo strapotere delle big tech all’insegna della pluralità nel mercato digitale.

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In particolare, attraverso alcuni parametri quantitativi sono stati individuati sei gatekeeper: Meta, Amazon, ByteDance (TikTok), Apple, Microsoft e appunto Alphabet, di cui Google è una controllata. Questi sei giganti, insomma, dovranno adottare provvedimenti che vadano nella direzione di un’orizzontalità, in altre parole evitando tendenze monopolistiche. Apple, ad esempio, dovrà permettere agli sviluppatori di offrire i download delle app anche da fonti diverse dall’App Store, e di utilizzare pagamenti esterni e alternativi. In questo senso, nelle scorse ore è scoppiata la polemica tra l’azienda di Cupertino ed Epic Games, suo acerrimo e storico nemico, su cui torneremo.

Google, Maps e la pluralità

Allo stesso modo, l’entrata in vigore del Digital Markets Act ha imposto a Google di trattare il proprio servizio Maps alla stregua dei servizi simili offerti da altre aziende.

O meglio: il DMA ha imposto a Google di chiedere ai propri utenti se desiderano o meno mantenere collegate le varie piattaforme e i vari servizi. E, come espresso nelle linee guida, “se i servizi non sono collegati, alcune funzionalità che prevedono la condivisione di dati tra servizi Google saranno limitate o non disponibili.”

Per chi volesse tornare a prima

Ma, oltre a non essere nulla di drammatico, non è nemmeno nulla di irreversibile.

Anche chi avesse scelto di non collegare tra loro i servizi di Google, ha sempre modo di tornare sui propri passi. È sufficiente andare sul pannello di controllo del proprio account Google e scorrere sino a “Servizi Google collegati-Gestisci servizi Google collegati”. Qui, si possono indicare con un flag alcuni servizi che si intendono collegare (quelli non presenti nell’elenco sono già reciprocamente collegati).

Una nota in calce ricorda che “i servizi collegati possono condividere dati tra loro e con tutti gli altri servizi Google collegati per:

  • Combinare i dati al fine di contribuire a personalizzare i contenuti e gli annunci, in base alle tue impostazioni della privacy
  • Sviluppare e migliorare i servizi Google
  • Misurare e migliorare la pubblicazione degli annunci
  • Adempiere ad altre finalità descritte nelle Norme sulla privacy di Google”.

Chi volesse invece mantenere i servizi non collegati, come dicevamo, dovrà accedere a Google Maps dal link diretto.

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Il DMA e lo scontro Apple-Epic

È probabilmente Apple l’azienda che più di tutte risentirà in Europa del Digital Markets Act.

L’azienda di Tim Cook deve infatti aprirsi ad accogliere pagamenti esterni alla propria app, ma anche store differenti. Era proprio quanto annunciato a febbraio da Epic Games, che aveva in programma di aprire l’Epic Games Store, che sarebbe stato gestito da Epic Games Sweden.

Se non fosse arrivata la clamorosa decisione di Apple di chiudere l’account sviluppatore di Epic, dopo che sono mancate le garanzie minime necessarie, al punto che l’azienda sviluppatrice di videogiochi è stata definita “chiaramente inaffidabile”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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