Una commedia dentro la commedia, quella che ci regala l’ultimo film natalizio del colosso dello streaming. Partendo dal classico presupposto di scaldare il cuore, Best. Christmas. Ever! regala gioie e dolori nella sua uscita recente sugli schermi degli abbonati Netflix, pensato da Mary Lambert e attualmente tra le proposte più viste dell’offerta streaming per il Natale di Netflix. Una commedia fittizia ma che, stranamente ci viene da affermare, fa anche riflettere. Quanto? Scopriamolo insieme nella nostra recensione, per analizzare insieme quanto abbiamo visto in questa nuova uscita Netflix.
Best. Christmas. Ever!: tutto quanto fa spettacolo (e stereotipia)
Ogni anno, Jackie invia lettere di Natale agli amici e ai parenti, mentre si gode la sua famiglia di successo. Ha un bel lavoro, una figlia prodigio, un marito bellissimo e campione di arti marziali, tutto va alla perfezione. O quasi. Tra i destinatari delle sue lettere c’è anche Charlotte, vecchia amica e compagna di studi di Jackie, che conduce una vita dignitosa, ma comunque nettamente diversa da quella di Jackie. E presto si incontreranno, con le rispettive famiglie, nella dimora sfarzosa di Jackie, addobbatissima per Natale, e costretti a passare il Natale insieme.
Un’occasione, quest’ultima, per scoprirsi o riscoprirsi a vicenda, e soprattutto vedere che dietro l’impeccabilità e la perfezione, come sempre, si cela ben altro. Sì, inutile nascondere anche questa ovvietà: il film di Natale di Netflix sta per impartirvi la solita lezione che dietro le apparenze c’è sempre un lato ignoto che ci attende, e questo non ci serviva di certo saperlo da un film streaming abbastanza mainstream.
Ciò che renderebbe però Best. Christmas. Ever! una disfatta su tutta la linea, è invece fondamentale per far sì che la sua narrazione venga rivista e rivalutata, ma solo in parte. Quasi sembrandoci convincente nella sua onestà. Ma ci ricrederemo presto.
Una regia quasi onesta e convincente. Quasi
La regia di Mary Lambert combina diversi elementi, e di sicuro non mostra grande impegno nella ricerca di incredibili contenuti e riflessioni. Al contrario, va sul sicuro a tema sentimenti e (chiaramente) atmosfera natalizia, tra cui i classiconi delle canzoni natalizie americane.
Niente di complesso, ovvio, ma a un certo punto il plot perde il suo equilibrio, diventa instabile e in parte confuso, cerca di ripigliarsi verso la fine per tirare le somme senza troppi danni. Gli attori coinvolti, famosi ma non troppo, tentano di rendere il più possibile approfonditi i propri personaggi, e solo alcuni rimangono una macchietta senza spessore. Tra i migliori, Heather Graham, che è appunto un’attrice, al contrario di Brandy.
Tra elementi fittizi e ritorni agli anni Novanta
E per quanto riguarda il setting? È finto, tutto finto. A partire dalla scenografia, come i mattoni della soffitta palesemente stampati, la neve ultra artificiale tanto quanto le lacrime degli interpreti. Senza tener conto dei numerosi, evidenti e fastidiosi product placement. Tutti brand USA, nessun dubbio.
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Un altro escamotage per strizzare l’occhiolino a un pubblico adulto, ma non troppo, è la riesumazione di elementi classici delle rom-com, dei franchise comici e irriverenti, tutti tratti dal calderone degli anni Novanta. Il cast è perfetto per i nostalgici, richiamando sulle scene Heather Graham, Jason Biggs (indimenticabile per sua partecipazione nei film di American Pie), la cantante soul e R&B Brandy e Matt Cedeno.
Tanto amarcord, tanta stereotipia, un sano tocco di setting fittizio e la commedia in perfetto stile natalizio è fatta. Ma il risultato è tutto, fuorché memorabile.
Best. Christmas. Ever!: la nostra recensione del film Netflix
Il miglior Natale di sempre? Per nulla, oggettivamente. Una commedia che riesce forse ad avere i suoi quindici giorni, invece dei fatidici quindici minuti, di celebrità solo per aver battuto sul tempo altre uscite a tema rilevanti, che ci auguriamo possano arrivare e riempire con un po’ più di originalità e senso il panorama cinematografico e seriale della TV. Al momento però, non possiamo dire che valga la pena spendere più del tempo dovuto a una commedia che sembra realizzata con un budget davvero basso, vuoi per il cast, vuoi per il setting, vuoi per la scrittura. Che il massiccio product placement, fastidioso come un pugno in un occhio, sia servito proprio per finanziare un po’ di più un titolo che altrimenti avrebbe faticato a vedere la luce degli schermi?