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Big Tech, 19 aziende nel mirino della Commisione Europea

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La Commissione europea ha inserito 19 Big Tech nella lista delle aziende che dovranno seguire le regole più severe previste dal Digital Services Act. Questo pacchetto di norme vuole regolamentare l’attività dei giganti del digitale, richiedendo più trasparenza, una moderazione più accurata dei contenuti e altri obblighi rigorosi.

19 Big Tech nel mirino della Commissione Europea: chi sono e cosa devono fare

Tra le società indicate ci sono cinque controllate da Alphabet, la casa madre di Google. Sono: Google Maps, Google Play, Ricerca Google, Google Shopping e YouTube. Poi ci sono Facebook e Instagram per Meta, Amazon Marketplace. E poi l’App Store per Apple, Linkedin e Bing per Microsoft. Completano la lista Booking, Pinterest, Snapchat, TikTok, Twitter, Wikipedia, Zalando, Alibaba e AliExpress.

Da notare la forte presenza di social e store, sia digitali che di prodotti fisici. Ma anche Wikipedia, frutto di un’associazione. Il commissario europeo per il mercato interno e i servizi Thierry Breton sta anche valutando se aggiungere altre quattro o cinque aziende alla lista.

Queste realtà rientrano nei criteri scelti da Bruxelles per identificare le piattaforme online molto grandi (very large online platforms, Vlops) o i motori di ricerca molto grandi (very large online search engines, Vloses). Quelli in grado di raggiungere almeno il 10% dell’intera popolazione dell’Unione europea, circa 45 milioni di persone.

Le 19 big tech dovranno quindi essere più trasparenti sul funzionamento dei loro algoritmi, rimuovere un maggior numero di contenuti o servizi considerati “illegali” e limitare i contenuti pubblicitari basati su informazioni sensibili, come ad esempio l’etnia, l’orientamento sessuale o le preferenze politiche.

Saranno anche proibiti i dark pattern, quei meccanismi che spingono gli utenti a fare determinate azioni, e messaggi pubblicitari rivolti ai minori. Il Dsa impone inoltre alle aziende di creare delle unità di crisi per gestire in tempo reale le minacce alla sicurezza pubblica e di aderire a un codice di condotta entro agosto. I rischi? Multe fino al 6% del fatturato globale: cifre enormi per aziende tanto grandi.

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