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Twitter a pagamento per le aziende? L’ipotesi di Elon Musk

L’ultima uscita del tycoon

Non è forse molto deontologico iniziare un articolo con la frase: “Noi ve l’avevamo detto”.

Eppure, solo pochi giorni fa avevamo analizzato una curiosa tendenza di Elon Musk. Che, iniziata già da qualche mese a colpi di sondaggi su Twitter, è proseguita anche dopo l’acquisizione della piattaforma social da parte del Ceo di Tesla.

Musk, insomma, sembra ossessionato dall’idea di libertà (lui, l’uomo più ricco del mondo, al quale immaginiamo che la libertà non manchi). Ha chiesto ai suoi follower se vorrebbero che Twitter avesse un algoritmo open source, ha inoltre domandato se considerassero sufficiente la libertà di parola all’interno della piattaforma. Eccetera.

Una volta acquistato Twitter, poi, il numero uno di SpaceX ha dichiarato tramite cinguettio: “Spero che anche i miei peggiori critici rimangano su Twitter, perché questo è ciò che significa libertà di parola.”

Eppure, la recentissima ipotesi avallata da Elon Musk, di rendere Twitter a pagamento, non sembra andare esattamente in quella direzione.

Ma a cosa sta pensando, rispetto alla possibilità di rendere Twitter a pagamento, Musk?

elon musk twitter

Twitter a pagamento?

Con un tweet pubblicato all’una di notte (ora italiana) di martedì 3 maggio, Elon Musk ha fatto sapere che forse alcuni utenti, in futuro, potranno fruire solo di una versione di Twitter a pagamento.

In realtà il cinguettio fa seguito a un altro, vergato con il consueto stile criptico di Musk. Ma quello che ha scatenato la stampa mondiale recita così: “Twitter will always be free for casual users, but maybe a slight cost for commercial/government users”. Ovvero: “Twitter sarà sempre gratuito per gli utenti occasionali, ma forse avrà un leggero costo per gli utenti commerciali/governativi”.

Notizia vera? Il problema, con Musk, è che una risposta in questo senso è semplicemente impossibile. Solo pochi giorni fa, il Ceo di Neuralink aveva annunciato di voler acquistare la Coca-Cola, per inserire cocaina all’interno della bibita. Uscita che, per fortuna, si era rivelata solo uno scherzo.

Forse occorrerebbe evitare di seguire ogni dichiarazione del multimilionario, e attendere le operazioni comprovate da una firma contrattuale.

Twitter a pagamento? In un certo senso esiste già

Attualmente esiste già un servizio di Twitter a pagamento, e si chiama Twitter Blue. Corrisponde a una specie di account premium, senza pubblicità e con funzionalità aggiuntive, come l’inserimento di temi colorati, la possibilità di modificare l’icona dell’app sullo smartphone e migliorare la navigazione e altro.

A oggi Twitter Blue è attivo negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e Nuova Zelanda. Introdotto nel maggio del 2021, ha un costo mensile di 2,99 dollari.

Twitter, la libertà e i dubbi gestionali

Mentre Elon Musk si arrovella sulla possibilità di rendere Twitter il regno della libertà di parola (e ci chiediamo se il neoproprietario abbia chiaro che, a un minor controllo sui contenuti, corrisponderebbe una crescita delle fake news) i dubbi sul futuro della piattaforma non mancano.

C’è chi, come Reuters, si domanda se Musk opererà dei tagli tra i dipendenti dell’azienda, siano essi in ruoli dirigenziali che semplice personale.

Inoltre, sempre secondo Reuters, Elon Musk avrebbe detto alle banche di voler sviluppare nuove funzionalità per aumentare le entrate dell’azienda. Tra le proposte al vaglio, quella di ricevere ingressi in denaro da tweet virali o che contengano informazioni particolarmente importanti.

La sai l’ultima su Elon Musk?

Ci perdonerete il titolo irriverente, ma da quando si è iniziata a ventilare l’ipotesi, poi concretizzatasi, dell’acquisto di Twitter da parte dell’imprenditore di origine sudafricana, non passa giorno che non si parli di Musk, o che lo stesso Musk non faccia qualche sparata. Solo nelle ultime ore, sono due le notizie freschissime che lo riguardano: vediamole.

Elon Musk convocato dalla commissione parlamentare britannica

Musk è stato convocato dal DCMSC (Comitato per il digitale, la cultura, i media e lo sport del Regno Unito) per discutere di come “equilibrerà il suo impegno per la libertà di parola con i nuovi obblighi di proteggere gli utenti di Twitter dai danni online”.

Non è, intendiamoci, una convocazione in tribunale, e il proprietario di Twitter può declinare l’invito. Ma forse mancare l’appuntamento sarebbe un clamoroso errore mediatico. Anche perché il presidente del DCMSC Julian Knight ha affermato che l’era Musk su Twitter potrebbe “ripristinare la fiducia del pubblico britannico nelle piattaforme digitali”.

Non solo Twitter: Musk contro Apple

Elon Musk è solito intervenire su qualunque argomento, con frasi sentenziose (e non sempre chiarissime). Stavolta, tuttavia, il senso di una sua recente dichiarazione è inequivocabile. Musk ha scritto in un tweet del 3 aprile che “Apple Store è come avere una tassa del 30% su Internet. Sicuramente non va bene”. E ha poi aggiunto: “Letteralmente 10 volte superiore a quello che dovrebbe essere”.

E noi cosa possiamo fare? Prendere atto delle sue parole.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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