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MINI, Speciale 60 Anni: 5+1 MINI al cinema, in TV, e… sulle copertine

In 60 anni di storia, MINI è stata protagonista di pellicole indimenticabili, ma anche dei "Favolosi Anni '60"!

Ci sono poche auto che nella loro storia sono state capaci di diventare un’icona non solo nel loro Paese d’origine, ma in tutto il mondo.
Una di queste è senza dubbio la MINI, nata nel 1959 dal genio di Alec Issigonis e arrivata, tramite vari marchi, modelli e versioni, fino ad oggi.

La MINI classica è stata un’icona degli anni ’60 e ’70 e la sua discendente, la MINI by BMW, ha lasciato lo stesso segno negli anni 2000. Segni che non hanno risparmiato il mondo del cinema, della TV e dei videogiochi, diventando icona di un intero Paese, la Gran Bretagna. MINI infatti è stata protagonista di varie pellicole e serie TV, dagli anni ’60 fino ad arrivare ad oggi, dove è ancora scelta come co-protagonista.
Vediamo allora insieme le 5(+1) apparizioni di MINI nel mondo cinematografico, televisivo, videoludico e fashion.

Un Colpo all’Italiana (Film, 1969)

Il primo, e forse più famoso, ruolo cinematografico di una MINI è nel celebre film inglese del 1969 diretto da Peter Collison.
Questo film è una pietra miliare del genere d’azione e poliziesco, e gli inseguimenti sono così semplici e ben fatti da essere ancora bellissimi oggi.

La trama

Una banda di ladri inglesi, capitanata da Charlie Crocker (interpretato da Michael Caine), arriva a Torino, travestiti da tifosi inglesi lì per la partita di calcio Italia-Inghilterra.
Il loro obiettivo è rubare un carico di 4 milioni di sterline in lingotti d’oro della FIAT, diretti alla sede di Corso Agnelli dall’aeroporto di Torino-Caselle.

Perché proprio la FIAT e Torino? Poichè la città sabauda era tra le prime città al mondo ad avere un sistema di semafori computerizzato.

I criminali inglesi infatti, recluta tra le loro fila un esperto informatico, che riuscirà a mandare in tilt il sistema computerizzato, paralizzando la città e permettendo alla banda di fuggire.

Il finale incompleto

Inseguiti per tutto il tempo dalla mafia, interessata come loro al carico d’oro, il film termina con una scena cult: il camion guidato dalla banda finisce in bilico su una scarpata, rischiando di cadere nel vuoto.

Charlie, cercando di prendere l’oro che sta per cadere giù dalla scarpata, rischia di far cadere il camion. In una situazione che sembra senza uscita, Charlie conclude il film con una frase rimasta nella storia del cinema: “Hang on a minute lads, I’ve got a great idea” (“Aspettate un attimo amici, ho avuto una splendida idea”).

Nel corso degli anni sono state fatte varie ipotesi sul vero finale del film, ma nessuna è stata ufficialmente ritenuta vera. Sicuramente, il finale di questo film è stato custodito meglio dell’oro della FIAT!

Le MINI nel film

Rivedere “Un colpo all’italiana” 50 anni dopo è un’esperienza bellissima.
Prima di tutto, il film, pur essendo lento, è ancora godibilissimo, e poi, per un italiano, è un carico di ricordi e memorie incredibili.

La città di Torino è cambiata tantissimo in 50 anni: nel film è piena di auto e di parcheggi anche nelle piazze più belle, mentre oggi sembra tutto un lontanissimo ricordo.

Una cosa però salta subito all’occhio in questo scenario ormai datato: le auto sono tutte FIAT. 500, 600, 850, 1100, 124. Sono ovunque. Persino il capo della Mafia, Altabani, guida una FIAT, una splendida Dino Coupè 2000 (di cui vi ho parlato nel viaggio attraverso la Storia FIAT di qualche giorno fa).

Per questo, le MINI guidate dai nostri ladri sono ancora più emblematiche. Peccato che all’epoca la British Motor Company – costruttrice di MINI in quegli anni – non intuì le potenzialità pubblicitarie di questo film. Infatti, BMC fornì al film poche MINI, mentre le altre necessarie (ne usarono ben 16) furono acquistate a prezzo agevolato.

Agnelli, invece, offrì alla produzione delle FIAT 500 dotate di compressore volumetrico, 40 mila dollari e tutte le altre auto che potevano servire al film. Condizione però rifiutata da Collison perché, secondo il regista, il film “era una questione di noi [inglesi] contro loro [italiani]. Dovevamo dimostrare di essere noi quelli intelligenti e loro gli stupidi”, quindi il contratto non fu mai firmato.

Le tre MINI nel film sono tre Austin MINI Cooper S. Questa era la versione più potente della piccola inglese, la stessa che vinse il Rally di Montecarlo nel 1964, 1965 e 1967. Il motore era un 1275 da ben 80 CV, che poteva spingere le piccole MINI fino a 170 km/h.

Nonostante la potenza ridotta, le inglesine riescono a scappare dalle potenti Alfa Romeo Giulia della Polizia, sfruttando la furbizia del piano, l’agilità e la leggerezza delle auto.
Emblematiche le scene sul tetto del Lingotto e del Palavela, e la corsa tra i portici di Via Roma e Corso Vittorio Emanuele, tra le più famose della storia del cinema.

The Italian Job (2003)

L’eredità di “Un colpo all’italiana” era troppo grande per non essere riproposta. Inoltre, con il lancio della rinnovata MINI by BMW, l’occasione per un remake era ghiotta, e fu sfruttata ampiamente.

Nel 2003, infatti, uscì nelle sale “The Italian Job“, distribuito in tutto il mondo con il nome originale, remake moderno del classico diretto da Peter Collison.

La trama: remake fedele… ma non troppo

Il film questa volta è diretto da F. Gary Gray (che ha recentemente diretto Fast & Furious 8) ed interpretato da attori di fama mondiale, tra cui Mark Wahlberg, Charlize Theron, Jason Statham, Edward Norton e Donald Sutherland.

I nomi dei protagonisti principali sono rimasti gli stessi, ma la trama è decisamente differente.
Dopo un colpo a Venezia, la banda di Charlie Crocker (Mark Wahlberg) e John Bridger (Donald Sutherland) viene tradita dall’interno da Steve Frazelli (Edward Norton), che ruba l’oro appena trafugato dalla banda e uccide Bridger in mezzo alle Alpi.
I componenti della banda rimasti, tornati in America, vogliono vendicarsi di Frazelli, ma per riuscire a riprendersi ciò che è loro hanno bisogno della figlia di Bridger, Stella (Charlize Theron), esperta di casseforti.
La ragazza, riluttante, viene convinta a partecipare al colpo e a far parte della vecchia banda del padre.
Dopo un tentativo di furto fallito la banda, a bordo di tre MINI, riesce a fuggire dalle strade di Los Angeles con l’oro recuperato, in modo decisamente spettacolare.

La banda infatti decide di far “scomparire” il furgone portavalori con all’interno l’oro al di sotto del manto stradale tramite un’esplosione, per poi scappare controllando i semafori di Los Angeles e sfruttando i condotti fognari della Città degli Angeli.
Il piano riesce perfettamente e Frazelli viene “casualmente” catturato dalla mafia ucraina, con cui aveva un conto in sospeso.
La banda così riesce a vendicare John Bridger e a completare l’ultimo grande colpo, per poi ritirarsi esaudendo i loro sogni.

Le MINI del film: il tributo all’originale

Essendo un remake del film più celebre con MINI come protagonista, i modelli della casa inglese sono protagonisti indiscussi.

Già all’inizio del film, infatti, Stella Bridger svicola tra le strade di Los Angeles su una splendida MINI classica. Con questa, il personaggio interpretato da Charlize Theron riesce a farsi spazio tra pick-up e mega SUV in una sequenza già entusiasmante.

L’auto in questione è una Rover MINI Cooper Mark 6, di colore rosso, con le immancabili Bonnet Stripes bianche sul cofano. Un omaggio al film originale, che riprende perfettamente il modello originale del 1969.
La versione in questione è l’ultima prima dell’acquisizione di BMW (riconoscibile in questo dall’assenza dell’airbag sul volante e per altri piccoli dettagli), in versione sportiva Cooper, prodotta dal 1992 al 1998, sostituita dalla quasi identica Mark 7, prodotta già sotto l’egida BMW.
Era spinta da un motore 4 cilindri 1275 da 63 CV, che grazie al peso di meno di 700 kg e all’assetto rigidissimo la rendono di un divertimento raro. Come è rara la posizione di guida, con il volante quasi orizzontale e la seduta bassissima, tutte cose che la rendono un vero e proprio kart targato.

Piccola curiosità: le MINI in America non venivano importate dal 1968, quindi la sua presenza a Los Angeles è quantomeno bizzarra!

Le MINI nel film: le nuove MINI

Nella seconda parte del film, invece, le protagoniste diventano le MINI by BMW, con una livrea che rimanda immediatamente al film originale. Una grande mossa di marketing da parte di BMW.

Infatti, grazie al film, nel 2003 BMW ebbe un incremento di vendite di MINI negli USA del 22% rispetto all’anno precedente!

Le MINI usate nel film sono le prime dell’era BMW, le R50. Più precisamente, ci sono due Cooper (la bianca e la blu) e una Cooper S (la Rossa), riconoscibile per la grossa presa d’aria sul cofano. Queste sono state tutte alleggerite e modificate per poter trasportare senza fatica 35 milioni di dollari in lingotti d’oro!

Le Cooper hanno un 1.6 aspirato Tritec di origine Chrysler da 116 CV, per un peso di 1070 kg.
La Cooper S (la R53 per gli appassionati) invece aggiungeva al motore di base un bel compressore volumetrico, portando la potenza a 163 CV per 1170 kg di peso.
La differenza tra i due modelli è decisamente avvertibile nelle scene onboard. Infatti, nelle riprese della MINI rossa guidata da Charilze Theron, si può sentire il tipico fischio del compressore volumetrico, proprio solo della Cooper S.

Il risultato? Un inseguimento molto realistico, con pochi effetti speciali e computer grafica, un vero e proprio omaggio al precedessore!

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The Bourne Identity (2002)

In questo splendido film di spionaggio del 2002 con Matt Damon nei panni dell’agente Jason Bourne possiamo trovare l’archetipo del perfetto inseguimento e uno dei film d’azione più sottovalutati degli ultimi anni.

La trama

In questo primo film, Jason Bourne perde completamente la memoria e rischia di affogare in mezzo al Mar Mediterraneo.
Dopo essere stato salvato da alcuni pescatori italiani, arriva a Zurigo dove, grazie ad un chip sottopelle, accede ad una cassetta di sicurezza e finalmente scopre chi è.
È un agente segreto che lavora per la Treadstone, branca della CIA il cui compito è quello di uccidere dei criminali per vie “non convenzionali“.

Scopre anche che il suo ultimo compito era quello di uccidere Wombosi, ex dittatore africano in esilio rifugiatosi su un panfilo in mezzo al mare.
In questa missione, però, Bourne viene colpito prima di poter compiere il suo lavoro dalla guardia del corpo di Wombosi, finendo in mare.
La CIA, però, non avendo più sue notizie da mesi, lo crede un traditore e incarica degli agenti in giro per l’Europa di trovarlo e ucciderlo.
Ad aiutarlo a scappare però c’è Maria (interpretata da Franka Potente), ragazza che da Zurigo lo porta a Parigi, e gli fornisce aiuto ed un nascondiglio.

Bourne, inseguito dalla polizia parigina, scopre che non è lui il traditore, bensì il capo delle operazioni Conklin, e riesce a ricordare cosa successe in mezzo al mare: Wombosi infatti era insieme alla sua famiglia. Bourne non riuscì ad ucciderlo davanti ai suoi bambini, finendo per essere colpito.

Nel frattempo, Bourne, innamoratosi di Maria, la convince a scappare lontano da Parigi, promettendole di raggiungerla una volta chiusa la questione.

Dopo vari inseguimenti e combattimenti ad alta tensione, Bourne svela alla CIA il tradimento di Conklin, che finisce per essere ucciso dalla sua stessa organizzazione.

Jason Bourne, finalmente libero dalla CIA e da se stesso, riesce di rifarsi una vita con Maria su un’isola greca.

La MINI nel film

Come detto, l’inseguimento di The Bourne Identity è un esempio di realismo e di capacità di emozionare nonostante non ricorra ad effetti speciali o alla computer grafica.

Infatti, durante un inseguimento per le vie di Parigi, Jason e Marie scappano a bordo di una MINI 1000 Mayfair, la versione base della gamma MINI negli anni ’90. La Mayfair, infatti, era molto scarna ed essenziale: senza plancia completa, senza radio, volante in plastica. L’esemplare del film, tuttavia, ha una aggiunta molto in voga all’epoca: il tetto apribile in tela.
Il motore era il mitico 998 cm³ da 40 CV, che per il peso della piccola MINI sono più che sufficienti.

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Inoltre, questa piccola MINI spicca per il suo essere particolarmente trasandata, ma le sue doti sono ancora tutte lì. Persino Jason, nel film, chiede a Maria in che condizioni fosse la macchina, e la risposta che ottiene è “Va bene, tira solo un po’ a destra”.

Ciononostante, questa MINI così maltenuta riesce a scappare in maniera rocambolesca dalle grinfie della polizia francese, sfoggiando l’agilità e la maneggevolezza per cui è sempre stata celebre. Durante l’intero inseguimento, infatti, la piccola inglese sfrutta le sue piccole dimensioni per svicolare tra viuzze e scale ripidissime, scartare a destra e a sinistra contromano in un inseguimento all’insegna del realismo.

Per capirlo meglio, guardate quando la moto della polizia colpisce la portiera della BMW serie 5 E28: nessuna esplosione, nessuna carambola. Un bozzo, proprio come accadrebbe nella realtà.

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Beatles e Rolling Stones, vera icona di stile

Allontaniamoci un attimo dalle pellicole, per buttarci a capofitto negli anni ’60.
Come in Italia gli anni ’60 sono il periodo del Boom Economico, in Inghilterra questo decennio fa rima con “Swinging Sixties”.

C’è un attenzione mai vista nel vestire, nel divertirsi e nello stare con i propri amici. I giovani sono felici, forti e intraprendenti, pronti a festeggiare la vita.
In un periodo così felice per il Regno Unito, nascono alcune delle cose che oggi riconosciamo come vere e proprie icone della cultura occidentale. Ad esempio, James Bond nasce in questi anni, e i giovani sognano di essere come e con lui: bello, affascinante e di successo. Nasce la minigonna, simbolo dell’emancipazione della donna che vuole sentirsi bella.

È il periodo della nascita della musica Pop, con due band che diventeranno leggendarie: i Beatles e i Rolling Stones.

Il ruolo della MINI negli Swinging Sixties

Ovviamente, i componenti di queste due band (e di altre leggendarie band inglesi come gli Who! e i Pink Floyd) erano letteralmente circondati ogni giorno da paparazzi. Perciò, tutto ciò che li circondava – vestiti e oggetti compresi –  diventava virale.

Non è un caso se i più adulti e appassionati di auto in quel periodo avevano la Jaguar E-Type, come George Best, leggendario calciatore nordirlandese del Manchester United, Pallone d’Oro 1968. Best, noto viveur e icona degli anni ’60 e ’70, ancora oggi è un idolo per ogni inglese, come testimonia il detto: “Pelè good, Maradona better, George Best“.

I più giovani cantanti delle band, però, non potevano permettersi un’auto come la E-Type. Allora, non c’era auto più adatta a quegli anni della MINI. Giovane, bella, piccola, elegante e mai fuori posto. Tutti i personaggi famosi ne avevano almeno una.

Questa in foto è la celebre MINI “psichedelica” di George Harrison, con John Lennon che saluta fuori dal finestrino

Celebre è un episodio davvero curioso riguardante uno dei membri dei Beatles, John Lennon. Nel 1964, all’inizio del loro successo, John Lennon non aveva ancora la patente. Ciononostante, era attratto dalla MINI e sapeva che farsi vedere con una MINI dai paparazzi sarebbe stato solo un bene per lui e per la band. Allora ordinò una MINI a suo nome che, ovviamente, non poteva ancora guidare e si faceva fotografare mentre usciva dalla sua MINI parcheggiata sempre nello stesso posto, monopolizzando le copertine dei tabloid.

In questa foto possiamo vedere un giovane Paul McCartney con la sua amata MINI Cooper S del ’65

Anche George Harrison aveva svariate MINI. Il chitarrista dei Beatles, allora, prestò una delle sue MINI a Eric Clapton, noto amante delle auto, che non ne aveva ancora una. Questa MINI piacque così tanto al celebre chitarrista che gliela restituì solo 3 anni dopo!

Persino il Campione del Mondo di Formula 1 del 1976 James Hunt aveva una MINI Cooper S, auto con cui cominciò a correre nel 1967, e con cui si recava da Lord Hesketh prima o al quartier generale McLaren a Woking poi.

Mr. Bean (serie TV, 1990-1995)

Non possiamo non parlare di MINI nel mondo dello spettacolo senza menzionare Mr. Bean, la celebre serie TV inglese con Rowan Atkinson.

Per i pochi che non ne avessero mai sentito parlare, Mr. Bean è una serie TV inglese, andata in onda dal 1990 al 1995. In questa serie seguiamo la vita di Mr. Bean, un uomo di una quarantina d’anni che vive da solo in un piccolo paese dell’Inghilterra. È piuttosto solitario e ha come migliore amico un orsacchiotto di peluche di nome Teddy. A volte esce con una ragazza, Irma, e due amici, Rupert e Hubert, sempre con risultati disastrosi.
Non sembra avere un lavoro nè una famiglia, e noi lo seguiamo mentre, con i suoi modi assurdi, affronta le sfide della vita.

Grande peculiarità di Mr. Bean è quella di parlare pochissimo. I dialoghi all’interno delle puntate sono ridotti all’osso, e la comicità passa quasi esclusivamente attraverso le (incredibili) capacità di mimica di Rowan Atkinson. Proprio per questa mancanza di dialoghi è stato proposto in più di 200 Paesi e mai doppiato: non ce n’è mai stato bisogno!

La MINI nella serie

Mr. Bean (di cui mai sapremo il nome) si sposta sempre con una piccola MINI Mk4 del 1977 verde con cofano nero opaco.

Non l’ha mai trattata con grande riguardo, e con lei spesso è vittima di incidenti o piccole disavventure.
Inoltre, per prevenire i furti, insieme alla normale maniglia Mr. Bean ha installato un chiavistello da capanno con lucchetto, e l’ha dotata di volante removibile, che si porta dietro ogni volta che scende.

Celebre è anche la grande rivalità che corre tra Mr. Bean ed un misterioso proprietario di una Reliant Regal SuperVan III.

Quest’auto è praticamente sconosciuta da noi in Italia, ma in Inghilterra è piuttosto famosa.
Il motivo della sua fama è, ovviamente, nella configurazione meccanica. Ha solo 3 ruote, di cui la singola è posta anteriormente, con trazione posteriore. Questa configurazione le permetteva di pagare bollo e assicurazione motociclistiche, ma la rendevano molto facile da ribaltare.
E infatti, nella serie, Mr. Bean in qualche modo riesce sempre a infastidire o far ribaltare la Reliant azzurra con cui ha la sua grande rivalità.

+1: GTA V, le MINI senza licenza

Non poteva mancare un titolo videoludico alla nostra lista.
La MINI, per la sua essenza di auto “normale”, non è mai stata grande protagonista di videogiochi, esattamente come non lo sono la FIAT 500 o il Maggiolino.
Escludendo, ovviamente, i giochi di guida, dove le MINI sono state e sono ancora ben presenti.
C’è un videogioco, però, che, nonostante l’assenza delle licenze originali dei vari marchi, si è sempre distinta per un’attenzione certosina al parco auto.
Sto parlando, ovviamente, di Grand Theft Auto V.
Un gioco celeberrimo, ormai uscito nel 2013, lanciato con PS3 e poi consacratosi con la PS4.

La trama la conosciamo benissimo. Tre uomini di dubbia moralità, Michael, Trevor e Franklin, si trovano ad affrontare un numerosissime missioni e colpi per farsi spazio nell’ambiente criminale di Los Santos (aka Los Angeles), per cercare di arricchirsi e di migliorare le loro condizioni di vita.

Particolarmente importante per la longevità di un gioco di ben 6 anni fa è stata l’introduzione all’interno del titolo di GTA Online.
In questa modalità multiplayer, ogni giocatore ha il proprio avatar personale, con cui poter progredire nel mondo del crimine compiendo colpi, mettendo su una organizzazione criminale o riciclando denaro con Club o discoteche. Insieme a tutto questo, periodicamente Rockstar Games aggiorna il parco auto in maniera strabiliante, per rendere eccezionalmente longevo il suo titolo più famoso.
Ogni mese, infatti, Rockstar aggiunge le Supercar più famose e potenti, ma anche auto classiche e più “normali”.

Le MINI nel gioco

Già in GTA V offline è presente la rivisitazione di Rockstar Games della MINI Cooper S Cabrio, la Weeni Issi.

Questa è una delle auto più diffuse a Los Santos, con una ottima guidabilità e un particolare sound del motore.
Questo, infatti, ricorda il fischio del compressore volumetrico della prima MINI Cooper S by BMW, la R53.

Successivamente, solo in GTA Online, Rockstar ha introdotto anche la Issi Classic.

Questa è forse tra le auto meglio riprodotte del gioco. Dal punto di vista estetico, solo piccoli dettagli (come i fari posteriori) la distinguono da quella “vera”.
Anche dal punto di vista dinamico, nonostante sia molto più potente della versione in carne e ossa (si sa, in GTA si ha sempre fretta), è piuttosto fedele, per quanto il motore di gioco di GTA possa permettere.

Inoltre, da poco è stata introdotta anche la Issi Sport, una versione “racing” della Issi, con tetto rigido e grossi alettoni.

Questa riprende nei fari la nuova MINI, la F56, e come estetica si rifà alla MINI Challenge da corsa e alle elaborazioni di Liberty Walk. Infatti, con roll-cage e sedili da corsa all’interno e un motore molto potente, è tra le compatte più veloci del gioco, e una delle più di moda al momento.

Una MINI, tantissime personalità

Come abbiamo potuto vedere in queste 5+1 apparizioni di MINI nel mondo dello show-business, quest’auto nei suoi 60 anni di storia ha sempre lasciato il segno.

La prima MINI vinse in pista, nei rally, fu tra le prime auto protagoniste assolute di un film, e una vera e propria icona degli anni ’60.
Nel corso degli anni la sua fama non è mai scemata, rimanendo, in vesti diverse ma sempre importanti, protagonista negli anni ’80 e ’90, delle nostre città e di molti celebri film.

Con l’avvento di BMW, poi, MINI ha saputo reinventarsi, rimanendo però sempre se stessa, riprendendone la tradizione sportiva, ma mai abbandonando quell’anima cool e di moda che ha sempre avuto.

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Giulio Verdiraimo

Ho 22 anni, studio Ingegneria e sono malato di auto. Di ogni tipo, forma, dimensione. Basta che abbia quattro ruote e riesce ad emozionarmi, meglio se analogiche! Al contempo, amo molto la tecnologia, la musica rock e i viaggi, soprattutto culinari!

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