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Una senatrice posta una legge sulle criptovalute online. Ecco cosa è successo

Quattro o cinque troll per ogni critica meditata

Gli Stati Uniti, come anche molti altri Paesi, stanno cercando di capire come legiferare su Bitcoin ed Ethereum. E in un atto di trasparenza, la senatrice Cynthia Lummis ha pubblicato su GitHub il testo della nuova legge sulle criptovalute in lavorazione al Senato. Chiedendo feedback da parte degli esperti. Che sono arrivati. Anche se in mezzo a diversi commenti da troll.

Criptovalute, la senatrice USA posta la legge online: le reazioni del web

Lummis, repubblicana del Wyoming, ha pensato fosse un atto dovuto, per lavorare al meglio sulla proposta di legge a cui sta lavorando con la senatrice democratica di New York Kirsten Gillibrand. Infatti ha twittato: “Come promesso, potete ora contribuire con commenti alla mia legge che stabilisce un framework per gli asset digitali con la senatrice Gillibrand. I commenti civili e i criticismi sono ben accetti. Per favore, condividete liberamente. Vogliamo sia giusta. Aiutateci a iterare pubblicamente sulla policy”:

Ha quindi deciso di mettere il testo della legge su GitHub. Il sito di solito serve da repository di codice open source, con diversi strumenti per migliorare i software postati. Soprattutto, permette di commentare e creare diverse versioni del testo. Quindi un posto dove discutere una legge in maniera democratica. Se si riesce a filtrare i troll.

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La senatrice Lummis

La risposta del web

Diversi utenti hanno utilizzato questa possibilità per provare a migliorare la legge, per creare un sistema in cui la gestione delle criptovalute sia responsabile, evitando truffe ma senza centralizzare la diffusione degli asset digitali.

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Per esempio un utente ha chiesto di “aumentare il valore delle criptovalute basate sul proof-of-work con una tassa sul mining“. Una proposta che potrebbe forse far fronte alle critiche sull’impatto ambientale delle cripto. Molti utenti hanno continuato a commentare nel thread, proponendo soluzioni e sollevando critiche. Un altro thread ha espresso dubbi sull’algoritmo delle stablecoin, che non si sta dimostrando capace di reggere i peggiori urti del mercato.

Ma se internet è perfetto per il confronto e lo scambio di idee di chi vuole lavorare insieme, funziona ancora meglio per i troll.

Trollando verso il Senato

Un problema riporta recita “Lo sapete che potete trovare qualcuno che facciamo FinDom [una pratica feticista, ndr], usando Google, vero?”. Un’altra ha come titolo semplicemente la emoji della melanzana. E un commento su un post correlato dice “I Federali non stanno guardando questo postcon il meme scettico dei “Big Floppa”.

E c’è addirittura chi propone di cambiare totalmente l’approccio della legge: “Questo sarebbe molto più utile agli americani se il testo fosse cambiato con il codice sorgente di Doom, il videogame. Con un commento che dice che i “devs [sviluppatori, ndr] dovrebbero fondersi quanto prima”.

Serve davvero una legge una sulle criptovalute, discussa con chi le utilizza?

La proposta di legge “Responsible Financial Innovation Act è una delle sempre più rare proposte bipartisan presentate negli Stai Uniti nell’ultimo mese. Alla base della legge ci sono dei framework per stabilire quando un asset digitale è una commodity e quando una security, per inquadrare meglio a livello finanziario e legale gli investimenti in criptovalute e NFT. Inoltre, implementa nuove norme sulle stablecoin, dando molto poter di supervisione alla Commodities Future Trading Authority (CFTC).

La proposta è ancora in fase embrionale. Ma diventerebbe una delle più comprensive legislazioni sul mondo cripto negli Stati Uniti e nel mondo. Qualcosa che la comunità di miners e utilizzatori delle criptovalute non vede necessariamente di buon occhio.

Ma in mezzo ai vari troll post, ci sono obiezioni che potrebbe rendere più sicuro il mercato cripto. Vedremo se le senatrici USA riusciranno a trovarli.

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Source
The Verge

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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