La Corte di Cassazione ha definitivamente detto no alle bollette a 28 giorni. E ha giudicato di fatto inammissibili i ricorsi di Fastweb e di Vodafone “per eccesso di potere” contro la sentenza. Ma andiamo a scoprire qualcosa di più su questa questione spinosa.
Bollette a 28 giorni: la Cassazione dice no
I giudici della Suprema Corte hanno respinto il ricorso di Fastweb. Ed hanno sostenuto che la fatturazione delle bollette a 28 giorni comporti un “aumento di circa l’8.6% delle condizioni economiche per i contratti di telefonia fissa“. Pertanto, va considerata “pregiudizievole per l’utenza , n quanto determinante un aumento tariffario mediante non già libere scelte imprenditoriali degli operatori di Tlc ma particolari modalità della cadenza di fatturazione in un mercato quale quello della telefonia fissa tradizionalmente connotato da periodi di fatturazione ordinaria su base mensile“. La strategia delle compagnie è stata definita infatti “non rispettosa della dovuta trasparenza nei confronti degli utenti. In quanto sostanzialmente rivolta a realizzare aumenti tariffari di non immediata percezione da parte dei consumatori“.
Anzi, i giudici hanno addirittura definito la condotta “sleale“. E “che indusse l’utente, grazie all’apparente piccolo scarto tra 28 giorni e mese intero, a sottovalutare tal sottile discrepanza e non cogliere fin da subito l’aumento“. Pertanto, “è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione il ricorso con il quale Fastweb contestava la sentenza con la quale il Consiglio di Stato il 7 Febbraio 2020 aveva respinto l’impugnazione della delibera con la quale l’Agcom ha imposto il ritorno alla fatturazione su base mensile per i servizi di telefonia fissa“. E come riferisce l’Unione Nazionale dei Consumatori, “si tratta dell’ennesima vittoria contro le compagnie telefoniche che continuano a cercare cavilli legali inutili e pretestuosi per arrampicarsi sugli specchi pur di poter fare i loro comodi in barba a quanto hanno deciso le Authority“.