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2031: addio alla Stazione spaziale internazionale

Lo ha annunciato la Nasa in un report

“2031: addio alla Stazione spaziale internazionale” potrebbe essere il titolo di un remake in salsa malinconica del capolavoro – di uno dei capolavori – di Stanley Kubrick.

Invece corrisponde alla realtà: l’ISS, costruita a partire dal 1998, sarà dismessa dopo oltre un trentennio di onorato servizio. E la sua fine si preannuncia spettacolare.

La notizia è stata riportata da un report della Nasa, che sta programmando una nuova era delle esplorazioni spaziali in accordo con tre aziende private.

Vediamo dunque tutto quello che sappiamo sulla prossima fine della Stazione spaziale internazionale. E facciamo una retrospettiva sulla Stazione: quando e perché è stata costruita, per cosa è servita e come è stata l’esistenza al suo interno.

La Stazione spaziale internazionale sarà dismessa nel 2031

La Nasa ha annunciato in un fitto report, pubblicato lunedì 31 gennaio, come sarà utilizzata la Stazione spaziale internazionale negli ultimi anni di vita. E ha inoltre stabilito una data in cui l’ISS verrà dismessa: il 2031.

Non solo. Nel documento si illustra anche il modo in cui la stazione verrà dismessa. E la sua fine sarà altrettanto spettacolare quanto la sua stessa concezione.

Dietro alla decisione c’è anche l’annuncio della Nasa, che risale allo scorso dicembre, di un accordo con Blue Origin, Nanorack e Northrope Grumman per sviluppare una nuova stazione orbitante.

stazione spaziale internazionale

Dove finirà la Stazione spaziale internazionale

Nel gennaio del 2031 la Stazione spaziale internazionale rientrerà nell’orbita terrestre e verrà fatta precipitare nella zona meridionale dell’oceano Pacifico. Più nello specifico, si inabisserà nella zona di mare a est della Nuova Zelanda denominata Nemo Point, con evidente omaggio al capitano scaturito dalla fantasia di Jules Verne.

È infatti quello, potremmo dire, il cimitero dei veicoli spaziali non più utilizzati.

Come procederà la dismissione

La dismissione della Stazione spaziale internazionale inizierà dal distacco dei moduli commerciali.

Dopo di che la Stazione abbasserà l’altezza della sua orbita, sino a sfiorare l’atmosfera terrestre. Durante il cosiddetto deorbitamento sarà aiutata da alcune navette prive di equipaggio. E una volta rientrata nella nostra atmosfera verrà solo in parte disintegrata. I resti, come abbiamo già detto, sprofonderanno nel Nemo Point. È una zona a circa 3.000 miglia al largo della costa orientale della Nuova Zelanda e 2.000 miglia a Nord dell’Antartide. Qui si presume che siano sommersi più di  250 detriti spaziali.

Dal 2024 al 2031

In un primo momento, la data proposta per la dismissione della Stazione spaziale internazionale era stata fissata al 2024.

È stata l’amministrazione Biden, dopo aver valutato le condizioni sicure della struttura principale della Stazione, ad averne posticipato la fine di sette anni.

L’importanza dell’ISS

Con l’inabissamento previsto per il 2031, la Stazione spaziale internazionale conclude la sua storia più che trentennale.

L’ISS è stata lanciata nel novembre del 1998, ed è stata occupata stabilmente a partire dal novembre del 2000.

Si è trattato del più maestoso (e sofisticato) laboratorio scientifico mai realizzato. Molteplici gli obiettivi della Stazione. Quello di sviluppare e testare tecnologie per l’esplorazione spaziale per la vita degli equipaggi impegnati in missioni oltre l’orbita terrestre. Inoltre, aumentare le esperienze operative per voli spaziali di lunga durata e fungere da laboratorio di ricerca in un ambiente di microgravità.

La Stazione spaziale internazionale ha ospitato oltre 3.000 attività scientifiche, che hanno coinvolto 110 Paesi e 4.200 ricercatori. Oltre a più di 200 astronauti provenienti da 19 Paesi.

Le attività didattico-educative hanno coinvolto ogni anno più di 1,5 milioni di studenti.

Negli ultimi tempi non sono mancate le missioni turistiche verso la Stazione spaziale. Che è stata anche teatro di alcune scene del primo film girato in parte nello Spazio.

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La vita nella Stazione spaziale internazionale

Nell’ISS, gli astronauti si cibano di alimenti in gran parte congelati, tuttavia non mancano gli scaldavivande. Poiché il senso del gusto nello Spazio è limitato, si preferiscono cibi piccanti, ma è comunque un dietologo a stilare le diete di ciascuno.

Le bevande si presentano in polvere disidratata da diluire in acqua.

La notte si coprono le finestre per garantire un’oscurità permanente (ricordiamo che nella Stazione spaziale internazionale il sole sorge e tramonta 16 volte al giorno).

Necessario, per evitare l’atrofia muscolare e l’osteopenia (riduzione della massa ossea) dovuti all’assenza di peso, il costante esercizio fisico.

Per questo l’ISS è dotata di due tapis roulant, una cyclette, corde e una serie di attrezzi per il sollevamento pesi. Ogni astronauta fa esercizi fisici per almeno due ore ogni giorno.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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