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Le Big Tech stanno davvero risolvendo la crisi climatica?

Un focus sulla riduzione delle emissioni di CO2

Le Big Tech sono a lavoro per cercare di ridurre l’impatto ambientale della loro linea di produzione, e questo è innegabile. Ma la strategia dei grandi colossi del settore sta davvero funzionando? Alphabet, Microsoft e Salesforce hanno promesso che investiranno 500 milioni di dollari nella tecnologia che dovrebbe estrarre anidride carbonica dall’atmosfera per ridurre il riscaldamento globale. Con questo annuncio, le compagnie si presentano come leader globali nell’intervento sul cambiamento climatico. Eppure, nonostante questo, le Big Tech hanno ancora molto da fare. La rimozione dell’anidride carbonica, da sola, non ridurrà certo l’inquinamento che provocano. E questo le compagnie lo sanno.

Big Tech e cambiamento climatico: un quadro della situazione attuale

Nonostante gli sforzi dei colossi tecnologici, la crisi climatica sembra essere diventata tanto grave da costringere gli esperti delle Nazioni Unite a riconoscere che la sola riduzione delle emissioni di gas serra dei combustibili fossili non sarà più sufficiente. Un rapporto pubblicato dall’ONU ad Aprile, infatti, sostiene la necessità di trovare il giusto modo per assorbire le tonnellate di CO2 già immesse nell’atmosfera. E precisa che “il CDR per controbilanciare le emissioni residue difficili da abbattere è inevitabile” in scenari che limitano il riscaldamento globale al livello di 1.5 gradi Celsius. In genere, per “emissioni residue difficili da abbattere” si intendono quelle provenienti dall’industria pesante e dal traporto pesante (marittimo o aviatorio).

Big Tech

In realtà, c’è molta più pressione sulle industrie pesanti piuttosto che sulle Big Tech per la decarbonizzazione. Eppure lo scorso anno il World Economic Forum ha lanciato l’iniziativa “First Movers Coalition“, di cui fanno parte Microsoft, Salesforce e Alphabet, che mira ad affrontare proprio quelle emissioni difficili da abbattere. In realtà, per i colossi tecnologici l’obiettivo dovrebbe essere quello di prevenire la maggioranza delle emissioni – se non, addirittura, di eliminarle -. D’altronde, è evidente che ci sia la possibilità di abbattere le emissioni per le attività dei data center delle Big Tech. Eppure le compagnie sembrano impegnate soprattutto sulla rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera, piuttosto che sull’abbattimento della sua produzione. Stripe, Alphabet, Meta, Shopify sono solo alcune delle compagnie che hanno investito su questa tecnologia. Nel 2020, invece, è stata Microsoft a promuovere di rimuovere più anidride carbonica di quanta ne emette entro il 2030.

Eppure, nonostante l’impegno dimostrato dalle Big Tech nei confronti del clima, le emissioni di molte aziende continuano a crescere. Le emissioni di Microsoft, ad esempio, sono passate da circa 11.6 milioni di tonnellate di CO2 nel 2020 a circa 14 milioni di tonnellate nel 2021. Con la crescita della sua attività, infatti, è cresciuto anche l’inquinamento dovuto all’uso dei dispositivi e dei servizi cloud. E lo stesso vale per l’attività di Salesforce, che nel 2022 ha emesso oltre 1 milione di tonnellate di CO2. Attraverso un’attenta strategia di compensazione, però, entrambi i colossi tecnologici cercano di annullare la quantità di emissioni. Eppure i progetti di compensazione non garantiscono la rimozione permanente della CO2 nell’atmosfera.

In questo senso, la tecnologia di rimozione dell’anidride carbonica sembrerebbe essere una buona soluzione possibile. “Siamo orgogliosi dei progressi che abbiamo fatto, ma ci affidiamo anche a un sistema globale che deve cambiare“, così dichiara Max Scher, direttore senior della sostenibilità di Salesforce. “Siamo concentrati su ciò che la scienza ci dice che dobbiamo fare per limitare il riscaldamento a 1.5°C“. Tra le soluzioni proposte da Scher ci sono le energie rinnovabili, le soluzioni basate sulla natura e la “rimozione del carbonio“. Ma basteranno per permettere alle Big Tech di salvare il Pianeta?

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Chiara Crescenzi

Editor compulsiva, amante delle serie tv e del cibo spazzatura. Condivido la mia vita con un Bulldog Inglese, fonte di ispirazione delle cose che scrivo.

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