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Censura su Facebook e Instagram: cade il tabù dei capezzoli femminili

Su suggerimento del comitato di controllo di Meta

Cari lettori, oggi vi sveleremo un segreto: anche gli uomini hanno i capezzoli.

I redattori di Tech Princess hanno voglia di scherzare, penserete voi. Non è così, e spesso è sufficiente soffermarsi un istante su ciò che ogni giorno vediamo, per valutarlo sotto un’ottica differente.

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Gli uomini, come le donne, dispongono della medesima zona anatomica, i capezzoli appunto. Ma gli uomini possono mostrarli, e le donne no. Se è messa così la cosa è curiosa, vero?

Talmente curiosa che sull’argomento è intervenuto il comitato di controllo di Meta. Che farà annullare questa forma di censura su Facebook e Instagram.

Prima di approfondire la questione da un punto di vista culturale, scopriamo cosa è accaduto.

Si allenta la censura di Facebook e Instagram sulla nudità

Meta dispone di un comitato di controllo ben nutrito. È un gruppo di supervisione indipendente nato nel 2020, di cui fanno parte studiosi, politici, giornalisti e analisti. E che consiglia l’azienda su come muoversi nella moderazione dei contenuti.

Martedì 17 il comitato di controllo ha caldamente suggerito a Meta di far decadere in parte la censura su Facebook e Instagram nei confronti della nudità dei corpi adulti. La policy sulla nudità sarà infatti modificata “in modo che sia basata su criteri chiari che rispettino gli standard internazionali sui diritti umani.”

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Questo a pochi giorni da un episodio emblematico, su cui vale la pena di soffermarsi.

censura

Capezzoli maschili sì, femminili no

La decisione del comitato di controllo di Meta è stata presa dopo il ricorso di una coppia americana trans e non binaria.

È accaduto questo: Meta ha censurato due post riguardanti la mastectomia di una delle due persone della coppia, per “violazione degli standard della community”. Le immagini esplicite erano accompagnate da didascalie in cui la coppia spiegava le difficoltà dell’assistenza sanitaria ai trans. Per questo le due persone avevano deciso di affidarsi a una raccolta fondi.

Ma oltre alla censura di Facebook e Instagram c’è un’ulteriore beffa: la persona vittima della censura da donna, dopo la transizione ha potuto mostrare tranquillamente i capezzoli sulle piattaforme di casa Meta senza ricevere alcuna segnalazione.

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I precedenti

Le censure ai capezzoli femminili, o riconosciuti come tali dall’algoritmo di Meta, sono svariate. Altre coppie o persone transgender in questi mesi hanno subito una censura simile su Instagram e Facebook. Le violazioni (erroneamente) segnalate vanno dalla pornografia all’autolesionismo.

Al punto che già nel mese di agosto del 2022 il comitato di controllo aveva fatto togliere il ban da diversi post. E in un comunicato aveva fatto sapere che “i seni nelle foto non sono quelli delle donne e che è importante che i corpi transgender non siano censurati sulla piattaforma, soprattutto quando i diritti dei trans e l’accesso all’assistenza sanitaria per l’affermazione di genere sono minacciati negli Stati Uniti”.

La decisione di Meta

L’organo indipendente di sorveglianza di Meta può solo suggerire all’azienda come muoversi.

Ma Meta ha accolto le richieste, alla luce del recente ricorso della coppia trans non binaria. Non solo: la società di Mark Zuckerberg ha anche ammesso di avere regole poco chiare in questo senso, e che le precedenti politiche si basavano “su una visione binaria di genere e su una distinzione ormai superata tra corpo maschile e femminile”.

Ed ecco quindi il già citato impegno a “definire criteri nuovi obiettivi e rispettosi” sulla nudità, “in modo che tutte le persone siano trattate in modo coerente con gli standard internazionali sui diritti umani”.

Con specifico riferimento al contenuto della coppia trans non binaria, c’è la dichiarazione di un portavoce di Meta. “Accogliamo la decisione del comitato su questo caso. Avevamo già ripristinato questo contenuto, riconoscendo che non doveva essere rimosso. Esaminiamo costantemente le nostre policy per rendere le nostre piattaforme più sicure per tutti. Sappiamo che si può fare di più per sostenere la comunità LGBTQ+, e questo significa lavorare con esperti e organizzazioni LGBTQ+ per il miglioramento dei nostri prodotti.”

Il problema dell’intelligenza artificiale

Immaginiamo dunque che dovrà essere aggiornata l’intelligenza artificiale di Meta. Che sino ad ora era “allenata” a individuare e censurare i capezzoli femminili nudi.

È una parziale vittoria del movimento Free The Nipple, nato nel 2012 (da cui è stato tratto un film del 2014) per contrastare la discriminazione maschilistica, secondo cui i capezzoli maschili si possono esibire e quelli femminili no.

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Il problema culturale

Una volta che sarà aggiornata l’intelligenza artificiale che presiede alla censura dei capezzoli femminili, rimane da aggiornare la nostra mentalità.

I seni femminili sono legati alla maternità, al gesto intimo dell’allattamento. Da lì la loro sessualizzazione, e dunque la loro censura. Ma è naturalmente una visione parziale e discriminatoria, quella di ridurre il seno femminile a una zona anatomica che le donne devono nascondere e gli uomini desiderare.

Oggi che finalmente si presta la dovuta attenzione all’identità di genere, questo limite potrebbe essere superato.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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