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Tutto sul caso Djokovic

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La sentenza pronunciata lunedì 10 gennaio mette (per ora) fine al tormentone tennistico-sanitario che ha riempito a lungo le pagine dei giornali.

Ma cos’è il caso Djokovic? Perché il tennista numero 1 della classifica ATP, uno dei più forti di tutti i tempi, da qualche giorno sta facendo parlare di sé per motivi che (almeno in parte) esulano dallo sport?

Proviamo a riordinare cronologicamente l’intricata vicenda.

Gli Australian Open e il caso dell’esenzione

(Quasi) tutto nasce da un post pubblicato su Instagram da Novak Djokovic il 4 gennaio.

Accanto a una foto del campione sorridente, una didascalia elargisce a tutti gli auguri per un sereno 2022. Ma c’è dell’altro: il tennista annuncia che parteciperà agli Australian Open “con un permesso di esenzione”. Quale esenzione? E per cosa? E perché a lui?

In realtà, la vicenda ha inizio negli ultimi giorni dello scorso anno. Quando il direttore del torneo, Craig Tiley, pur senza nominare Djokovic aveva ammesso che a un certo numero di giocatori erano state concesse esenzioni alla vaccinazione anti Covid. “Ci sono due gruppi medici che valutano qualsiasi domanda e la valutano in maniera anonima. Non sanno chi sia il richiedente. Il motivo per concedere tale esenzione rimane privato, tra il panel e il richiedente”.

Scoppia il caso Djokovic

Ed ecco scoppiare il caso Djokovic. Il tennista, dichiaratosi contrario ai vaccini già nella primavera del 2020, potrà giocare in Australia.

Ma come avrà fatto, considerando peraltro che una simile esenzione contrasta con le norme dello stato australiano di Victoria, che ospita il torneo, e che non prevedrebbero la possibilità di scendere in campo per i non vaccinati?

 Mentre da più parti fioccavano le accuse di favoritismo, Tiley non solo le ha rigettate al mittente. Ma ha aggiunto che i tennisti non vaccinati, prima di ottenere l’esenzione, sarebbero stati sottoposti a controlli ancora più rigidi del normale (senza tuttavia spiegare quali sarebbero stati).

“Non c’è stato nessun favore speciale, non c’è stata nessuna opportunità speciale concessa a Novak. Per i tennisti, è stato un processo che va al di là di quello che chiunque arrivi in Australia avrebbe sperimentato”.

Il volo

Caso Djokovic dunque chiuso, pur tra mille polemiche?

Macché, siamo solo al primo capitolo. Il campione serbo vola verso l’Australia il 5 gennaio. Atterra ma non scende. In che senso? Nel senso che, per presunti problemi sul visto, Djokovic non viene fatto sbarcare. Sembra avverarsi quanto aveva detto il ministro dello Sport australiano, secondo cui – se non vaccinato – l’atleta non avrebbe messo piede nel suolo australiano.

Il caso politico

Djokovic viene interrogato per tre ore. E mentre il padre annuncia che “se non lo rilasciano entro mezz’ora, li combatteremo per strada”, interviene addirittura il presidente serbo Aleksandar Vucic. Con queste parole: “Ho detto al nostro Novak che tutta la Serbia è con lui e che i nostri diplomatici stanno facendo di tutto per fa sì che le molestie nei confronti del miglior tennista del mondo cessino immediatamente”.

Eppure, la Guardia di frontiera australiana sostiene che durante l’interrogatorio non siano state fornite prove sufficienti per validare l’esenzione al vaccino anti-Covid.

Il centro per migranti

Ecco così che, di colpo, il caso Djokovic – che sembrava il trionfo dell’arroganza e del privilegio del ricco e famoso tennista – cambia di segno. Novak viene spedito in un centro per migranti, mentre i suoi legali promettono battaglia. E il padre paragona il campione allo “Spartacus” dei giorni nostri.

Intanto spunta una data per l’udienza, fissata per lunedì 10 gennaio.

Il giallo del 16 dicembre

L’8 gennaio i legali di Djokovic depositano un documento chiave (secondo loro). Dove si evincono i motivi dell’esenzione ottenuta dallo sportivo serbo: Novak Djokovic avrebbe contratto il Covid lo scorso 16 dicembre. E così viene spiegato tutto.

Siamo sicuri? Nemmeno un po’. Perché nel giro di poche ore spuntano due notizie, che mostrano come il campione fosse presente a due eventi, uno il 16 e uno il 17 dicembre. Strano, per uno risultato positivo al Covid proprio il 16 dicembre.

Altra incongruenza: il termine ultimo per la presentazione della domanda di esenzione era il 10 dicembre. Sei giorni prima, dunque, della presunta positività dell’atleta.

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  • Djokovic, Novak (Autore)

Il processo

Quindi, una buona volta, caso Djokovic chiuso? Il serbo sembra avere ogni indizio contro di lui.

Peccato che l’udienza del 10 gennaio abbia ribaltato tutto. Il giudice Anthony Kelly della Melbourne Federal Circuit Court ha ordinato al governo australiano di attuare l’ordine di rilascio immediato all’atleta, di riconsegnargli gli effetti personali e di pagare le spese legali.

Ma ecco il paradosso: a oggi Djokovic potrà giocare gli Australian Open, al via lunedì prossimo. Tuttavia un avvocato del governo ha spiegato che l’Australia potrebbe ancora ordinare l’espulsione del tennista.

Il ministro dell’Immigrazione australiano Alex Hawke deciderà nelle prossime ore se annullare il visto di Novak Djokovic. Nel caso di annullamento, lo sportivo non potrà entrare in Australia per i prossimi tre anni. Ma per adesso è libero, e ha già dichiarato che si allenerà per vincere il torneo.

A questo punto, che senso avrà seguire le gesta di Djokovic sui campi da tennis australiani? Lo spettacolo pieno di colpi di scena e ribaltamenti di fronte c’è già stato.

Aggiornamento: visto respinto, Djokovic espulso dall’Australia

Chi ha letto questo articolo prima del 16 gennaio sarà rimasto con il fiato sospeso. Djokovic, comunque, avrebbe potuto partecipare agli Australian Open.

Ma, avevamo specificato, c’era ancora la possibilità che il suo visto sarebbe stato respinto. E così è stato: il ministro dell’Immigrazione ha annullato il visto dello sportivo venerdì 14 gennaio, “per motivi di salute e nell’interesse pubblico”. I legali del tennista hanno presentato un secondo ricorso, che la Corte federale australiana ha respinto alle ore 17.45 (7.45 ora italiana) di domenica 16 gennaio. Espulso dall’Australia, Djokovic rischia un divieto di ingresso di tre anni.

Djokovic – che si è dichiarato “estremamente deluso dalla sentenza” – ha lasciato il Paese con un volo per Dubai. Agli Australian Open, il campione serbo sarà sostituito dall’italiano Salvatore Caruso.

Intanto continuano le schermaglie tra il governo australiano, soddisfatto del (momentaneo) esito della vicenda, e quello serbo. Il presidente Aleksandar Vucic ha detto: “Quelli che pensano di aver affermato dei principi hanno dimostrato di non avere principi. Hanno maltrattato un tennista per dieci giorni per poi prendere una decisione che conoscevano dal primo giorno”.

Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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