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#celebstories: Giulio Andreotti

Svegliarsi e sapere che ti toccherà fare delle foto a Giulio Andreotti: non so a voi, ma a noi… beh, non succede tutti i giorni!

Riavvolgiamo il nastro: 19 gennaio 2007. I nostri viaggi lavorativi in treno alla volta di Roma sono sempre stati scanditi da momenti che si ripetono inesorabilmente identici da quando abbiamo iniziato a lavorare insieme.

Tratta Milano-Bologna: sistemazione dell’attrezzatura al seguito, poca voglia di dialogare, grande desiderio di estraniarsi da tutto ciò che ci circonda, visione distratta di film o di serie televisive, raramente una pennichella. Ci si comincia a concentrare per lo shooting, specie se il personaggio da fotografare è un signore che, a prescindere da quello che se ne possa pensare, è stato al centro di cinquant’anni di politica nazionale.

Tratta Bologna-Firenze: caffè al passaggio del servizio ristoro, controllo della messaggistica, sguardi sfuggenti al paesaggio collinare, qualche domanda sulle rispettive famiglie e sugli amici. Stiamo entrando sempre di più nella parte.

Tratta Firenze-Roma: ci siamo, scatta la modalità di lavoro “on”. Comincia lo scambio di opinioni e considerazioni su quello che si andrà a fare: ci si confronta sul tipo di illuminazione e su tutta una serie di questioni tecniche. Ma si parla anche della logistica di trasferimento in taxi verso il luogo del set, e di altre tematiche affini.

Quella mattina il tassista, seppur romano, era stranamente silenzioso e poco incline al dialogo. Aveva sicuramente percepito che all’interno dell’abitacolo i suoi clienti non avrebbero amato nessun tipo di confidenza, né tanto meno le cosiddette chiacchiere da bar. Siamo tremendi, quando vogliamo.

Macché. La verità è che nell’auto aleggiava una sensazione di preoccupazione mista a un sottile terrore, che avrebbe fatto desistere dal dialogo anche il più logorroico degli esseri umani.

Provate a immaginare cosa vuole dire, per due fotografi come noi, citofonare all’ufficio-archivio privato del Senatore a vita Giulio Andreotti, in piazza San Lorenzo in Lucina. E sapere che da li a poco Patrizia, la fedelissima segretaria, ci avrebbe aperto la porta e accompagnato nella stanza di uno degli uomini più potenti e discussi della politica italiana da quando esiste la nostra Repubblica.

Provate a immaginarlo: ve lo racconteremo tra poco.

Andreotti: chi è stato il Divo Giulio

Ci permettete un sorriso, all’idea di dover ricordare brevemente chi era l’uomo che ha tenuto le redini della politica italiana per decenni?

Basti pensare che il Divo Giulio, nato a Roma nel 1919, ha fatto parte dell’Assemblea Costituente del 1946, che ha promosso l’attuale Costituzione!

E da allora non ha più smesso: esponente di spicco della Democrazia Cristiana per tutta la seconda metà del ventesimo secolo e oltre, Andreotti è stato semplicemente… l’uomo politico col più alto numero di incarichi nella storia della Repubblica. Sette volte presidente del Consiglio e “solo” trentadue volte ministro, per tacere gli incarichi a livello europeo.

Fare le foto a Giulio Andreotti: una cosina semplice, vero?

Giulio Andreotti: le foto, l’ironia, i misteri

Ma ritorniamo in piazza San Lorenzo in Lucina. Entriamo nell’archivio privato e ci troviamo catapultati in una scena abbastanza surreale. Noi seduti sul divano di una stanza-mausoleo, la fedele attrezzatura al nostro fianco, e a incombere su di noi una libreria colma di immagini che ritraggono gli incontri dell’Onorevole con le persone più importanti del mondo.

Ma questo non è il Papa? E guarda qui: la Regina d’Inghilterra! Ehm… se ti giri un momento, alle tue spalle hai un certo John Fitzgerald Kennedy.

Quand’ecco che finalmente, col suo incedere compassato, arriva Giulio Andreotti. E assieme a lui, tutto l’alone di potere e di mistero che ha saputo costruirsi in mezzo secolo di carriera politica.

Mentre scrutiamo nell’oculare della nostra macchina fotografica, ripercorriamo dentro di noi i principali fatti legati a un personaggio del suo calibro.

Luci e ombre

L’arredamento sicuramente non aiuta a smorzare un certo senso di soggezione e claustrofobia: gli arazzi appesi alle pareti, insieme a un’illuminazione fioca e alienante, ci riportano immediatamente al taglio grottesco che Paolo Sorrentino ha voluto dare al suo celebre “Il divo”.

Tutto è imponente. Siamo colpiti dal tavolo, talmente lucido da sembrare uno specchio. Subito capiamo che potrebbe essere interessante interpretare le molteplici sfaccettature della personalità del sette volte premier usando il suo riflesso proprio sul tavolo. E notiamo che, tutto sommato, quell’atmosfera dark non è poi così lontana dal personaggio che stiamo fotografando.

E così ci vengono due intuizioni: mostrare negli scatti l’illuminazione tenue dell’ambiente e, allo stesso tempo, puntare un flash su Andreotti. Una sorta di riflettore sparato sul suo volto, come a dire: “Ecco finalmente la verità, ecco finalmente chi è davvero Giulio Andreotti.”

Lo shooting fila via liscio, il tempo passa veloce in compagnia del suo proverbiale umorismo e della sua sincera gentilezza. Meno velocemente passerà il ricordo dell’incontro con una persona che nel bene o nel male ha segnato la vita di noi poveri, comuni esseri umani. Ma che volete farci: il divo è lui.

 

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