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Offerta del Fondo Kkr per Tim: le reazioni

E Vivendi dichiara: “Non siamo interessati”

È successo tutto nelle scorse ore e ve ne abbiamo prontamente dato notizia in un articolo.

Nella giornata di ieri, domenica 21 novembre, il Fondo americano Kkr ha lanciato un’Opa (offerta di pubblico acquisto) su Tim.

Al di là del fatto che l’interesse del Fondo ha fatto decollare le azioni dell’azienda di telecomunicazioni in Piazza Affari, in queste ore è un susseguirsi di dichiarazioni. Da parte degli azionisti di Tim, naturalmente, ma anche dalla politica, dai sindacati e dagli esperti del settore.

Cerchiamo di fare il punto della situazione. Vediamo come è strutturata l’offerta, scopriamo poi cos’è il Fondo Kkr che si è interessato a Tim. E intercettiamo infine le principali reazioni suscitate da un interesse che ha movimentato questa apertura di settimana.

kkr

L’Opa di Kkr su Tim

Nella giornata di domenica 21 novembre il Fondo americano Kkr ha lanciato un’offerta di pubblico acquisto sul 100% di Tim, con una proposta “indicativa” di 0,505 euro ad azione. L’offerta di Kkr sarebbe dunque pari a 11 miliardi di euro: una valorizzazione del 60% rispetto al valore di Tim.

Pur trattandosi di un’offerta “amichevole” e non vincolante, il titolo è immediatamente volato in Borsa: ha guadagnato quasi il 23% circa, e le azioni sono arrivate a 0,4277 euro.

Il consiglio di amministrazione di Tim ha accolto con sorpresa la mossa di Kkr, giunta all’indomani della convocazione per venerdì 26 di un consiglio straordinario. Temi del giorno saranno il deterioramento dei conti, la governance societaria e le strategie per il futuro.

L’amministratore delegato Luigi Gubitosi non ha ricevuto nessun mandato per negoziare l’offerta, e neppure per nominare un advisor per un eventuale tavolo con Kkr.

L’offerta del Fondo si sarebbe concretizzata negli ultimi giorni, mentre è noto da tempo l’interesse di altri due fondi, Cvc e Advent, per l’azienda italiana di telecomunicazioni.

Il Fondo Kkr

Il Fondo Kkr, creato nel 1976 e quotato alla Borsa di New York dal 2010, è una società attiva su scala globale che si occupa di investimenti.

Ha uffici in 21 città distribuite in quattro continenti e più di 1.700 dipendenti. Il portafoglio di oltre 100 società nei propri fondi di private equity assicura alle casse del fondo circa 244 miliardi di dollari di ricavi all’anno.

La nota del Governo

Tramite una nota del Ministero dell’Economia e delle Finanze, pubblicata sempre nella giornata di domenica 21 novembre, “il Governo prende atto dell’interesse per TIM manifestato da investitori istituzionali qualificati.

L’interesse di questi investitori a fare investimenti in importanti aziende italiane è una notizia positiva per il Paese. Se questo dovesse concretizzarsi, sarà in primo luogo il mercato a valutare la solidità del progetto.

TIM è il maggiore operatore di telefonia del Paese. È anche la società che detiene la parte più rilevante dell’infrastruttura di telecomunicazione. Il Governo seguirà con attenzione gli sviluppi della manifestazione di interesse e valuterà attentamente, anche riguardo all’esercizio delle proprie prerogative, i progetti che interessino l’infrastruttura.

L’obiettivo del Governo è assicurare che questi progetti siano compatibili con il rapido completamento della connessione con banda ultralarga, secondo quanto prefigurato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con gli investimenti necessari nello sviluppo dell’infrastruttura, e con la salvaguardia e la crescita dell’occupazione.”

Un gruppo di lavoro ad hoc

Nella parte finale della nota, il Ministero dell’Economia e delle Finanze spiega che la vicenda Kkr-Tim sarà seguita da “un Gruppo di lavoro composto dagli esponenti di Governo titolari delle competenze istituzionali principalmente coinvolte, oltre che dalle Amministrazioni e da esperti”.

tim

La preoccupazione dei sindacati

Nella convulsa giornata di domenica 21 novembre arriva anche la dichiarazione dei sindacati, che si mostrano decisamente scettici sull’offerta di Kkr.

Maurizio Landini, segretario della Cgil, ha dichiarato che “in un settore strategico come quello delle telecomunicazioni lo Stato italiano non può subire semplicemente la logica del mercato. Serve un piano industriale finalizzato alla costruzione della rete unica. Senza escludere il ricorso al Golden power se il progetto di Kkr dovesse essere in contrasto con l’interesse industriale ed occupazionale del Paese”.

Ricordiamo che il Golden power consente “all’autorità pubblica di intervenire nelle transazioni di mercato riguardanti società qualificate come strategiche.”

Intanto, compatti, i sindacati delle telecomunicazioni hanno avviato le procedure di legge “per la proclamazione dello stato di agitazione e le iniziative di sciopero a sostegno della vertenza in oggetto in tutte le aziende italiane del Gruppo Tim”.

Il no di Vivendi

A poche ore di distanza dall’offerta di pubblico acquisto, arriva il no di Vivendi. Il gruppo di Vincent Bolloré, maggior azionista di Tim (ne detiene il 23,68%), ha fatto sapere che “l’offerta di KKR è totalmente insufficiente. Noi non siamo in discussione con nessun fondo. Siamo un azionista di lungo termine”.

Offerta

I commenti della politica

Secondo indiscrezioni di parte della stampa, dietro l’Opa di Kkr potrebbe esserci un colpo di coda di Gubitosi, messo sotto accusa da Vivendi per il deterioramento dei conti.

Apertamente critico verso Gubitosi è anche il segretario della Lega, Matteo Salvini. Che ha detto: “A Tim, e quindi all’Italia, servono un partner e un piano industriale che valorizzino e rafforzino l’azienda, non un’operazione finanziaria che rischia di portare a uno spezzatino di una realtà così importante per il Paese. Inoltre, visti i non brillanti risultati degli ultimi mesi, il cambio ai vertici auspicato da più parti pare tema non più rinviabile.”

E su Twitter il senatore del Partito democratico e responsabile Economia e finanze nella segreteria nazionale Pd, Antonio Misiani, ha scritto: “Le reti Tlc sono un asset strategico del Paese e un punto chiave del Pnrr. Per questo il futuro di Tim va seguito dal governo con la massima attenzione, rapportandosi con il Parlamento e mettendo al centro l’occupazione e la sicurezza nazionale”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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