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5 motivi per guardare La Casa di Carta: Corea

Se siete fan de La Casa de Papel, questa versione coreana potrebbe sorprendervi

La Casa di Carta: Corea è il nuovo remake targato Netflix del fenomeno popolare spagnolo La Casa de Papel. Questo nuovo prodotto seriale, nonostante si presenti estremamente fedele all’originale, riesce comunque a spiccare e ad offrire una storia a sé stante. Scopriamo i cinque motivi per cui dovreste dare una possibilità a questo nuovo remake.

Perché guardare La Casa di Carta: Corea – Nord e Sud

La trama è pressoché la stessa: un uomo occhialuto e piuttosto nerd che si fa chiamare Il Professore riunisce un gruppo eterogeneo di criminali e organizza un colpo nella Zecca nazionale coreana. La prima differenza però sta proprio qui: ci troviamo in un periodo storico in cui le due Coree sono unite.

Da questo punto di vista, come potete immaginare, il prodotto ci offre una storia molto coreana e, a tratti, particolarmente politica.

Ambientato nel 2025, La Casa di Carta: Corea presenta una Corea del Nord e una Corea del Sud prossime all’unificazione e non più in guerra l’una con l’altra. Il Nord è ormai così aperto che i BTS – e altri artisti kpop la cui musica era stata precedentemente vietata nel Nord – fanno il tutto esaurito ai concerti di Pyongyang. Inoltre i cittadini sono liberi di viaggiare tra le nazioni e la promessa del capitalismo invoglia i nordcoreani, come la giovane Tokyo, a recarsi a Seoul.

Una volta lì, scopre però che le sue opzioni sono limitate. Può lavorare legalmente come cameriera – e rischiare di non arrivare a fine mese – o illegalmente come escort per uomini sudcoreani che hanno un debole per le donne nordcoreane. La sera in cui decide che la sua vita non vale più la pena di essere vissuta, il suo angelo custode compare all’improvviso.

Se quindi le due Coree sono ora unificate, dove avviene la rapina organizzata dal Professore? Molto semplice, nell’Area Economica Congiunta, una zona che ricorda la reale Area di Sicurezza Congiunta della penisola coreana, una parte della Zona Demilitarizzata nota anche come Villaggio della Tregua. Questo è infatti l’unico punto di incontro delle milizie di Corea del Nord e Corea del Sud ed è l’unico luogo in cui si svolgono i negoziati diplomatici tra le due Coree.

La complicata relazione tra Nord e Sud, però, non si può risolvere con l’unificazione e le profonde tensioni tra i cittadini sono presenti durante i sei episodi. Si possono notare tra gli ostaggi ma anche tra i membri della banda e i membri della polizia.

Un altro aspetto interessante lo si può trovare anche negli accenti e nei modi di parlare. Da una parte abbiamo l’affascinante “satoori” (un dialetto regionale) parlato da Denver e suo padre Mosca; dall’altra il classico accento della città parlato da Rio e, infine, abbiamo il pesante accento nordcoreano di Berlino che però si differenzia da quello parlato da Tokyo.

È così tremendamente affascinante e particolare.

La cultura

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Nella versione originale realizzata da Álex Pina, i rapitori indossano una maschera di Salvador Dalì, famoso pittore spagnolo. Come potete immaginare non avrebbe avuto senso indossare quella stessa maschera in una versione coreana.

Per questo motivo, come molti hanno potuto notare dalle immagini e dal trailer pubblicati nei mesi scorsi da Netflix, i membri di questa banda di rapitori indossano un’altra maschera: la Hahoetal. Quella utilizzata nel remake coreano è una maschera tradizionale coreana utilizzata nella famosa cerimonia Hahoe Pyolshin-gut t’al nori, risalente al XII secolo.

Le maschere, ognuna delle quali rappresenta un personaggio in particolare, sono originarie del villaggio Hahoe Byeongsan e vengono utilizzate durante le danze rituali previste dalla cerimonia. In particolare, la maschera utilizzata ne La Casa di Carta: Corea appartiene al personaggio più forte e potente di tutti, Yangban, ovvero il personaggio più forte e potente di tutti.

Il cast

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Tutti noi ci siamo affezionati al cast originale e alle loro stranezze, ed è quindi normale non essere pienamente propensi ad accettarne di nuovi. Vedere nuovi attori ed attrici interpretare i nostri personaggi preferiti potrebbe far storcere il naso ad alcuni oppure incuriosire altri.

Noi possiamo affermare che questo nuovo cast porta onore alle loro controparti spagnole, sembrano quasi cugini alla lontana. Ciascun attore interpreta con fedeltà ed originalità il proprio personaggio, offrendo al pubblico qualcosa di familiare ma, al contempo, nuovo.

Il rapporto tra Mosca e Denver anche qui è estremamente dolce ed affettuoso; i due non smettono mai di stringerci il cuore con battute sciocche e comportamenti padre-figlio adorabili. Il personaggio di Berlino, invece, è probabilmente uno dei nostri preferiti – come è accaduto per la versione originale. Park Hae-soo, che molti di voi hanno già conosciuto in Squid Game, offre a Berlino un aspetto ancora più inquietante e spaventoso; sembra quasi un’ombra che non vuole abbandonarci.

Abbiamo però notato delle differenze, in particolare nel personaggio di Tokyo. La Tokyo presentata nella versione coreana è molto diversa dalla sua controparte spagnola e sembra anche particolarmente incline a voler far rispettare il piano del Professore. Dal nostro punto di vista, escludendo il caschetto, non condivide molto con la Tokyo interpretata da Úrsula Corberó – il che potrebbe essere un enorme vantaggio, per molti spettatori.

La trama

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Abbiamo già detto che la trama de La Casa de Carta: Corea è molto fedele a quella spagnola, ed è vero. Tuttavia ci sono delle piccole differenze che rendono questo prodotto seriale unico nel suo genere; non vogliamo entrare nello specifico per non rovinarvi quelle piccole sorprese ma dovete sapere che gli sceneggiatori coreani sono riusciti a condensare la prima stagione de La Casa de Papel in sei episodi.

Molti di voi potrebbero pensare che in questo modo abbiano omesso delle informazioni oppure velocizzato troppo gli eventi. In realtà non è così. Anzi, possiamo affermare che questa versione coreana risulta essere dinamica, piena di azione e tensione.

Ad ogni evento che già conoscete, la versione coreana ha aggiunto un piccolo dettaglio che lo rende unico.

La Casa di Carta: Corea e La Casa de Papel – niente paragoni

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Concludiamo in modo piuttosto particolare. Forse molti di voi si aspettavano un motivo più valido o sensato ma permetteteci di spiegarci meglio. Spesso e volentieri i remake non portano onore al prodotto a cui si ispirano. A volte mancano dei dettagli importanti; altre volte un personaggio è l’opposto dell’originale oppure c’è qualcosa che non funziona, punto e basta.

Il nostro obiettivo con questo articolo non è quello di fare paragoni. Non ci piacciono e li troviamo inutili.

La Casa di Carta: Corea e La Casa de Papel sono due prodotti estremamente simili tra di loro, originali ma anche unici nel loro genere. La trama è simile, i personaggi si somigliano e il loro obiettivo è lo stesso: far parlare di loro. La differenza sta però nei dettagli ed entrambe le versioni fanno propri questi dettagli.

Entrambe le versioni spiccano a modo loro e, a modo loro, conquisteranno una fetta di pubblico. Non ha senso affermare che una è migliore dell’altra; noi le abbiamo apprezzate entrambe, nelle loro differenze, nei loro pregi e difetti e siamo certi che potrete farlo anche voi.

Per concludere vi ricordiamo che la prima stagione de La Casa di Carta: Corea è ora disponibile su Netflix.

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Veronica Ronnie Lorenzini

Videogiochi, serie tv ad ogni ora del giorno, film e una tazza di thé caldo: ripetere, se necessario.

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