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Gli italiani pagherebbero per vivere in una smart city

Quali città del nostro Paese sono smart? La risposta in un sondaggio

Quando si dice “pagherei per viverci”, spesso si fa un’iperbole, cioè non si dice esattamente quel che si pensa, ma si esagera un po’.

Non così per quanto riguarda il desiderio degli italiani di vivere in una smart city: molti dei nostri connazionali coinvolti in un sondaggio sarebbero disposti a spendere pur di vivere in una città intelligente. Ma spendere quanto? E come siamo messi, nel nostro Paese, quanto a città smart? Quali sono virtuose e quali stanno ancora arrancando in questo senso?

A questa e ad altre domande prova a rispondere un sondaggio promosso da Intel Italia e commissionato a Pepe Research, società italiana di ricerche di mercato e sociopolitiche. Il titolo (eloquente) dell’indagine è “Gli italiani e le smart city”.

Il sondaggio

La ricerca voluta da Intel e condotta da Pepe Research si è svolta dall’11 al 23 ottobre 2021 e ha coinvolto 2010 nostri connazionali di età compresa tra i 18 e i 64 anni.

Il sondaggio ha riguardato diversi aspetti del rapporto tra gli intervistati e le smart city. Scopriamo qualche dato.

milano

Gli italiani sanno cosa sono le smart city?

Il primo dato non è forse dei più incoraggianti. Perché quasi la metà del campione (49%) non sa cosa sia una smart city o ne ha un’idea vaga.

Chi si è mostrato interessato all’argomento ha citato alcuni elementi ritenuti fondamentali in una città intelligente. E cioè l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità (48%), la sicurezza (45%) e l’efficienza energetica e mobilità intelligente (40%).

Più gli intervistati sono giovani, e più i loro interessi si spostano dalla sicurezza (che importa soprattutto ai più maturi) verso l’ambiente.

Quanto sono smart le città italiane

Chiamati a rispondere su quanto sia smart la propria città di riferimento, il campione intervistato ha messo in testa alla classifica Milano, seguita da Bologna e Padova. Fanalino di coda è Roma, in decima e ultima posizione.

Con un’altra domanda si chiedeva una proiezione su quanto saranno smart le medesime città tra dieci anni, e in tutti i casi la stima degli intervistati è per così dire al rialzo. Secondo le loro previsioni, infatti, in questo senso tutte le principali città italiane andranno migliorando.

Su un punteggio massimo di 10, ad esempio, Milano ha guadagnato un 6,2. Che però diventa 7,4 nella proiezione al 2032. E Roma, che ora ha solo un 4,3, arriverà a 5,6.

In generale, appena il 13% degli intervistati pensa di vivere in una smart city, ma il 68% confida che ci vivrà nei prossimi 10 anni.

Le categorie più avvantaggiate

Secondo gli intervistati, la vita in una smart city migliorerebbe soprattutto per i giovani (per l’89% del campione) e per le giovani coppie (88%). Ma anche gli anziani starebbero meglio in una città intelligente, almeno per il 62% degli interpellati.

Pagheresti per viverci?

Il 61% si traferirebbe in una smart city situata nella propria regione, e il 79% se fosse nella propria provincia. E all’87% sposterebbe tutte le proprie attività lavorative in una smart city se la distanza rispetto alla residenza potesse coprirsi con uno spostamento inferiore alla mezz’ora.

Tornando alla domanda posta all’inizio dell’articolo, scopriamo che il 68% dei nostri concittadini sarebbe disposto a sostenere un costo economico pur di vivere negli agi di una smart city. Di quale entità? La maggior parte degli intervistati spenderebbe circa 150 euro in più all’anno. Ma il 18% del campione arriverebbe addirittura a un investimento mensile di 600 euro.

Smart: city e working

Legato a doppio filo alla smart city è lo smart working.

Il 78% del campione sostiene che questa modalità lavorativa ha cambiato il proprio modo di rapportarsi con il territorio, soprattutto per quanto riguarda il numero degli spostamenti e la quantità di luoghi frequentati.

Una percentuale superiore di un punto, il 79%, vorrebbe quindi proseguire nel lavoro agile per un numero maggiore di ore. Anche se ben l’83% lo ritiene migliorabile in diversi aspetti. Il 45% degli intervistati, ad esempio, reputa inadeguata la dotazione software e hardware.

Il commento di Intel

Andrea Toigo, EMEA IoT Manager di Intel, ha commentato i risultati del sondaggio commissionato a Pepe Research.

Toigo ha detto: “Le città moderne crescono rapidamente, con un 55% della popolazione mondiale che vive in una città e una crescita prevista del 13% entro il 2050. Le città vivono la sfida di fornire servizi di migliore qualità e più sostenibili, di migliorare la sicurezza pubblica, di affrontare problematiche ambientali e di promuovere l’economia locale.

Per ottenere tutto questo si guarda a soluzioni tecnologiche. Tecnologie quali la Internet of Things (IoT), l’intelligenza artificiale (AI) e il 5G possono sostenere le città nel migliorare i servizi, la sicurezza, l’ambiente e la pianificazione urbana. La portata e l’impatto sono ampi, ma ogni applicazione comporta un miglioramento nella qualità della vita dei cittadini.”

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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