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Le VPN sono davvero sicure come dicono?

I dubbi del Parlamento americano e il rapporto con le leggi sull'aborto

Quanto sono sicure le VPN, quando il rischio per un mancato anonimato potrebbero essere pene severe? Non stiamo parlando di criminali incalliti ma di donne negli Stati Uniti che cercano di praticare il diritto l’aborto, dopo che in molti Stati è diventato illegale. Due parlamentari democratici hanno quindi chiesto chiarezza sui Virtual Private Network (VPN), che rischierebbero di creare problemi alle donne che le utilizzano pensando siano più sicure di quello che in realtà sono.

Le VPN sono sicure? Il diritto all’aborto negli USA e la privacy online

La decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di annullare la decisione “Roe v. Wade”, che fino a poche settimane fa sanciva il diritto all’aborto negli USA, sta avendo conseguenze enormi. Diversi Stati americani a maggioranza repubblicana hanno già ristretto o reso illegale l’aborto, sebbene sia un diritto sostenuto dalla maggioranza degli americani. E sebbene non stia diminuendo il numero di donne che cercano un’interruzione della gravidanza.

Infatti diverse donne e famiglie stanno cercando Stati e ospedali in cui la pratica è ancora legale, stanno contattando strutture e associazioni a sostegno dell’autonomia del corpo femminile. E ovviamente lo stanno facendo tramite internet. Se Google ha annunciato che cancellerà in automatico la cronologia di chi cerca informazioni sulle cliniche per abortire, molti utilizzano le VPN per navigazioni più sicure. Ma lo sono davvero?

I dubbi del Parlamento USA

La deputata Anna Eshoo (Democratica della California) e il senatore Ron Wyden (Democratico dell’Oregon) hanno scritto una lettera alla FTC, la Federal Trade Commission, per indagare le pratiche delle VPN. Secondo i politici americani infatti chi gestisce le VPN pubblicizza un livello di sicurezza che non riescono a mantenere.

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I legislatori citano uno studio di Consumer Reports che indica che il 75% delle più popolari VPN promettono un livello di sicurezza superiore alla realtà. E questo porta “chi cerca di praticare l’aborto ad avere un malriposto senso di sicurezza”. Inoltre, riportano recenti accuse ad alcune VPN per vendere i dati degli utenti. E lamentano una “mancanza di strumenti pratici o ricerche indipendenti per valutare le promesse sulla sicurezza delle VPN“.

Per Eshoo e Wyden, la presunta mancanza di sicurezza diventa insopportabile dopo le recenti decisioni della Corte Suprema. “Con l’aborto già illegale o che diventerà illegale in 13 Stati e molti di più che lo limitano severamente, queste pratiche abusive diventano semplicemente insopportabili”.

Più chiarezza e sicurezza per le pazienti

Quindi chiedono alla FTC di analizzare l’operato delle VPN per testare se siano effettivamente sicure per le donne che intendono consulenza sull’aborto. Inoltre invitano a creare una brochure che informi in maniera chiara sulla privacy online, per evitare che le donne mal ripongano la propria fiducia.

Il presidente Joe Biden ha di recente firmato un ordine esecutivo per proteggere la privacy delle pazienti che cercano una procedura abortiva. E diverse aziende tecnologiche hanno sottoscritto l’impegno a proteggere le donne durante questi tempi difficili.

Una più attenta gestione dei dati personali non risolve la scioccante decisione della Corte Suprema, cavalcata immediatamente da diversi Stati americani. Ma permette di proteggere il diritto alla privacy dei pazienti, che almeno per adesso resta un diritto garantito a livello federale in America.

Vi terremo aggiornati su questa vicenda.

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Source
The Verge

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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