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Con Giulio Cesare Ricci di Fonè parliamo di vinile e CD

CD vs Vinile. Quale suona meglio? ne parliamo con Giulio Cesare Ricci

CD o vinile è la domanda che suscita tanto clamore tra gli appassionati di musica, Giulio Cesare Ricci di Fonè ci dice la sua. C’è chi sostiene che sia meglio l’uno e chi invece sostiene che sia meglio l’altro. C’è chi parla di calore del vinile e chi esalta la dinamica del CD. Insomma non è facile dare una risposta.

I tecnici cercano di dare un senso alla fatidica domanda CD o vinile tramite delle misure molto tecniche che diciamocelo, pur essendo molto interessanti per gli addetti ai lavori, lo sono molto meno per chi semplicemente vuole ascoltarsi il disco del suo artista preferito.

Una cosa è sicura: il vinile di questi tempi è estremamente di moda e quando una cosa è di moda i costi si alzano e presi dall’entusiasmo del momento magari si potrebbero fare delle scelte avventate. Abbiamo così deciso di parlare della questione CD o vinile con Giulio Cesare Ricci, titolare della famosa casa discografica Fonè.

Giulio Cesare per chi non lo sapesse è stato definito “mastro vinile” da Renzo Arbore e quindi chi meglio di lui potrà dipanare i nostri dubbi?

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Dai tempi dei tempi gli appassionati si pongono la fatidica domanda: “meglio il CD o il vinile?” Fermo restando che non è facile rispondere e la risposta è influenzata da diversi fattori, chi ha riscoperto da poco il vinile rimane colpito dal calore “sprigionato” dalla gamma media. Qual è il tuo parere a riguardo?

“La domanda che mi fai è una domanda che da anni mi viene posta dalla maggior parte degli appassionati incontrati nei vari Gran Galà dell’Alta Fedeltà che ho organizzato in Italia e nelle fiere all’estero. È molto facile dare una risposta superficiale, molto difficile è dare una risposta seria e attendibile. Provo a farlo: la prima cosa è mettere dei punti fermi, partendo innanzitutto dal budget che mettiamo a disposizione per fare la prova nella sorgente analogica e nella sorgente digitale.

È fondamentale che la cifra destinata ad entrambe le sorgenti sia la medesima. Teniamo come punto fermo il resto dell’impianto, ciò significa che nella nostra prova varieremo la sorgente ma terremo fisso il sistema (amplificazione, cavi, casse). L’altro aspetto fondamentale affinché la nostra prova sia attendibile è che l’album che prendiamo come riferimento per la prova sia lo stesso e disponibile sia su supporto CD che su supporto vinile. Sarebbe molto importante che il suono del CD sia nativo digitale mentre il suono del vinile sia nativo analogico.

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“Questo aspetto è quasi impossibile da ottenere, Fonè può dare questo perché tutti i suoi album hanno un doppio master: uno analogico e uno digitale e di conseguenza un vero supporto analogico e un vero supporto digitale. Sfortunatamente la maggior parte delle case discografiche non realizza il doppio master. Se abbiamo quindi una condizione ideale, possiamo procedere alla prova d’ascolto per confrontare il Cd con il Vinile.

Secondo le tantissime prove di ascolto che in tutti questi anni ho effettuato, ci sono alcuni particolari che apprezzo di più nel supporto analogico e altri che apprezzo di più nel supporto digitale. A parità di condizioni, mi è difficile preferire l’uno o l’altro.

Nel vinile apprezzo una maggiore naturalezza di suono e morbidezza della gamma media, nel digitale apprezzo di più la gamma bassa che risulta essere più profonda e più precisa. Per quanto riguarda la gamma alta, nel vinile è sicuramente più trasparente ma nel digitale è un po’ più estesa

Parlando di tridimensionalità del suono, questa dipende molto dalla tridimensionalità che è stata ottenuta durante la registrazione. Nel vinile ci può essere una maggiore profondità, altezza e larghezza di campo rendendo così più realistica  l’acustica della registrazione,  mentre nel CD ci può essere una maggiore precisione dei vari strumenti, voce etc nello spazio. In conclusione non per nostalgia ma per apprezzamento di alcuni parametri che ho descritto precedentemente, a parità di condizioni preferisco il vinile“.

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Attorno al 1982 la musica digitale entra a far parte della nostra vita, facendo cadere pian piano il vinile nel dimenticatoio. Oggi a distanza di più di 40 anni il vinile sta vivendo una nuova giovinezza ma quanta conoscenza c’è secondo te della materia? Tra gli appassionati, escludendo i vecchi affezionati, regna parecchia confusione, tanto che i giradischi che vanno per la maggiore sono quelli plug and play dove oltre a posizionare il disco sul piatto rimane ben poco da fare. Tra gli addetti ai lavori qual è la situazione?

“Certamente a partire dal 1982 il CD è diventato il supporto per diffondere la musica. Ho creato Fonè nel 1983 quando il CD iniziava a diffondersi nel mondo. Le mie uscite però erano in vinile perché sono nato analogico e ho sempre considerato il vinile un riferimento assoluto. Nell’83 quando le multinazionali avevano organizzato il “funerale del vinile”, il vinile aveva raggiunto la sua massima espressione qualitativa e quindi i vinili Fonè che ho iniziato a realizzare erano fantastici ma mai stampati in Italia.

Sfortunatamente in Italia è sempre stato realizzato un vinile di qualità normale. Volendo un vinile molto speciale ho realizzato dei vinili Fonè analogici al 100%, il master lo incidevo con il leggendario registratore Nagra 4s, taglio di lacca presso la scozzese LINN con un tornio Scully “a cinghia” e uno stampaggio effettuato presso la tedesca TELDEC Telefunken .

Così ho iniziato il mio percorso produttivo con il vinile che non ho mai abbandonato anche negli anni successivi quando venivo ridicolizzato, schernito perché continuavo a produrre vinili. Quindi 40 anni dedicati all’analogico e al vinile, tanto è vero che il grande Renzo Arbore mi chiama Mastro Vinile.

Alcuni anni fa la nuova giovinezza del vinile non mi ha trovato impreparato, ero pronto a dare il mio contributo al nuovo rinascimento di questo straordinario supporto anche perché dal 1983 ad oggi non mi sono mai fermato a produrre il vinile nonostante abbia ricevuto anche dei giudizi pesanti per la mia scelta di merito. Per quanto riguarda il CD, ho da subito registrato i miei album con il doppio master anche digitale, ma ho atteso alcuni anni prima di pubblicare le mie registrazioni digitali su supporto CD.

I primi CD avevano un suono imbarazzante e quindi mi sono impegnato per cercare di rendere il suono digitale timbricamente più corretto, più armonico e più naturale. Con il passare degli anni questo è avvenuto e quindi per me è stato eccitante presentare i miei album sia in vinile che in CD.

Tra gli appassionati c’è confusione ma mi permetto di dire che c’è sicuramente confusione anche all’inizio della filiera e cioè in ambito produttivo e tra gli operatori del settore. Ma è normale che ci sia della confusione perché sono 40 anni che si è pensato solo a sviluppare, migliorare e rendere più diffuso il dominio digitale. Mentre al dominio analogico e quindi al vinile, 40 anni fa è stato organizzato il “funerale” e quindi c’è stata una chiara volontà a farlo morire.

Questo significa che i nuovi ingegneri, i nuovi tecnici, i nuovi operatori hanno un vuoto di preparazione, di cultura tecnologica, di esperienza, vuoto nella maggior parte dei casi non colmabile perchè le persone che allora hanno reso grande il vinile, oggi malauguratamente non ci sono più. La mia esperienza in ambito analogico/vinile è iniziata professionalmente a 21 anni ed è sempre stata arricchita e coltivata cercando il confronto con i grandi “esperti” del passato che in quegli anni erano sempre in piena forma.

Queste relazioni, una continua esperienza e tanto lavoro mi ha permesso anche oggi di realizzare un prodotto vinilico “allo stato dell’arte” tutto questo per soddisfare i tanti appassionati disseminati in tutto il mondo e dimostrare che anche oggi è possibile realizzare un prodotto di grande qualità. Sono sempre molte però le persone che nel mondo hanno una cultura e una preparazione analogica importante ed è con loro che le giovani generazioni si devono confrontare per cercare di dare un contributo costruttivo, qualitativo e professionale a questa nuova giovinezza del Vinile.

Sono certo che questo avverrà sia perchè gli artisti, anche i più giovani, vogliono vivere il vinile dal punto di vista produttivo, ma anche il pubblico dei più giovani vuole crescere ed ascoltare dei vinili con giradischi più sofisticati ecco perchè anche i negozianti devono, con tempi certi e ravvicinati, dimostrare capacità e nuova preparazione per essere maggiormente competitivi su questo argomento. Vendere un giradischi non è come vendere un lettore CD.

Il lettore CD per farlo funzionare è sufficiente collegarlo all’impianto e attaccarlo alla corrente, il giradischi invece va ottimizzato, tarato nelle sue varie parti: la base, il piatto, braccio-testina etc..

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Quali vinili scegliere? È credenza diffusa che i vinili vintage, specie in alcune edizioni, suonino in maniera decisamente migliore. Probabilmente è vero in parte. Volendo anche oggi c’è la possibilità di realizzare un ottimo vinile coniugando le tecnologie attuali con quelle del passato. Puoi dirci qualcosa sui vari approcci e soprattutto su quello Fonè che sfrutta macchine d’epoca restaurate come i registratori Studer o i microfoni Neuman?

“Sono d’accordo con quello che hai detto riguardo gli album vintage, alcuni di questi suonano sicuramente molto bene anche perchè stiamo parlando spesso di album realizzati con  master analogici “freschi”, registrati nel periodo e di lì a poco stampati in vinile. I vinili vintage non sono stati stampati con master che hanno 30/40 anni d’età!

È molto importante però il paese dove sono stati stampati; i migliori in assoluto sono quelli giapponesi e sicuramente una parte della produzione americana, tedesca e inglese, sfortunatamente come ho precedentemente sottolineato la produzione italiana è sempre stata qualitativamente normale e quindi le stampe vintage italiane non le annovero tra i vinili vintage di riferimento. Volendo, anche oggi c’è la possibilità di realizzare un ottimo vinile coniugando le tecnologie attuali con quelle del passato anche perchè è quello che stò facendo da 40 anni a questa parte.

Per fare questo è fondamentale utilizzare macchinari d’epoca di riferimento perfettamente funzionanti e soprattutto “saperci andare”. Una mia costante qualitativa è stata di raccogliere questi macchinari, restaurarli perfettamente in ogni loro parte e confrontarmi con alcuni ingegneri dell’epoca d’oro per arricchirmi da un punto di vista professionale ed essere nella migliore condizione per sfruttare al massimo l’utilizzo di questi sistemi. Ma chi ha fatto tutto questo oltre a me?

Ho la sensazione che la risposta sia: molto pochi. Quindi sfortunatamente molto poche, oggi, sono le produzioni internazionali di vinili di altissima qualità. La maggior parte dei discografici ha sfruttato il “rinascimento del vinile” per realizzare un prodotto molto normale, spesso anche scandente esclusivamente per offrire un’ampia scelta di repertorio  a discapito del suono e del supporto.
Questo è molto grave anche perchè rischia di compromettere questo “rinascimento” e di allontanare il nuovo pubblico vinilico da questo straordinario supporto.

In casa Fonè si parte dalla registrazione che deve essere rigorosamente analogica. Nella maggior parte delle produzioni che vengono fatte in questi ultimi anni, la partenza è malauguratamente da master digitale: partenza pessima! In casa Fonè da 40 anni a questa parte ogni produzione ha un doppio master: analogico e digitale. Per quanto riguarda le macchine di registrazione negli anni ho utilizzato inizialmente il Nagra 4s 38 cm/sec 2 tracce, successivamente lo Studer J37 (a valvole) 38 cm/sec 2 tracce e da quasi 30 anni i leggendari Ampex ATR 102  76 cm/sec con nastri da 1/2 pollice.

Un altro elemento qualitativo in casa Fonè è che sulla lacca nella fase di cutting trasferisco il master analogico originale e non il master copy. Quindi un trasferimento analogico al 100%. Con queste macchine analogiche che hanno fatto la storia del vinile ho un rapporto umano e viscerale.
Spesso negli anni l’utilizzo di questi macchinari è stato ridicolizzato: “Ma queste macchine dove le hai comprate? da Anticaja e Petrella (famosissimo rigattiere romano)”.

Adesso queste macchine le vorrebbero tutti!”

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Che cosa vuol dire produrre un vinile nel 2022? Quali sono le difficoltà a cui va incontro un produttore?

Produrre vinile nel 2022 è un’impresa titanica, piena di insidie. Vorrei ricordare che i sistemi di pressaggio per stampare i vinili, i più giovani sono dei primi anni ’70. Queste presse nella maggior parte dei casi hanno avuto 35 anni di fermo macchina, polvere e ruggine. Stiamo parlando di macchinari datati con una manutenzione difficile da effettuare. I tecnici dell’epoca nella maggior parte dei casi non sono più operativi…. e già questa non è una buona partenza. Sfortunatamente non hanno trasmesso ai giovani la loro professionalità ed esperienza.

Questo significa che l’operatività di questi ultimi anni è molto precaria, oserei dire “pressappochista”, c’è poca e superficiale conoscenza dell’argomento ma al contrario tanta arroganza e presunzione. Nel mio caso, dal momento che ho messo il naso in questo argomento da quando avevo 19 anni, in tutti questi anni ho cercato di dare consigli e indicazioni operative ai giovani tecnici che hanno lavorato per stampare i vinili Fonè e i risultati si sono visti.

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Quali sono i consigli di Giulio Cesare Ricci di Fonè ad un appassionato del vinile alle prime armi?

È fondamentale rapportarsi a un negoziante d’esperienza, appassionato e competente e iniziare con un impianto d’ascolto piccolo ma qualitativamente accettabile. Questo per cominciare da subito a sentire le differenze tra l’ascolto di un vinile e l’ascolto di un CD. Molto importante è la scelta dei supporti e quindi dei vinili da ascoltare: se il disco è modesto la qualità d’ascolto non sarà convincente.

Anche con un piccolo impianto un buon vinile ti trasmette emozione, calore, coinvolgimento e per far questo è fondamentale il confronto tra veri appassionati e veri operatori del settore. Inoltre farsi un’idea leggendo recensioni nei vari strumenti di comunicazione non prendendo tutte le affermazioni come oro colato perchè, in alcuni casi, la stampa qualificata non è così obiettiva.

Voi che giradischi utilizzate? Dove comprate i vinili? Avete fatto la comparazione vinile vs CD?

Che aspettate? Scrivetecelo nei commenti qui sotto, siamo curiosi di conoscere le vostre esperienze.

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Francesco Taddei

Appassionato di musica fin da bambino, con una grande passione per l'alta fedeltà. Adoro la tecnologia e tutto ciò che la circonda. Da sempre fautore della "casalinga di Voghera" cerco di dialogare con le persone parlando in maniera semplice. Su Instagram trovi le mie peripezie giornaliere tra elettroniche e qualche tentativo (molto maldestro) di DIY audio.

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Un commento

  1. Secondo voi con un budget di circa 500 Euro è meglio rivolgersi ad una sorgente digitale o analogica?

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