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In Russia il riconoscimento facciale è usato per reprimere il dissenso

E gli ucraini lo adoperano per identificare l’esercito di Mosca

Qualche mese fa, quando nessuno di noi nemmeno sospettava di una futura invasione dell’Ucraina decisa dal governo di Mosca, vi avevamo parlato del riconoscimento facciale in Russia.

La breve notizia era in realtà contenuta all’interno di un discorso più ampio, in cui mostravamo i diversi utilizzi di questo mezzo controverso. L’articolo parlava dell’uso dello strumento per pagare la mensa aziendale in nove istituti scolastici della Scozia. Vi avevamo anche accennato al fatto che nella metropolitana di Mosca, la più affollata d’Europa, è stata istituita proprio una tecnologia basata sul riconoscimento facciale. L’uso (facoltativo) della tecnologia Face Pay, questo il suo nome, è stata ufficialmente attivata per snellire le code all’ingresso delle stazioni. Il riconoscimento, peraltro, avviene anche con solo il 40% del volto scoperto.

Tuttavia, nell’articolo insinuavamo un dubbio che oggi risuona tristemente profetico. Scrivevamo: “Il timore è che le videocamere installate nella metropolitana servano a individuare persone ricercate dalle forze dell’ordine, ma anche manifestanti, attivisti politici o quant’altro.

Come se non bastassero le oltre 175.000 videocamere di sorveglianza con riconoscimento facciale recentemente piazzate in tutta la capitale russa.”

I dissidenti russi

Per fortuna, abbiamo scritto in un recente articolo, le idee di Vladimir Putin non coincidono con quelle dell’intera popolazione russa. Il dissenso a Mosca esiste, e si esprime nei modi più originali, compreso il linguaggio in codice attraverso le emoji. Nonostante una severissima legge entrata da poco in vigore, che punisce con la reclusione sino a 15 anni chiunque sostenga l’Ucraina, critichi l’invasione dell’esercito di Mosca o diffonda quelle che il governo reputa fake news. Inoltre, i manifestanti rischiano sino a 5 anni di carcere.

Purtroppo, oltre alle azioni punitive, Putin ne ha messe in campo anche altre preventive. E le videocamere di sorveglianza hanno in questo senso un ruolo centrale.

riconoscimento facciale

La Russia, il riconoscimento facciale e la repressione del dissenso

La Russia ha adottato il riconoscimento facciale come strumento di schedatura e controllo della popolazione, con un’operazione di così ampio respiro da ricordare i metodi della Stasi. Con la differenza che a Mosca accade tutto alla luce del sole.

Il governo ha intenzione di archiviare dati antropometrici e vocali di 70 milioni di persone entro il 2024. Già nel novembre del 2021 Vladimir Putin aveva accennato alla possibilità di questa imponente schedatura.

Il Sistema Biometrico Unificato è ora diventato ufficiale, anche se alla fine dello scorso anno contava su un archivio di “soli” 216.000 cittadini. Adesso Mosca vuole intensificare le operazioni. E come se non bastasse, chiunque cede i propri dati non potrà conservarne copia.

Face Pay

Uno degli aspetti più inquietanti che mostrano come la Russia adoperi il riconoscimento facciale è quello della già citata Face Pay.

Lo strumento è installato in 240 stazioni della metropolitana di Mosca, dove ogni giorno circolano più di 6 milioni di passeggeri. A oggi lo strumento che mette in pericolo la privacy, va aggiunto, è ancora facoltativo, ed è possibile pagare il biglietto con i metodi tradizionali.

Intanto, non mancano i canali Telegram in cui è possibile acquistare immagini di altre persone, per aggirare questo implicito sistema di videosorveglianza.

Dal 2019 a oggi

In Russia il riconoscimento facciale ai danni dei dissidenti aveva già esplicitato le proprie potenzialità nel settembre del 2019. Quando circa 20.000 manifestanti scesi in piazza a Mosca erano dovuti passare attraverso metal detector dotati di telecamere posizionate all’altezza degli occhi.

Nonostante un denuncia degli attivisti, l’operazione non è stata minimamente sanzionata.

L’uso delle videocamere si è poi intensificato durante i mesi del lockdown, per identificare chiunque non rispettasse le regole sanitarie.

Oggi i sistemi di sorveglianza grazie all’intelligenza artificiale si sono evoluti, e l’incrocio di una serie di dati permette di risalire all’identità di un individuo anche se questo non ha il volto scoperto.

Di più: negli ultimi anni, tutti i device venduti nel Paese hanno per legge software russi preinstallati.

Le Vite Degli Altri
  • Colore Pellicola: A Colori
  • Visto Censura: Per tutti
  • Sistema TV: Pal, 2.35:1

Il riconoscimento facciale in Ucraina

Si chiama legge di contrappasso. E significa infliggere la stessa pena a chi la sta infliggendo ad altri.

Per andare subito nel concreto, in Ucraina la popolazionesempre più abile nell’utilizzare le piattaforme social per organizzare la propria vita (e la resistenza) – sta usando il riconoscimento facciale a proprio vantaggio. Attraverso appositi siti, app e motori di ricerca (tra cui PimEyes, sviluppato in Polonia), i cittadini ucraini stanno imparando a riconoscere i soldati russi presenti all’interno dei propri confini.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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