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Gravi disordini in Brasile: sostenitori di Bolsonaro assaltano i palazzi del potere

Planalto come Capitol Hill, due anni dopo

Che l’ultima tornata elettorale in Brasile sia stata tormentata è notizia di dominio pubblico a livello globale.

Anche noi ne abbiamo in parte parlato, sottolineando come la comunicazione sia stata inquinata da una serie di pesanti fake news. Soprattutto a opera di Jair Bolsonaro e del suo staff, dunque ai danni dell’altro candidato, Ignacio Lula da Silva, accusato addirittura di satanismo.

Lula che, comunque, è stato eletto presidente del Brasile lo scorso primo gennaio.

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Ma la personalità di Bolsonaro, uomo di estrema destra, tra le altre cose apertamente misogino e no vax, nelle ultime ore sta creando danni ben più concreti e drammatici. Vediamo cosa è accaduto in Brasile, dove migliaia di suoi seguaci hanno preso d’assalto i palazzi del potere. Istituendo un involontario parallelismo con quanto è successo due anni fa negli Stati Uniti a Capitol Hill.

scontri Brasile

Gravi disordini in Brasile: bolsonaristi all’assalto

A Brasilia, domenica 8 gennaio migliaia di sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro hanno invaso il palazzo del Congresso nazionale e altri palazzi delle istituzioni, come Palazzo Planalto (sede del governo), la Corte Suprema e il palazzo del Tribunale supremo federale.

Si parla di 10-15.000 bolsonaristi, che si sono peraltro scontrati duramente con la polizia.

I bilanci degli scontri

I bilanci dei disordini in Brasile sono pesanti. Finora (stiamo scrivendo nella giornata di lunedì 9 gennaio) la polizia militare del Distretto Militare ha arrestato più di 400 rivoltosi. Si contano una cinquantina di feriti, 6 dei quali sarebbero gravi.

I seguaci di Bolsonaro non accettano il verdetto elettorale del 27 ottobre 2022, che ha decretato vincitore Ignacio Lula da Silva.

Secondo il giornale brasiliano O Globo, la polizia ha adesso ripreso il pieno controllo di tutti i palazzi assaltati. Durante gli scontri, per disperdere i manifestanti sono stati usati anche bombe lacrimogene e proiettili di gomma, oltre a gas stordenti dagli elicotteri.

Flavio Dino, ministro della giustizia, ha dichiarato che sono stati sequestrati 40 bus diretti a Brasilia, e che le forze dell’ordine hanno identificato “tutti i finanziatori di tali autobus. Ci sono ancora persone, in questo momento, su Internet, che parlano di continuità degli atti terroristici. E non saranno in grado di distruggere la democrazia brasiliana”.

Il ministro ha inoltre definito l’azione dei bolsonaristi come un “atto di terrorismo” di cui “Bolsonaro è politicamente responsabile”.

La reazione di Lula

Vista la gravità dei disordini in Brasile, sono unanimi le dichiarazioni di condanna degli assalitori da parte dei maggiori leader politici. E di solidarietà al presidente Lula, che nel frattempo ha rimosso il governatore del distretto federale di Brasilia, Ibaneis Rocha, il quale non avrebbe preso le dovute contromisure per proteggere i palazzi delle istituzioni.

Il presidente Lula ha rincarato la dose in un tweet, prendendosela con la polizia federale: “La polizia del Distretto Federale deve fare la sicurezza nel Distretto Federale e non l’ha fatto. Per incompetenza e malafede delle persone che si occupano della sicurezza del Distretto Federale”.

Lula ha definito il tentato golpe “vandalo e fascista”. E ha aggiunto che “tutti i responsabili saranno individuati e giudicati, queste persone devono essere punite in modo esemplare”.

Il presidente ha inoltre ordinato la chiusura della zona di Brasilia, dove si trovano i palazzi del potere, per 24 ore. E ha convocato una riunione di emergenza coi 27 governatori.

Capitol Hill due anni dopo

I disordini avvenuti in Brasile domenica 8 gennaio non possono non riportare alla mente quelli di Capitol Hill del 2021.

La coincidenza è temporale (allora era il 6 gennaio) e per così dire ideologica. Si tratta di sostenitori di due presidenti da sempre sopra le righe nei loro atteggiamenti e nelle loro esternazioni.

A tenere costantemente un certo linguaggio, aggressivo e denigratorio verso il prossimo, non si può certo pretendere di allevare seguaci moderati.

Nonostante ciò, Jair Bolsonaro si smarca da quanto è successo. Bolsonaro ha detto: “Le manifestazioni pacifiche, secondo la legge, fanno parte della democrazia. I saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come quelli di oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sono illegali”. E ha aggiunto: “Durante tutto il mio mandato sono sempre stato nel perimetro della Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà”.

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I disordini in Brasile e i social

Ormai anche tutte le rivolte passano dai social. Da settimane la protesta si andava organizzando sui canali Telegram e altrove, l’assalto ai palazzi è stato ampiamente filmato e rilanciato in rete. E addirittura in chat i manifestanti indicavano i percorsi più agevoli per procedere, quelli cioè non ancora presidiati dalle forze dell’ordine.

Il Washington Post ha pubblicato stralci di discussione apparsi su diversi canali Telegram, dove si invitavano tutti i seguaci di Bolsonaro a recarsi a Brasilia: l’obiettivo era di superare i due milioni di rivoltosi.

Per questo motivo Alexandre de Moraes, giudice della Corte Suprema, ha dato ordine alle principali piattaforme social (Facebook, Twitter e TikTok) di bloccare immediatamente la propaganda golpista.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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