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Nuove regole antitrust: Big Tech sotto la sorveglianza della Commissione Ue

Nel mirino anche TikTok e Samsung

C’è un continuo braccio di ferro tra la volontà dell’Unione Europea di arginare lo strapotere dei colossi del comparto tech, e la loro inguaribile tendenza ad avere atteggiamenti monopolistici, o a gestire in modo… distratto i dati degli utenti.

Il nuovo Digital Markets Act è entrato in vigore, come vi abbiamo raccontato in un articolo. E nelle scorse settimane sono state meglio definite alcune sue caratteristiche.

Alla luce di ciò, nel mirino della Commissione Ue sono finite le Big Tech, in compagnia di TikTok e Samsung.

Vediamo cos’è accaduto, prima di tornare più nel dettaglio sul Digital Markets Act.

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Big Tech sotto la sorveglianza della Commissione Ue

Big Tech, e non solo, sono finite sotto la sorveglianza della Commissione Ue.

Cinque società americane (Google, Apple, Meta, Amazon e Microsoft), assieme alla cinese ByteDance (proprietaria di TikTok) e della sudcoreana Samsung sono le prime sette aziende a essere guardate a vista della Commissione Ue. Questo rientra nel quadro delle nuove regole antitrust previste nel Digital Markets Act.

A dare l’annuncio è stato Thierry Breton, commissario per il Mercato interno Ue. Breton ha detto che le sette aziende “hanno dimensioni che incidono sul mercato interno” e sono dunque classificabili come gatekeeper.

L’elenco completo delle aziende con maggior potere di mercato sarà reso pubblico entro il 6 settembre. A partire da quella data, le società coinvolte avranno 6 mesi di tempo per conformarsi al Digital Markets Act.

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Il commento di Thierry Breton

Il commissario Thierry Breton ha detto che l’esecutivo procederà a verificare le notifiche “entro i prossimi 45 giorni lavorativi”.

E ha aggiunto che, con le nuove regole del Digital Markets Act, le aziende “non potranno più bloccare gli utenti nei loro ecosistemi, non potranno più decidere quali app dovranno essere preinstallate sui dispositivi, o quali app store usare. Non potranno più concedere vie preferenziali ai propri sistemi, prodotti e servizi, le loro app di messaggistica dovranno interagire con le altre, e così via.

I consumatori avranno più scelta, maggiori opportunità di cambiare fornitore e beneficeranno di prezzi migliori e servizi di qualità superiore.

Con il Digital Markets Act, insieme al Digital Services Act e al Data Act, e presto con l’AI Act, l’Europa sta riorganizzando completamente il suo spazio digitale sia per proteggere meglio i cittadini e sia per migliorare l’innovazione per le startup e le aziende europee“.

Chi sono i gatekeeper

Nel mese di maggio, con una nota apparsa sul sito della Commissione Ue, sono state chiarite le caratteristiche delle aziende classificabili come gatekeeper.

Si tratta di società con un fatturato annuo in Europa di almeno 7,5 miliardi di euro negli ultimi tre esercizi finanziari, o con un equo valore di mercato di almeno 75 miliardi di euro nell’ultimo esercizio finanziario, e che ha effettuato operazioni in almeno 3 Paesi membri.

In totale hanno almeno 45 milioni di utenti finali attivi al mese negli ultimi tre anni e più di 10.000 utenti commerciali attivi ogni anno in Ue su una serie di servizi come motori di ricerca, social network e sistemi operativi.

Nella pagina ad hoc della Commissione leggiamo che, con la sua vigilanza, i gatekeeper “manterranno tutte le opportunità per innovare e offrire nuovi servizi. Semplicemente non saranno autorizzati a utilizzare pratiche sleali nei confronti degli utenti aziendali e dei clienti che dipendono da loro per ottenere un vantaggio indebito”.

Così facendo, “gli innovatori e le start-up tecnologiche avranno nuove opportunità di competere e innovare nell’ambiente delle piattaforme online senza dover rispettare clausole e condizioni che limitano il loro sviluppo.

E i consumatori avranno a disposizione un numero maggiore e migliore di servizi tra cui scegliere, maggiori opportunità di cambiare fornitore se lo desiderano, accesso diretto ai servizi e prezzi più equi.”

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Obblighi (e limiti) dei gatekeeper

Le nuove regole del Digital Markets Act, in vigore dallo scorso 2 maggio, specificano cosa un gatekeeper può e non può fare.

In sintesi, i gatekeeper devono consentire agli utenti di disinstallare facilmente app preinstallate o modificare le impostazioni predefinite. Inoltre,  consentire agli utenti di installare app o app store di terze parti che utilizzano o interagiscono con il sistema operativo del gatekeeper; consentire agli utenti finali di annullare l’iscrizione ai servizi della piattaforma principale del gatekeeper con la stessa facilità con cui si abbonano; consentire a terzi di interagire con i servizi del gatekeeper e altro.

Al contrario, tra le altre cose non possono utilizzare i dati degli utenti aziendali quando i gatekeeper competono con loro sulla propria piattaforma. Non possono classificare i propri prodotti o servizi in modo più favorevole rispetto a quelli di terzi. Infine non possono tracciare gli utenti finali al di fuori del servizio della piattaforma principale dei gatekeeper con l’obiettivo di proporre loro pubblicità mirata. A meno che l’utente non abbia dato esplicito consenso.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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