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Recensione Red Dead Redemption 2: immersi nel selvaggio West

Il viaggio nel selvaggio West è ancora lungo, ma noi abbiamo iniziato ad esplorare la Frontiera

Lo aspettavamo da anni e finalmente il momento è giunto, come un duello a mezzogiorno, tanto atteso e temuto allo stesso tempo, un attimo che può cambiare la vita di una persona, e in questo caso l’esistenza dei videogiochi stessi: Red Dead Redemption 2 è finalmente giunto a noi.

Le epiche gesta descritte dal nuovo titolo di Rockstar, in un selvaggio West ormai al tramonto della sua epoca più libera e fuorilegge, verso un mondo più civilizzato e “moderno”, ci stanno incantando ora dopo ora di gioco. Proviamo a raccontarvi perché in questa recensione.

Red Dead Redemption 2: l’essenza del Western

Se dovessimo descrivere Red Dead Redemption 2 con un aggettivo questo sarebbe “immersivo”. Dopo una prima sessione che ci introduce alle meccaniche principali del titolo, ci ritroviamo in un mondo enorme e vivo, di cui noi siamo parte integrante, senza però essere il protagonista invincibile attorno al quale ruota tutto.

Nonostante il nostro personaggio sia già predefinito dalla trama, starà a noi decidere ogni più piccola sfumatura del suo carattere in base al comportamento tenuto con gli altri personaggi, ai nostri atteggiamenti in ogni situazione sia di pericolo che di calma e così via. Red Dead Redemption 2 ci permette davvero di vivere il nostro personaggio e non solamente tramite scelte di dialogo che cambiano la storia o la reputazione, ma davvero in ogni piccolo gesto quotidiana proprio della vita di tutti i giorni. Possiamo decidere di essere dei rozzi ignoranti che non si lavano da giorni, con barba incolta e tendenza a innervosirsi e picchiare il primo che ci guarda male, oppure diventare dei fuorilegge d’onore, eleganti e composti in ogni situazione, che usano la violenza solo quando necessario. Un simile livello di immersione nel mondo ludico non si era mai visto prima e dopo poche ore di gioco ci siamo sentiti risucchiati dal vecchio West, come se vivessimo in una maratona dei migliori film del genere con tutte le loro sfumature e i loro cliché.

Altra cosa davvero importante e innovativa è il comportamento dei PNG, non più semplici burattini senz’anima messi in giro per fare colore, ma stavolta veramente inseriti nell’ambiente di gioco grazie alla possibilità di interagire con loro in diversi modi, da quelli più gentili a quelli più violenti. Ogni nostra azione avrà delle conseguenze e tutti coloro che incontriamo, e che hanno sentito parlare di noi, si comporteranno di conseguenza, sulla base delle nostre azioni pregresse. Se siamo soliti scatenare risse, la gente ci eviterà, oppure, se siamo troppo violenti, arriveranno cacciatori di taglie e persone che vogliono farsi giustizia da sole eliminandoci: le possibilità appaiono davvero infinite e non vediamo l’ora di analizzare ancora più in profondità quest’aspetto del gioco.

Solitamente gli open world propongono tante attività secondarie che distolgono l’attenzione dalla storia principale, facendovi finire a vagare casualmente per la mappa, occupandovi di tutt’altro rispetto a quanto dovreste fare. Non importa se il mondo sta per finire, ci sarà sempre tempo per trovare le galline di un’anziana signora disperse nel bosco.

In Red Dead Redemption 2 questo concetto è espanso all’inverosimile e non riuscirete a fare la strada che vi porta da un punto a un altro senza imbattervi in banditi che vogliono derubarvi, pover’uomini che hanno bisogno di una mano per i motivi più disparati e animali feroci che vi tendono agguati. Il mondo è vivo e anche l’importanza della quest principale non dà quel senso di rottura della continuità narrativa, se decidete di fermarvi a esplorare una determinata zona. Le cose da fare sono talmente tante che non riusciremmo ad elencarle tutte: scoprirle da soli darà molta più soddisfazione, perché ogni ora passata nel western di Rockstar ci porterà a scoprire qualcosa di nuovo, rivelando una varietà davvero invidiabile.

Anche la Storia principale brilla per la sua narrativa. Attualmente non possiamo valutarla nella sua interezza, ma quanto visto fino ad ora ci dimostra una struttura davvero curata e profonda, con dialoghi che fanno da cornice ad un’epoca che sta cambiando, mettendo in evidenza il disperato tentativo di resistere alle inevitabili mutazioni. La banda di Dutch, di cui il nostro Arthur Morgan fa parte, è composta dai personaggi più disparati, fra tipici cliché da film western che hanno tutto il diritto di essere lì e personaggi davvero ben costruiti e carismatici, a cominciare proprio dal nostro capo e mentore Dutch Van Der Linde, che in quest’occasione impariamo a conoscere più approfonditamente che nel primo capitolo, seguendo proprio la sua filosofia di vita. Attualmente dunque la trama ci sta appassionando molto e non vediamo l’ora di arrivare all’epilogo per capire come si evolverà la storia di Arthur.

La pistola più veloce del West

Le sparatorie non possono ovviamente mancare in un titolo ambientato nelle terre senza legge dell’America di fine ‘800, e il nostro Arthur sa usare bene qualsiasi tipo d’arma, dai revolver ai fucili, fino ai coltelli e ai pugni. Il sistema di combattimento in terza persona è forse la parte più classica della produzione: dovremo muoverci da una copertura all’altra e mirare con precisione, possibilmente alla testa, per eliminare velocemente i nemici. Anche questi tenderanno a coprirsi e a non caricarci in attacchi suicidi, ma metteranno un minimo di strategia nell’affrontarci. Le bocche di fuoco sono numerose e varie, anche se utilizzare una pistola a sei colpi per eliminare un nutrito gruppo di nemici ha sempre il suo fascino, un fascino che solo i fan di Clint Eastwood potranno cogliere. Torna in questo capitolo anche il Dead Eye, il sistema che ci permette di rallentare il tempo e mirare con precisione ai nemici, distribuendo i nostri colpi sui malcapitati, che verranno crivellati di proiettili non appena la fase di rallentamento finisce. Le sparatorie dunque risultano parecchio appaganti e divertenti, recuperando in pieno l’essenza dei duelli letali da pellicola western.

Anche il sistema del cavallo è una grande aggiunta. Il nostro destriero avrà un ruolo importante nel gioco e prenderci cura di lui sarà fondamentale perché sia il più performante possibile nelle situazioni di pericolo. Il legame che si creerà sarà sempre più forte con il proseguire del gioco, tanto che, nel nostro caso, ci è stato difficile separarci da un destriero che ci ha accompagnati per lungo tempo per sceglierne un altro con statistiche migliori. Ovviamente queste possono anche essere migliorate utilizzando sempre più il vostro cavallo, che crescerà parallelamente alle vicende che vivrete all’interno del titolo, non essendo più considerato semplicemente come un mezzo di trasporto.

Dal punto di vista tecnico, Red Dead Redemption 2 è sicuramente il punto più alto di questa generazione videoludica per quanto riguarda gli open world. Il dettaglio grafico è qualcosa di incredibile, con ambientazioni naturali da cartolina. Le città sono vive e piene di dettagli e colori, rendendo il mondo di gioco vivo e pulsante. Anche le animazioni sono realizzate in maniera splendida, per quanto riguarda sia i personaggi principali che gli animali. Il tutto ha un frame rate granitico, senza rallentamenti sui 30 fps per un lavoro da manuale.

La colonna sonora ascoltata finora è incredibilmente suggestiva, con pezzi che sembrano usciti da una composizione di Sergio Leone posti a sottolineare i passaggi più importanti di una scena o le feroci sparatorie che ci ritroveremo a vivere nel gioco. Il tutto ha un doppiaggio esclusivamente in inglese, ben recitato, ovviamente con i sottotitoli in italiano.

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Conclusioni

Ancora il nostro viaggio nel selvaggio West di Red Dead Redemption 2 è lontano dalla fine, ma quanto abbiamo visto fino ad ora ci ha lasciati a bocca aperta. La cura per ogni più piccolo particolare attuata da Rockstar ha del maniacale, e la voglia di innovare il genere open world, ormai troppo chiuso su alcuni sistemi abusati, si sente in ogni parte del gameplay. Per il momento vi possiamo dire che Red Dead Redemption 2 è sicuramente un titolo da vivere in prima persona, anche solo per capire quanto il mondo dei videogiochi possa spingersi oltre, ma per il giudizio finale dovremo purtroppo farvi attendere ancora un po’. Nel frattempo torniamo sul nostro cavallo a vivere altre epiche avventure nel selvaggio West.

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Silvio Mazzitelli

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).

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