Nel mondo dei videogiochi ci sono dei titoli e dei franchise che negli anni si sono guadagnati la nomina di “mostri sacri” del settore. Videogiochi che per originalità, spessore di trama o di gameplay sono diventati dei capisaldi. Dragon Age è uno di quei mostri. La saga di GDR Fantasy nata nel 2009 per le abilissime mani della BioWare, è riuscita, tra alti e bassi, a conquistarsi un posto nel Pantheon del genere conquistando i cuori di tantissimi videogiocatori, tra cui i nostri. Non deve sorprendere dunque che l’annuncio di Dragon Age: The Veilguard, l’ultimo capitolo del franchise arrivato ben 11 anni dopo Inquisition, ha creato parecchio entusiasmo. Ma, come accennato, sappiamo che la storia di Dragon Age non è sempre stata costellata da successi e con le emozioni sono arrivate anche tante paure. In questa recensione di Dragon Age the Veilguard scopriamo se dubbi e perplessità sono stati smentiti o meno.
Ma prima di iniziare urge una premessa importante. Come anticipato, anche il videogiocatore che sta scrivendo questa recensione è cresciuto con Dragon Age. Il giudizio che interesserà questo capitolo non può dunque essere completamente slegato dai tre capitolo di Dragon Age precedenti. Questo non solo per un fattore di esperienza videoludica ma anche e soprattutto perché Veilguard è un sequel diretto di Dragon Age Inquisition. Ci sforzeremo tuttavia di analizzare il gioco anche nella sua singolarità, per quanto possibile.
Pronti? Iniziamo!
La nostra recensione di Dragon Age The Veilguard
Dragon Age: The Veilguard è ambientato circa dieci anni dopo gli eventi di Inquisition e si ricollega direttamente alla storia del mago Solas. Quest’ultimo, rivelatosi alla fine l’antica divinità elfica Fen’Harel, ha intenzione di distruggere il Velo, la linea di separazione tra il mondo fisico e quello degli spiriti creato da Solas stesso millenni prima. Farlo però potrebbe portare alla distruzione del mondo del Thedas così come lo conosciamo. Il nano Varric, insieme a nuovi alleati e a Rook, protagonista (personalizzabile) di questo nuovo capitolo, sono giunti a un punto di svolta nella lunga caccia a Solas nel tentativo di farlo ragionare e porre fine al suo piano.
La lunga ricerca li porta al luogo del rituale finale di Solas che attraverso un pugnale di puro Lyrium, si accinge a distruggere il Velo. L’ingresso in scena dei nostri eroi però provoca un risultato inaspettato che trascina nel mondo materiale altre due divinità elfiche rimaste intrappolate per millenni nel mondo dell’Oblio: Elgar’nan e Ghilan’nain. I due antichi Dei risvegliatisi desiderano vendetta per la loro prigionia e inutile a dirlo, il Thedas è ora costretto ad affrontare una nuova terrificante minaccia.
Da qui inizia un lungo viaggio per Rook e il gruppo di nuovi (e vecchi) alleati che dovranno affrontare mille e più pericoli. Non solo gli antichi Dei ma anche Maghi corrotti, Draghi, Necromanti, demoni, Qunari ribelli, Prole Oscura e così via. Tutto ciò immersi in una nuova regione del Thedas da scoprire e una nuova intrigante trama che solo il mondo di Dragon Age sa donarci.
- Questo videogioco è un coinvolgente GDR (Gioco di Ruolo) per giocatore singolo in cui potrai diventare il leader in cui...
- Scopri il Thedas, terra di natura selvaggia, insidiosi labirinti e città scintillanti; Il mondo è in bilico sul filo...
- Raduna una squadra di sette compagni, ognuno con una vita piena e un passato complesso; Tra questi, un assassino, un...
Meno GDR, più azione
Il gameplay di Dragon Age The Veilguard riprende grosso modo ciò che abbiamo visto in Inquisition. The Veilguard adotta un sistema di combattimento in tempo reale con battaglie frenetiche che richiedono una maggiore reattività da parte del giocatore. Il combattimento è più incentrato sull’azione diretta, con attacchi rapidi, schivate, parate e abilità. Le classi e le specializzazioni sono state riviste per adattarsi a questo nuovo stile di gioco, offrendo una maggiore varietà di abilità e combo visivamente accattivanti.
Come ogni Dragon Age che si rispetti, all’inizio della partita avremo modo di creare un personaggio unico, scegliendo tra diverse razze, classi e specializzazioni che gli forniranno anche un piccola trama. Questi elementi daranno anche caratteristiche specifiche e diversi rami di abilità in cui specializzarsi (o meno) durante il gioco. Eliminare nemici e superare obiettivi e missioni fornirà a noi e alla nostra squadra una quantità di esperienza con la quale migliorare le abilità. A queste si aggiungono anche i diversi equipaggiamenti, tra armi, armature e accessori che forniranno buff di potenziamento o poteri speciali. A tal proposito da segnalare l’interessante meccanica che, trovando o acquistando più copie dello stesso equipaggiamento, questo aumenterà di livello e rarità, aumentando le sue caratteristiche.
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Come da titolo di questo paragrafo, le meccaniche da gioco di ruolo non sono propriamente il focus principale di The Veilguard, che si focalizza soprattutto sulle meccaniche action. Attacchi fisici, magici, poteri speciali, schivate e parate la fanno da padrona e vi permetteranno di creare interessanti combo visivamente spettacolari a discapito della strategia. Andando avanti con il gioco capirete infatti che l’equipaggiamento vincente è semplicemente quello “più forte” e che caratteristiche come i danni elementali o i buff di potenziamento sono più che secondarie.
Un nuovo mondo da esplorare…o quasi
In Dragon Age The Veilguard avremo a disposizione nuove regioni del Thedas da esplorare. Abbandoniamo il Ferelden per spostarci a Nord nei regni di Antiva, Rivain e parte del Tervinter. Le mappe di gioco in The Veilguard fanno un passo indietro rispetto a Inquisition. Sebbene neanche il precedente capitolo potesse essere definito propriamente un Open World, in The Veilguard torniamo a un sistema di mappe circoscritte e separate tra loro come accadeva in Origins o Dragon Age II. Benché la maggior parte delle mappe non sia di grandi dimensioni, troviamo un sistema di intrecci e verticalità davvero interessante.
Nonostante l’attenzione ai dettagli però, nessuna delle mappe è riuscita a coinvolgerci appieno rivelandosi dei semplici corridoi alternati a grandi aree (solitamente con combattimenti), così in loop. Molto belli, ma pur sempre corridoi. Nemici, obiettivi, forzieri e altri elementi si nascondono in varie zone della mappa e raccoglierle tutte potrebbe rivelarsi un’interessante impresa per i completisti ma neanche questo potrebbe darvi grandi soddisfazioni. La questione dei loot, altro grande punto di forza dei precedenti DA, è appiattito un bel po’ dalla meccanica dell’upgrade dell’equipaggiamento di cui abbiamo accennato.
Fare una lunga ricerca, attraverso piattaforme e rompicapi potrebbe portarvi a un bellissimo e raro scrigno che contiene un equipaggiamento che avete ampiamente superato. Un vero peccato. Un peccato capitale è invece la questione dei “puzzle”. Dall’inizio alla fine del gioco avremo a che fare con “rompicapi” davvero imbarazzanti, di una banalità snervante con soluzioni messe sotto il naso o chiavi posizionate o 3 metri dalla porta misteriosamente bloccata. A questo punto era meglio toglierli ed evitare di prenderci in giro.
Problema di narrazione
Ora che siamo in modalità Berserkr per parlare dei punti negativi del gioco, non possiamo non citare i gravi limiti di narrazione. Tutta la saga di Dragon Age (sempre tra alti e bassi) è caratterizzata da una storia e una narrazione davvero incredibile che riesce a dare anima e corpo a personaggi e nazioni come pochi altri giochi riescono a fare. Non sappiamo cosa sia successo in The Veilguard, ma non troviamo 1/5 della profondità degli altri capitoli.
Lo spessore e la profondità dei dialoghi e dei testi lascia spazio a una superficialità disarmante che cozza incredibilmente con i temi del gioco. Si parla infatti di morte, di spiritualità, di rimorsi, coraggio, identità e così via. Temi più che importanti e profondi ma trattati con una tale banalità e inconsistenza da far cadere le braccia. Ciò lo ritroviamo non solo nei dialoghi, ma anche nello sviluppo delle sottotrame dei personaggi che di per se non sono neanche tanto male, ma che “crescono” in un modo piuttosto blando.
Questa caratteristica si presenta anche nelle scelte che il giocatore può fare all’interno del gioco. Pochissime scelte avranno un impatto significativo sulla trama e ancora meno intaccheranno i rapporti tra i vari personaggi, riducendo incredibilmente il grado di immersività del giocatore, solitamente cavallo di battaglia dei Dragon Age.
Stile grafico e animazione
Volendo però chiudere questa recensione di Dragon Age The Veilguard con una nota positiva, non possiamo ignorare lo stile grafico del gioco. Come il precedente capitolo, anche qui troviamo il motore grafico Frostbite Engine, tra i più potenti presenti sul mercato e ancora migliorato. Animazioni e ambientazioni sono davvero uno spettacolo per gli occhi con movimenti fluidi e senza importanti cali di frame rate anche nei combattimenti più avvincenti. Qualche miglioria e perfezionamento andrebbe fatto sulle particelle di determinate aree, ma in linea generale, la qualità grafica e la resa delle ambientazioni è davvero spettacolare.
Certamente il cambio di stile o meglio l’affermazione del cambio stilistico iniziata con Inquisition è notevole. Le intriganti nuance dark e seriose dei primi capitoli sono andate a farsi benedire e The Veilguard sfoggia ora uno stile piuttosto colorato e fluo. Un processo di Fortnite-zzazione che sebbene non ci faccia impazzire, potrebbe fare breccia nei cuori dei più giovani.
Interessante anche la colonna sonora ricca di melodie potenti e arrangiamenti orchestrali che trasmettono un senso di grandiosità e avventura, perfettamente in linea (almeno questo) con lo spirito della serie Dragon Age. Tuttavia, da importanti nomi come Hans Zimmer e Lorne Balfe, ci aspettavamo qualcosa di più e poche melodie ci sono rimaste impresse veramente.
La recensione di Dragon Age the Veilguard in breve
In definitiva, Dragon Age: The Veilguard ha tantissimi punti di forza ma anche tanti punti di debolezza. L’odio, soprattutto della “vecchia” generazione di videogiocatori e stampa potrebbe essere guidato da una componente nostalgica particolarmente forte. The Veilguard non è assolutamente definibile un “brutto gioco”. La realizzazione tecnica da parte di BioWare è davvero eccellente e difficilmente poteva essere fatto di meglio.
Tuttavia la direzione artistica presa si è allontanata tantissimo dal franchise, sia in termini di resa che di spessore. Allo stesso modo le meccaniche action hanno prevalso troppo brutalmente su quelle GDR semplificando enormemente il gameplay e appiattendone la varietà.
Siamo fermamente convinti che, nonostante i punti positivi, Dragon Age: The Veilguard non brillerà mai tra i capitoli del franchise. Perché se vuoi sfruttare appieno la fama di un mostro sacro come “Dragon Age” devi anche essere all’altezza di un nome così importante.
The Veilguard non ci riesce.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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