fbpx
CulturaHot

In smart working si lavora di più

Un nuovo studio svela che con il passaggio allo smart working molti lavoratori hanno allungato il proprio orario di attività

Lo smart working spinge a lavorare di più? Questa è la domanda che in molti si sono posti in questi mesi e a quanto pare la risposta è affermativa. Una nuova ricerca infatti testimonia come per moltissimi lavoratori questa nuova operatività, diventata sempre più diffusa a causa della pandemia, porti a giornate molto più lunghe. Non si tratta solo di una maggiore disponibilità, ma anche di una difficoltà accresciuta a separare vita privata e lavorativa.

In smart working è più difficile ‘staccare’

A occuparsi della ricerca, pubblicata da USA Today, è stata la Harvard Business School. L’analisi ha coinvolto oltre tre milioni di persone in 16 città in tutto il mondo, raccogliendo la loro opinione. I risultati dimostrano che l’impressione che molti hanno avuto di giornate lavorative più intense, da quando sono passati a questa nuova modalità di lavoro lo scorso anno, ha effettivamente un fondo di verità.

Stando ai dati circa il 40% dei dipendenti che operano a distanza o in una qualche forma ibrida sostiene di avere allungato il tempo di attività quotidiano. In media, soprattutto nei primi mesi di questo passaggio, le giornate lavorative si sono accresciute di 48,5 minuti. Questo ha comportato un miglioramento delle aspettative sul lavoro flessibile per il 67% dei lavoratori, con il 55% che ora considera la disponibilità del telelavoro come un fattore per scegliere se mantenere il proprio posto o cercare una nuova posizione.

smart working giornate lavoro piu lunghe

A giocare un fattore centrale in tutta la questione è la difficoltà a ‘staccare’. Sono in molti infatti a soffrire della cosiddetta “always-on fatigue“, cioè la stanchezza dall’essere sempre connessi. La disponibilità degli strumenti lavorativi in casa invece che limitatamente all’ufficio, rende più complesso separare la vita privata e quella professionale. La conseguenza è quindi che sempre più persone si trovano a essere connesse e disponibili per molto più tempo.

Alexia Gambon, ricercatrice che si è occupata dello studio, ha commentato così:

Il tradizionale orario dalle 9 alle 17 non ha più senso oggi perché c’è questo ecosistema in cui lavoriamo tutto il tempo da casa e non ci sono più interruzioni, a prescindere dal fatto che siano legate al lavoro, alla famiglia o personali. Dobbiamo imparare a mettere delle barriere perché non fa bene alla nostra salute mentale, perché cercare di mantenere un equilibrio sta diventando difficile“.

Anche una corsetta si trasforma in lavoro

uomo che corre runner

L’essere “sempre connessi” non si riferisce strettamente alla rete Internet, ma è più uno stato mentale. In molti, anche quando non sono attivamente al lavoro si trovano a pensarci, sfumando ancora di più i confini tra privato e professionale. E così, anche una situazione di relax si trasforma in attività lavorativa. La stessa Gambon ammette che quando decide di andare a correre sente che sta “lavorando, pensando ai problemi che devo risolvere“.

È interessante notare che proprio uno degli aspetti che più preoccupava dello smart working potrebbe avere avuto l’effetto opposto. Uno dei timori più tradizionali è infatti che la mancanza di controllo da parte di un capo presente nell’ambiente di lavoro spinga i dipendenti a impegnarsi di meno. Viceversa, per molti il problema è opposto: la paura che il boss possa pensare che non si lavori a sufficienza da casa, porta le persone a aumentare il carico.

Per risolvere la situazione sono proprio i capi a dover intervenire. Sta a loro infatti intercettare questa stanchezza da parte dei dipendenti e invitarli a prenderla con più calma quando necessario. Gambon infatti spiega: “Deve esserci un atto di volontà per allontanarsi dalla postazione e potremmo avere bisogno di un intervento da parte dei capi per dire agli impiegati che è una cosa buona farlo“.

E voi cosa ne pensate? Sentite di aver lavorato di più in smart working? Le vostre giornate lavorative si sono allungate o la vostra produttività è rimasta costante? Siete d’accordo con quanto emerso dalla ricerca diffusa da USA Today?

Da non perdere questa settimana su Techprincess

✒️ La nostra imperdibile newsletter Caffellattech! Iscriviti qui 
 
🎧 Ma lo sai che anche Fjona ha la sua newsletter?! Iscriviti a SuggeriPODCAST!
 
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
 
💌 Risolviamo i tuoi problemi di cuore con B1NARY
 
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
 
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!

Via
https://eu.usatoday.com/story/tech/2021/03/22/covid-work-from-home-jobs-zoom-teams-long-workdays/4754008001/

Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

Ti potrebbero interessare anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button