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Il Grillo Parlante, quasi una scuola portatile. La macchina del tempo

Come giocare e diventare studenti autodidatti in un colpo solo

Sino a qualche decennio fa, il tempo di giovani e giovanissimi era scandito in modo chiaro e inequivocabile. C’erano le ore da dedicare all’apprendimento e quelle, agognate, per lo svago.

Poi, complice soprattutto l’elettronica, sono arrivati i giochi educativi, e tutto è cambiato. Per poi arrivare alla degenerazione odierna (è il padre di una bambina di dieci anni che vi sta scrivendo), per cui all’interno di diversi cartoni animati vengono proposti agli innocenti spettatori dei piccoli problemi di matematica, logica e quant’altro.

Al netto di queste ansie moderne di dare una veste didattica a ciò che dovrebbe essere mero intrattenimento, l’idea che studiare non debba essere un’azione penitenziale, ma possa addirittura risultare divertente, è di certo meritoria.

Spartiacque in questo senso è stato un mitico gioco, arrivato nelle nostre case all’inizio dei (soliti) anni Ottanta del secolo scorso: il Grillo Parlante.

grillo parlante Clementoni

Il Grillo Parlante

Il Grillo Parlante, va da sé, ricalca il nome del personaggio di Pinocchio.

Anche se, lo diciamo a beneficio dei curiosi, questa trovata linguistica esiste solo nella versione italiana: il gioco originale si chiamava Speak & Spell (parla e scrivi).

Ideato dalla Texas Instruments, è stato presentato nel 1978 al Summer Consumer Electronics Show di Chicago. Ed è sbarcato in Italia già nell’anno successivo, il 1979, dove è stato distribuito da Clementoni.

Il suo immediato successo internazionale è diventato addirittura… interplanetario. Perché il gioco appare nell’indimenticabile scena di E.T., capolavoro di Spielberg del 1982, in cui l’extraterrestre cerca di contattare il proprio pianeta (insomma, sì, “telefono casa”).

Si trattava, come detto, di un gioco educativo adatto a bambini dai tre anni in su. Con il Grillo Parlante si poteva imparare giocando, e avendo la (vaga) sensazione di tenere sotto il naso un piccolo computer.

Ma come si presentava, e che funzioni aveva, il Grillo Parlante?

Cos’era

Il Grillo Parlante era un oggettone di plastica nella cui parte inferiore era collocata una tastiera, in quella centrale altoparlante e display, e in quella superiore una maniglia per trasportarlo ovunque (ma sarà mai stato trasportato da qualche parte?).

La voce che si diffondeva nella versione italiana, è bene saperlo, era quella dell’attore e doppiatore Luciano De Ambrosis.

I cinque giochi

Le attività (o giochi?) che si potevano svolgere erano cinque: Scrivi, Ripeti, ABC, Codice ed Indovina.

Con Scrivi si doveva riscrivere correttamente la parola pronunciata dal petulante Grillo.

Nella funzione Ripeti, la parola che scaturiva dall’altoparlante doveva appunto essere ripetuta.

Con ABC, a ogni pressione dell’omonimo pulsante veniva pronunciata una specifica lettera, che appariva nel display.

Codice permetteva di scrivere una parola e convertirla in un codice alfabetico segreto.

Infine, Indovina era una sorta di versione elettronica del gioco dell’impiccato. Occorreva quindi indovinare una specifica parola prima di commettere un numero massimo di errori indicando lettere non comprese nella parola stessa.

Giocare e imparare

Al di là delle specifiche tecniche, i motivi del successo del Grillo Parlante sono – a distanza di decenni – evidenti.

È stato, come abbiamo detto, il primo gioco elettronico che consentiva ai bambini di prendere confidenza con il linguaggio, permettendo di memorizzare (azione di solito ritenuta noiosa) quasi senza accorgersene.

Certo, altri giochi prima del Grillo Parlante hanno tentato di coniugare l’aspetto ludico con quello didattico. Ma, se pensiamo ad esempio all’Allegro chirurgo (la cui prima versione risale addirittura al 1965), si era decisamente sbilanciati dalla parte del gioco. Qui invece, divertimento e apprendimento trovavano un perfetto equilibrio.

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Un computer! O quasi

Ma larga parte del fascino del Grillo Parlante è dovuto al fatto che fosse, né più né meno, un piccolo computer ante litteram. Con tastiera, display ed emissioni sonore. Ma anche con CPU (l’unità centrale di elaborazione) e memoria. E per giunta era portatile!

Il prodotto della Texas Instruments, quindi, è stato anche un anticipatore dei videogiochi portatili. Basti pensare al fatto che il Game Boy è di undici anni più giovane, essendo stato lanciato nel 1989.

Era economico, intuitivo, e con un design per qui tempi accattivante. E a differenza di genitori e nonni chiamati ad aiutare figli e nipoti nello studio, il Grillo Parlante aveva un vantaggio non indifferente: non si stancava mai. Alla peggio, bisognava cambiare le pile.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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