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Rissa Usa-Russia a colpi di tweet: è Guerra fredda in salsa social

Insulti incrociati. E l’astronauta Scott Kelly rifiuta una medaglia data dalla Russia

È rissa social tra Usa e Russia sulla Stazione spaziale internazionale.

Che in questi giorni gli equilibri politici internazionali siano più che mi fragili, è del tutto evidente (e comprensibile). La guerra tra Russia e Ucraina, poi, ha rinfocolato le tensioni tra Mosca e Washington, dopo che Biden è stato tra i capofila nell’imporre severissime sanzioni a Putin. Inoltre, un numero sempre crescente di big dell’industria americana, specie del settore tecnologico, sta lasciando la Russia senza prodotti e servizi.

Come se non bastasse, un litigio scoppiato su Twitter per via della Stazione spaziale internazionale ha innalzato la temperatura tra le due superpotenze. E ha dimostrato ancora una volta la centralità dei social media. Capaci addirittura, oggi, di surriscaldare gli animi di Usa e Russia al punto da far riaffiorare un clima da Guerra fredda.

Scopriamo cos’è successo, e chi sono i protagonisti di questa querelle a colpi di tweet.

I protagonisti della vicenda

Uno dei due protagonisti della vicenda è Scott Kelly, astronauta veterano Usa. Kelly ha volato a bordo della navicella spaziale russa Soyuz in due viaggi verso la Stazione spaziale internazionale. E dal marzo del 2015 al marzo del 2016 ha completato una missione a bordo del laboratorio orbitante insieme al collega russo Mikhail Kornienko.

I contendenti sulla sponda russa sono due. Uno è Dmitry Rogozin, direttore dell’Agenzia spaziale. L’altro è Dmitry Medvedev, vicepresidente del consiglio di sicurezza, presidente del Paese dal 2008 al 2012 e primo ministro dal 2012 al 2020.

Scott Kelly
Scott Kelly

Stazione spaziale internazionale: scontro tra Kelly e Rogozin

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina e le conseguenti sanzioni (specie da parte di Usa e Ue), Rogozin ha più volte minacciato che la Russia avrebbe abbandonato la Stazione spaziale internazionale. Il primo tweet che va in questa direzione risale al 26 febbraio scorso.

Il rischio era che, senza l’apporto di Mosca, l’ISS (che sarà comunque smantellata nel 2031) non sarebbe potuta rimanere in orbita.

La Nasa è stata diplomatica al riguardo. In una nota ha fatto sapere di continuare “a lavorare con tutti i partner internazionali, inclusa la State Space Corporation Roscosmos, per le operazioni di sicurezza in corso della Stazione spaziale internazionale”.

Eppure, Rogozin ha postato su Twitter un video in cui le bandiere di Stati Uniti e Regno Unito venivano rimosse da un razzo russo. Rogozin ha aggiunto al cinguettio la seguente didascalia: “I lanciatori di Baikonur hanno deciso che senza le bandiere di alcuni Paesi, il nostro razzo sarebbe stato più bello”.

A stretto giro è arrivata, altrettanto poco diplomatica, la replica di Scott Kelly. Che ha scritto: “Dimon, senza quelle bandiere il tuo programma spaziale non varrà niente. Forse potrai trovare un lavoro presso McDonald’s se McDonald’s esiste ancora in Russia”.

Il secondo round

C’è stata la controreplica di Rogozin, subito cancellata, che inaspriva ulteriormente i toni. “Levati dai piedi, idiota! Altrimenti, la morte della Stazione spaziale internazionale sarà sulla tua coscienza.”

Ma Scott Kelly ha avuto il tempo di leggere. E controbattere: “Dimon, perché hai cancellato questo tweet? Non vuoi che tutti vedano che razza di bambino sei?”

Dmitry Rogozin
Dmitry Rogozin

Lo scontro tra Kelly e Medvedev

Ma le tensioni non finiscono qui. Da buon patriota, Scott Kelly non maschera certo le proprie simpatie: l’icona del suo profilo Twitter è un pugno levato che, con un ritocco grafico, è diventato dei colori dell’Ucraina: mezzo giallo e mezzo blu.

Citando brevemente la biografia dell’astronauta, abbiamo visto come Kelly abbia compiuto diverse imprese spaziali in cooperazione con la Russia. Per questo motivo, il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev avrebbe insignito il veterano statunitense di una medaglia.

Diciamo avrebbe, perché per mezzo di un tweet (rigorosamente scritto in cirillico, come quelli destinati a Rogozin), Scott Kelly ha rifiutato l’onorificenza. L’astronauta ha scritto: “Signor Medvedev, le restituisco la medaglia russa ‘Per merito nell’esplorazione spaziale’, che mi ha dato. La consegni a una madre russa il cui figlio è morto in questa guerra ingiusta. Spedirò la medaglia all’ambasciata russa a Washington. Buona fortuna.”

Perché il riferimento alle madri? Perché il tweet di Kelly è arrivato in risposta a uno di Medvedev dell’8 marzo, in cui (con un certo coraggio) il politico russo ha fatto gli auguri a tutte le donne.

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Social e Guerra fredda

Sembra altamente improbabile che l’acceso e articolato scontro tra Scott Kelly da una parte e i due Dmitry (Rogozin e Medvedev) dall’altra, possa portare all’abbandono della Stazione spaziale internazionale da parte della Russia.

Quello che però balza agli occhi è come, dall’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio in poi, i social media siano stati ormai investiti non solo del ruolo di megafono del conflitto, ma anche di termometro della situazione diplomatica internazionale.

Persino la Guerra fredda si combatte a colpi di tweet. L’augurio è che i social, per loro natura portatori di informazioni lampo che raramente rimangono impresse troppo a lungo nella memoria, facciano presto dimenticare anche questi scambi al fulmicotone.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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