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L’Italia aggiorna il Piano di emergenza nucleare

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La Protezione Civile ha aggiornato il Piano nazionale di emergenza nucleare. Il cui nome per esteso è Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche e nucleari.

Il documento più recente in nostro possesso è reso disponibile dai colleghi di Fanpage.

Vista la delicata situazione creatasi in Ucraina, occorre circostanziare la notizia. Anche perché, come riportano diverse testate, l’emotività sta già giocando brutti scherzi in Italia come in tutto il pianeta. C’è chi ha acquistato pastiglie di iodio (poi vedremo perché) e chi ha addirittura fatto richiesta per un bunker antiatomico per sé e per i proprio cari.

Restando razionali e basandoci sulle notizie, capiamo cos’è il piano nazionale di emergenza nucleare, aggiornato nelle scorse ore dal capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio.

Che cos’è il Piano di emergenza nucleare

Il Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche e nucleari pianifica mosse per affrontare le conseguenze di eventuali incidenti in impianti nucleari, più o meno severe a seconda della distanza dell’evento dai confini nazionali. Incidenti, per essere più precisi, in impianti situati in Europa o in Paesi extra Ue, che richiedano interventi immediati ma non direttamente di Difesa civile.

Nel Piano si legge: dopo “un incidente severo a una centrale nucleare e sulla base di valutazioni dosimetriche, si può presentare la necessità di intervenire per ridurre l’esposizione a radiazioni ionizzanti. L’esposizione può avvenire in modo diretto (inalazione da aria contaminata, irraggiamento diretto da suolo e da nube), a seguito del passaggio della nube radioattiva o in modo indiretto, per inalazione o ingestione di alimenti e bevande contaminati”.

Cosa prevede il Piano: il “riparo al chiuso”

Il Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche divide un’eventuale emergenza nucleare in tre fasi.

La prima è quella del rilascio di sostanze radioattive, la seconda corrisponde al passaggio della nube radioattiva, la terza fase – quella della convivenza con le radiazioni – indica una serie di norme da adottare.

Nella più grave delle ipotesi, la popolazione, si legge, dovrà trovare un “riparo al chiuso”. Cioè bisognerà “restare in casa, con porte e finestre chiuse, i sistemi di ventilazione spenti, per brevi periodo di tempo (di norma poche ore; il limite massimo può ragionevolmente essere posto a due giorni). L’obiettivo dell’indicazione di riparo al chiuso è di evitare l’inalazione e l’irraggiamento esterno derivanti primariamente dal passaggio della nube radioattiva e da materiale radioattivo depositato al suolo”.

Altre norme

Nel Piano si parla anche di interventi diretti di iodioprofilassi, per proteggere la tiroide e ridurre l’assorbimento di iodio radioattivo nelle persone più fragili. Oltre che per prevenire gli effetti più nocivi delle radiazioni.

Ci sono poi indicazioni sulle restrizioni alla produzione e alla commercializzazione dei prodotti alimentari, il consumo ridotto di cibo di origine vegetale e animale. E ancora: interventi per il patrimonio zootecnico e agricolo, monitoraggio della contaminazione personale e previsione di derrate alimentari straordinarie.

Le oltre 200 pagine del Piano si occupano anche di fornire una corretta e costante informazione alla popolazione, e di dare assistenza ai cittadini italiani situati nel Paese estero direttamente interessato dall’emergenza nucleare.

La distanza dai confini nazionali

Un’altra discriminante che detta la severità delle regole è la distanza (indicativa) dell’evento dai confini italiani.

Ecco le tre possibili casistiche:

La centrale nucleare di Zaporizhzhia

Continuano ad arrivare notizie dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia, che pare ormai completamente nelle mani delle forze militari russe. Lo ha annunciato la Guardia nazionale russa. 240 persone a difesa della centrale avrebbero deposto le armi, e altre fonti parlano di torture dell’esercito russo ai loro danni.

L’Aiea, Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha intanto riferito che “i sistemi che monitorano il materiale nucleare negli impianti di scorie radioattive di Chernobyl, presi in consegna dalle forze russe, hanno smesso di trasmettere dati.”

Inoltre, ci sono le minacce di Putin di utilizzare le armi atomiche. Quindi, la domanda che non possiamo non farci è: quanto strettamente è collegata a questa situazione l’aggiornamento del Piano nazionale di emergenza nucleare? Ci sono rischi seri di un’escalation nucleare?

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Nessun rischio concreto

La concomitanza tra l’aggiornamento del Piano nazionale di emergenza nucleare e quanto sta accadendo in Ucraina non deve trarre in inganno.

Eventuali misure severe, lo abbiamo detto, riguarderebbero solo emergenze entro i 200 chilometri dai confini. E tale distanza esclude già tutte le centrali situate in Ucraina.

A tranquillizzare i nostri concittadini ha pensato anche l’Istituto superiore di sanità. Che si è anche espresso sulla corsa all’acquisto di pastiglie di iodio: “Non c’è nessun allarme nucleare, no a farmaci fai-da te. Solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la Protezione civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l’intera popolazione.”

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