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La recensione di Penny’s Big Breakaway, com’è il nuovo platform di Private Division

A volte ritornano, ed è il caso di dirlo proprio con questo tipo di gioco che abbiamo avuto la fortuna di provare. Uno di quei platform che, per stile, ricorda tantissimo quelli pensati per Nintendo 64, tra mille bonus e oggetti da raccogliere lungo il percorso. Questi elementi, uniti alla grafica ultra colorata, connotano Penny’s Big Breakaway, sviluppato da Christian Whitehead e pubblicato da Private Division. Lo abbiamo provato su PC e vi raccontiamo in questa recensione le nostre impressioni!

Penny’s Big Breakaway: vecchio stile, solito divertimento

L’idea narrativa alla base del concept di questo titolo non poteva che essere semplicissima. La protagonista Penny vuole a tutti i costi partecipare alle audizioni annuali di un contest artistico del regno in cui vive, ma il suo yo-yo colpisce per sbaglio il re, denudandolo davanti a tutti. Penny deve scappare per questo motivo, facendolo attraverso una serie di livelli pieni di nemici e oggetti da raccogliere. Immancabile alla fine di ogni mondo il classico mega boss del luogo. 

Un concept facile e immediato, come anticipato, e che evidentemente ruba a piene mani lo stile dei primi platform 3D, e per certi aspetti, grafici e tecnici, sembra uno di quei giochi anni Novanta. Non dobbiamo fare altro che completare ogni livello, tentando di raccogliere tutti i bulloni e completando le richieste della popolazione del regno.

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Senza controller sei perduto

L’elemento più interessante di Penny’s Big Breakaway è dettato dal suo sistema di controllo, basato interamente sull’utilizzo del twin stick, nonostante sia pensato per PC. Attraverso lo stick potremo muovere il nostro yo-yo verso tutte le direzioni, saltare, fluttuare ed eseguire movimenti velocissimi e soddisfacenti. Anche se non del tutto.

Infatti, a volte i comandi risultano non solo piuttosto difficili da apprendere ma, ancor peggio, la responsiveness degli stessi è casuale, a volte persino impedendoci di raggiungere il checkpoint che ci attende a pochi metri. Sono piccolezze che non rovinano in toto l’esperienza, ma che la rendono decisamente meno curata di quella che avrebbe potuto essere.

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Una grafica d’altri tempi

Migliori i risultati invece nel comparto grafico, dove i colori sono davvero sgargianti e la creatività la fa da padrona. Per alcuni aspetti, e per i giocatori più giovani, l’estetica di Penny’s Big Breakaway potrebbe sembrare quasi anacronistica, se non volutamente antiestetica. Per i gamer d’antan invece, tutt’altra storia: non può che ricordare i titoli di trent’anni or sono. Seppur con qualche pecca.

Probabilmente questo titolo necessita di ulteriori patch migliorative, in quanto lo abbiamo trovato con qualche pecca in alcune configurazioni, soprattutto per non subire rallentamenti nel caricamento e nelle giuste performance del motore di gioco. Buono, ma non impeccabile, anche l’adattamento dei sottotitoli in italiano, non scontati, ma nemmeno perfetti.

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La recensione di Penny’s Big Breakaway

Con meno di dieci ore di longevità di questo platform indie, Penny’s Big Breakaway è comunque un buon platform che ci regala qualche momento di gioia, e per i più datati anche momenti di nostalgia anacronistica, a fronte di un titolo che ha tutto il sapore dei platform di un tempo. Non impeccabile purtroppo il comparto tecnico e le performance del motore di gioco, sia in termini di caricamento, sia nella risposta ai nostri input. Nonostante questo, si tratta di un gioco abbordabile, dove la vince la grafica, ma non è di certo uno dei migliori risultati compiuti nel settore platform degli ultimi tempi, soprattutto nel comparto della produzione indipendente.

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Francesca Sirtori

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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