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eSports, Women in Games chiede più spazio per le donne

È stato pubblicato oggi il documento sull'eSport creato dalle delegazioni europee di Women in Games. Al centro della discussione c'è una richiesta che speriamo venga accolta da tutto il settore: più spazio alle donne.

La relazione, che riassume quanto discusso durante il Global eSports Forum organizzato da Intel ed ESL a Katowice, presenta numeri disarmanti: ad oggi le donne che ricoprono un ruolo nelle competizioni sportive elettroniche o che gareggiano sono solo il 5%.

Questo significa che ogni 20 uomini troviamo una donna. Un rapporto sicuramente insufficiente ma non definitivo. Il documento infatti spiega come i progressi fatti nella promozione della diversità di genere nei videogiochi, online e mobile, possano essere un buon punto di partenza per alzare questo triste 5%.

A svolgere gran parte del lavoro devono essere i professionisti del settore. A loro il compito di creare e promuovere competizioni che diano spazio alle donne. Sì, perché ideare tornei dedicati alle sole gamers non basta. È necessario far conoscere al pubblico queste competizioni e dimostrare loro che l'eSport non è solo un'attività maschile.

La crescita del pubblico e l'aumento del numero di giocatrici può avere poi un'altra importante conseguenza: quella di incoraggiare altre donne non solo a seguire questa strada, ma anche a svolgere un'attività lavorativa correlata al mondo degli eSport. Insomma, non solo gamer, ma anche analisti e commentatori.

Concludiamo questo breve riassunto con un'ultima considerazione.

David Smith,  Fondatore di Women in Games WIGJ, Audrey Leprince, Fondatrice di Women in Games France, Ruth Lemmen, Co-fondatrice di Womanise! Conference in Germania e Micaela Romanini, Fondatrice di Women in Games Italia, evidenziano infatti l'importanza degli istituti educativi anche in questo settore. Le scuole e le università non dovrebbero infatti demonizzare i videogiochi ma, al contrario, incoraggiare le ragazze appassionate di videogames e promuovere la nascita di veri e propri team.

Lo so, da noi suona incredibilmente futuristico, ma la speranza è sempre l'ultima a morire.

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