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Mercoledì: com’è la serie Netflix di Tim Burton

Mercoledì è disponibile dal 23 novembre su Netflix.

Avevamo lasciato Tim Burton alle prese con Dumbo, modesto remake del classico d’animazione Disney che presentava però un notevole spunto di interesse: dopo aver ripreso la trama del predecessore, il remake di Burton assumeva infatti tinte decisamente più cupe, soffermandosi sul destino di un talento amato dal pubblico per la sua diversità (le grandi orecchie che permettono all’elefantino di volare) ridotto però a mero fenomeno da baraccone da un villain stranamente somigliante a Walt Disney; un percorso che idealmente rifletteva la carriera dello stesso Burton, allontanatosi progressivamente dalle sue amate atmosfere dark per dirigere progetti più opulenti ma molto meno personali. La pausa dal set di Tim Burton non è però durata a lungo: oggi lo ritroviamo alla regia di Mercoledì, nuova serie Netflix dedicata al celebre personaggio della Famiglia Addams.

Un personaggio che, anche in questo caso, ricalca tratti della personalità e della carriera di Tim Burton. La Mercoledì di cui facciamo la conoscenza in questo show (interpretata da Jenna Ortega, già vista in You, X: A Sexy Horror Story e nell’ultimo Scream) è una ragazza schiva e cupa, animata dalla passione per le atmosfere dark e alle prese con un rapporto conflittuale con la propria famiglia. Caratteristiche comuni allo stesso regista, che costituiscono l’ossatura del primo sorprendente episodio della serie, in cui Tim Burton recupera il suo spirito più favolistico e ironico, accompagnato da un’efficace caratterizzazione dei personaggi e in particolare della protagonista. Mentre Mercoledì Addams entra alla Nevermore Academy, confrontandosi così con un’altra fetta di umanità a lei estranea, ci ritroviamo così a sperare in un inatteso ritorno ad altissimi livelli di questo grande cantore degli emarginati e della timidezza.

Purtroppo, col passare dei minuti la speranza lascia invece il passo a un progetto poco ispirato e complessivamente deludente.

Mercoledì: Tim Burton rilegge La famiglia Addams per Netflix

Mercoledi Netflix
Courtesy of Netflix

Nel corso degli 8 episodi che costituiscono la prima stagione di Mercoledì (i primi 4 diretti da Tim Burton), è pressoché inevitabile ripensare alla quarta stagione di Boris e a quell’illuminante e pungente passaggio in cui la responsabile europea della Piattaforma invita la sgangherata troupe di René Ferretti a inserire una sottotrama adolescenziale all’interno della serie Vita di Gesù, in modo da ottenere il sospirato lock per il progetto. Dopo aver conquistato il favore dello spettatore nel già citato primo episodio, capace di creare empatia nei confronti di un’adolescente ribelle e respingente, ma allo stesso tempo acuta e magnetica, lo show si trasforma improvvisamente in una sorta di fiacca miscela fra la saga di Harry Potter, Le terrificanti avventure di Sabrina e Riverdale, vanificando così quanto di buono mostrato in precedenza.

L’umorismo macabro che aveva contraddistinto sia le serie che i film de La famiglia Addams viene rapidamente sacrificato in nome di un’impostazione di stampo mistery-soprannaturale, che ondeggia senza particolare convinzione fra la tormentata adolescenza della protagonista e i suoi particolari poteri psichici, che le permettono di indagare sui tanti misteri che aleggiano sulla città e in particolare su un omicidio avvenuto 25 anni prima, collegato ai suoi genitori. A essere penalizzati da questa scelta sono proprio i personaggi di Gomez e Morticia Addams (Luis Guzmán e una formidabile Catherine Zeta Jones), quasi sempre ai margini del racconto.

Anche se non mancano gradite apparizioni come quelle di Mano, Zio Fester e Christina Ricci (costretta ad abbandonare il ruolo di Mercoledì per un personaggio che acquista spessore e importanza con il passare dei minuti), rimane ben poco dello spirito di un franchise che ha accompagnato la crescita e la formazione di milioni di spettatori in tutto il mondo.

Un ibrido fra la saga di Harry Potter e Le terrificanti avventure di Sabrina

Mercoledi Netflix
Courtesy of Netflix

Il cinismo e l’anticonformismo con cui ci viene presentata la protagonista si scontrano con le dinamiche di un’età che sa essere dolce e allo stesso tempo dolorosa come quella dell’adolescenza. L’intento di Tim Burton e degli ideatori dello show Alfred Gough e Miles Millar è chiaro: abbattere lentamente il muro che Mercoledì ha costruito fra sé stessa e il resto del mondo, permettendole di trovare l’amicizia, un rapporto più salutare con la famiglia e, perché no, anche l’amore. Una dichiarazione di intenti esplicitata dalla rilettura della celebre scena del ballo scolastico di Carrie – Lo sguardo di Satana, che però non è accompagnata da uno sviluppo coerente e centrato dei personaggi e della trama.

La scontrosa adolescente che abbiamo amato nel primo episodio si trasforma in una sorta di detective dai poteri paranormali e dalla lingua acuminata, contraddicendo sempre più la sua personalità misantropica. Gli stessi Gomez e Morticia Addams alternano slanci dell’umorismo nero che contraddistingue questi iconici personaggi a momenti di incomprensibile e incoerente sensibilità, che li trasformano in macchiette al servizio di un teen drama dalle dinamiche trite e ritrite. A non convincere pienamente è inoltre il world building della Nevermore Academy, che strizza più volte l’occhio a Hogwarts senza però poter contare su personaggi altrettanto validi e su un approfondimento ugualmente ispirato delle attività che si svolgono al suo interno.

Il parallelo fra il percorso di Mercoledì e quello di tanti altri adolescenti incompresi si scioglie così come neve al sole, lasciando spazio a una trama investigativa a tinte horror poco interessante e abbastanza prevedibile nel suo svolgimento.

Mercoledì: l’infelice matrimonio tra Netflix e Tim Burton

Cr. Vlad Cioplea/Netflix

Anche se saltuariamente riaffiora l’estetica gotica tanto cara al regista e nonostante la buona prova recitativa in sottrazione della protagonista, Mercoledì si rivela purtroppo un prodotto sostanzialmente indistinguibile da tante altre serie teen drama a sfondo mistery che popolano i cataloghi delle piattaforme più in voga del momento. Uno show senza infamia e senza lode, che guarderemmo persino con simpatia se dietro non ci fosse un artista dallo stile unico e inconfondibile, capace di capovolgere il punto di vista sugli esclusi e di trasformarli in adorabili e struggenti antieroi.

Nonostante le chiare affinità con la protagonista e un buon avvio, purtroppo in Mercoledì non accade nulla di tutto ciò, e addirittura non ci accorgiamo neanche di quando il timone della regia passa da Tim Burton a James Marshall e Gandja Monteiro. In un racconto che parla anche di resistenza all’omologazione e all’appiattimento generale, ci troviamo così ad assistere all’omologazione e alla sostanziale irriconoscibilità di una delle più ammirevoli e amate schegge impazzite che Hollywood abbia prodotto negli ultimi decenni. Un evento ben più triste di tutti quelli che coinvolgono Mercoledì e il resto della famiglia Addams in questa serie.

Mercoledì è disponibile dal 23 novembre su Netflix.

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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