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Controlli ai non residenti e reclusione per i trasgressori? La bufala della settimana

La fake news è del 2020

Cominciamo con una piccola nota autobiografica.

L’estensore di questo articolo è un podista amatore, e non solo la notte sogna ancora – di tanto in tanto – di essere fermato da una pattuglia di polizia durante un allenamento, e multato perché aveva ignorato il divieto di fare sport all’aria aperta.

Inoltre, quando gli capita di passare per i luoghi in cui correva nei mesti tempi del cosiddetto primo lockdown, ha spesso la sensazione di essere seguito.

È un modo autoironico per parlare di una cosa in realtà assai seria, ovvero gli strascichi psicologici che la pandemia ha lasciato, in maniera più o meno pesante, in tutti noi.

Ci mancava anche una fake news che sembra riportarci ai giorni bui (e parecchio confusi) del lockdown della primavera del 2020, quello dei divieti più o meno stringenti e delle insensate cacce all’untore.

Vediamo meglio di cosa si tratta.

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Il Ministero dell’Interno: controlli ai non residenti

Si è diffuso con una rapidità e vastità non comuni, sui social e nelle chat private, un presunto avviso diramato dal Ministero dell’Interno.

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Che inizia così: “Ai sensi dell’articolo 650 del codice penale si comunica ai cittadini quanto segue: si invitano gli eventuali non residenti di questo edificio a lasciare le abitazioni ospitanti per rientrare nel loro domicilio di residenza. Le autorità svolgeranno dei controlli nei condomini e nelle abitazioni private.”

Ma non solo. Sono indicate anche le sanzioni agli eventuali non residenti che non intendessero lasciare le altrui case: “Ammenda fino a 206 euro, l’arresto fino a mesi, la reclusione da 3 a 12 anni nei casi più gravi.”

Benché sia poco chiaro cosa mai potranno significare questi “casi più gravi”.

Nel foglio, che sembra provenire dal “Ministero dell’Interno. Dipartimento della Pubblica sicurezza”, sono inoltre indicati i documenti da esibire in caso di controllo.

Una doppia diffusione

L’avviso sul presunto controllo ai non residenti, dicevamo, ha goduto di vasta e rapida diffusione in Rete.

Tuttavia, stavolta pare che la notizia abbia avuto una doppia vita parallela, virtuale e… reale. Infatti avvisi simili sarebbero stati trovati nei portoni delle abitazioni di diversi luoghi d’Italia.

Le segnalazioni sono arrivate soprattutto da città del centro e del sud: Roma, Napoli, Bari, Avellino e Caserta.

Quando la Rete fa il suo dovere

Tuttavia, per una volta non ci si è limitati a diffondere la fake news in modo indiscriminato.

Parallelamente, in molti si sono premurati di mettere in guardia i cittadini. Sui social possiamo infatti leggere messaggi sulla falsariga di questo: “Stanno mettendo affissi ai portoni degli avvisi con i quali anticipano la richiesta di accesso agli appartamenti per il controllo della residenza. È falso. Sono ladri, la fonte è sicura. Avvisiamo più persone e condividiamo.”

La bufala

Non servirebbe aggiungerlo: il messaggio sui controlli ai non residenti è una bufala.

Se non bastasse la forma qui e là zoppicante, ce ne dovremmo accorgere dal contenuto: nemmeno nel peggior stato di polizia si potrebbero fare controlli a tappeto nelle abitazioni, arrivando a chiudere in gattabuia (sino a 12 anni!) eventuali trasgressori.

Vale la pena di ricordare l’articolo 14 della nostra amata Costituzione, che ci ricorda l’inviolabilità dei domicili (salvo casi particolari, d’accordo).

Una fake news del 2020

Ma, si diceva all’inizio, questa fake news ha l’amaro sapore del primo lockdown.

È stato infatti in quelle settimane di ansie talvolta irrazionali, e precisamente nel marzo del 2020, che un identico messaggio era già circolato sui social. E sia le forze dell’ordine che diverse amministrazioni comunali si erano affrettate a bollarlo come falso.

In verità non ci sono nemmeno, oggi come allora, riscontri particolarmente convincenti del fatto che i manifesti abbiano davvero campeggiato nei portoni di alcune città italiane.

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Il potere psicologico dell’autorità

La fake news sui controlli ai non residenti ha un’altra peculiarità.

Ovvero quella di poggiare sulla soggezione psicologica derivante da comunicazioni che apparentemente provengono dalla cosiddetta autorità.

In questo caso, il font che indica “Ministero dell’Interno”, sovrastato addirittura dall’emblema della Repubblica, sembra autentico.

Sulla destra, in un piccolo box, si legge poi “Allegato A”, che nessuno sa bene a cosa si riferisca. Ma che aggiunge alla comunicazione quel pizzico di burocratese che aumenta il timore e il senso di colpa dei cittadini.

Ma siamo alle solite: un’intelligenza libera e un buon allenamento alla verifica delle fonti non dovrebbero mai farci sentire in soggezione, anche se un messaggio di cui non ci fidiamo arrivasse dal Presidente della Repubblica.

Nessun dubbio sul sempre impeccabile Sergio Mattarella: ma potrebbe trattarsi di deepfake!

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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