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Far Cry 6 avrà una storia politica: parla il narrative director

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Ubisoft ha spesso negato in passato che i suoi giochi prendessero posizioni politiche, nonostante molti di loro trattassero proprio questo tipo di tematiche, come buona parte della trama di The Division, per fare un esempio. Anche Far Cry è stato oggetto di discussione in questo senso e gli sviluppatori di Far Cry 6 hanno recentemente spiegato che il nuovo capitolo della serie avrà sì una storia politica, ma non nasce come un presa di posizione su Cuba, isola a cui Yara si ispira fortemente.

Far Cry 6: una storia politica

Far Cry 6 ci porterà nell’isola di Yara, un vero e proprio paradiso tropicale assoggettato al regime dittatoriale di El Presidente, Antòn Castillo, che governa con il pugno ferro il territorio da lui controllato. Un riferimento alla situazione politica di molti dei territori reali e che non ha mancato di scatenare diverse polemiche nel corso dello sviluppo del gioco.

Navid Khavari, narrative director del gioco, aveva già specificato in passato che Far Cry 6 non si proponesse di veicolare nessun tipo di messaggio politico su Cuba, isola a cui Yara si ispira fortemente, ma ha recentemente voluto fare ulteriore chiarezza sulla questione tramite un posto sul sito ufficiale di Ubisoft:

La nostra storia è politica. Una storia che parla di una rivoluzione deve esserlo per forza. In Far Cry 6 vengono analizzate le condizioni che hanno portato all’ascesa del fascismo in una nazione, del prezzo dell’imperialismo, dello schiavismo, del bisogno di elezioni libere e giuste, dei diritti delle persone LGBTQ+ e altro ancora nel contesto di Yara, un’isola fittizia dei Caraibi“.

Il team di sviluppo ha passato molto tempo a fare ricerche sulle rivoluzione, cercando di discernere tutti gli elementi che possono entrare in gioco quando si combatte una guerriglia contro un regime totalitario. Per questo, come spiega Khavari, il gioco è intrinsecamente politico. Il director però specifica anche che questo non significa che Far Cry 6 sia un commento sulla situazione politica di Cuba, ma piuttosto una riflessione sul perché una rivoluzione sia necessaria in determinate situazioni.

Khavari ha inoltre specificato che, sebbene l’ambientazione ricordi da vicino le atmosfere tipiche di Cuba, il contesto politico è stato ricreato anche ispirandosi ad altri regimi presenti e passati. Insomma, per capire se Ubisoft a fatto centro con la sua rivoluzione dovremo aspettare il 7 ottobre, ma i presupposti per ora fanno ben sperare.

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