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Dentro la Canzone: Lazarus di David Bowie, quando la morte diventa performance

“Look up here, I'm in heaven. I've got scars that can't be seen”

Ci sono storie che si fondono con la leggenda. Racconti di vita vissuta che sembrano provenire direttamente da incredibili opere teatrali nelle quali nulla è lasciato a caso, perchè frutto di una drammaturgia incredibilmente accurata. Come l’ultimo anno di vita di David Bowie, che l’8 gennaio 2016, esattamente sette anni fa, ci regalava il suo ultimo disco, proprio nel giorno del suo sessantanovesimo compleanno. Se ne andrà due giorni dopo. Il secondo singolo di Blackstar, questo il nome dell’album, si chiama Lazarus, un brano carico di pathos e significato nel quale David Bowie mette in scena la propria imminente morte.

Facciamo un passo indietro però, anche solo di un anno. Andiamo nel 2015. Il mondo non lo sapeva, ma David Bowie era segretamente malato. La diagnosi è impietosa: tumore in stadio avanzato al fegato. Bowie dirà della malattia solo a pochissimi amici e, per tutto il 2015, si concentrerà su solo due progetti: un musical e il suo ultimo disco. Ah, a proposito, il musical si chiamava proprio Lazarus, andato in scena a Broadway il 7 dicembre 2015. Sarà l’ultima apparizione pubblica del Duca Bianco.

Blackstar
  • (Blackstar)
  • 'Tis A Pity She Was A Whore
  • Lazarus

La storia dell’ultimo album di David Bowie, invece, è affascinante già dai mesi che precedono le registrazioni. Affiancato dallo storico produttore e amico fraterno Tony Visconti, Bowie decide di girovagare per alcuni piccoli club jazz di New York per cercare musicisti. Una sera, a Manhattan, ascolta un’ensable capitanata dal sassofonista Donny McCaslin, ne rimane estasiato. A fine esibizione chiede alla band di prendere parte al suo prossimo lavoro in studio. I musicisti ovviamente accettano, ancora increduli del fatto che davanti a loro ci sia David Bowie in persona. McCasin è, in effetti, la vera chiave di lettura per comprendere musicalmente Blackstar e, in particolare, Lazarus.

Il significato del testo di Lazarus di David Bowie

Col senno di poi, sapendo della malattia di David Bowie, tutto in Lazarus acquista il suo senso e il significato della canzone appare limpido. È bene ricordare però che in quel momento storico solo in pochi conoscevano le condizioni di salute dell’artista. Nella canzone Bowie mette in scena la sua stessa morte. Il brano si apre con una confessione macabra: “Guarda quassù, sono in paradiso. Ho cicatrici che non si possono vedere”. Un riferimento non troppo velato alla malattia che, senza lasciare segni visibili, lo sta conducendo alla morte. 

Il testo prosegue in questa direzione ricordando alcuni momenti della vita di Bowie. “By the time I got to New York/I was living like a king/There I used up all my money/I was looking for your ass”. Il riferimento è periodo Newyorkese degli anni ‘70, quando creò il personaggio del Duca Bianco, nel mezzo di una forte dipendenza dalla cocaina. L’ultima strofa parla invece del futuro e della morte. Bowie ci canta di un uccello azzurro che vola libero, concludendo la canzone con una rima baciata che sembra mettere la parola fine in modo sereno alla sua carriera e alla sua vita.

Vale la pena sottolineare che nonostante il titolo faccia riferimento al personaggio biblico di Lazzaro, nel testo questo non viene mai citato.

Il video ufficiale e il personaggio di Button Eye

Se nel testo di Lazarus David Bowie aveva riassunto il significato della morte, è nel video ufficiale che l’artista ci regala una performance incredibile. Il video, diretto da Johan Renck e uscito tre giorni prima della morte di Bowie, ci presenta nuovamente il personaggio di Button Eye (chiamato anche Il Profeta Cieco), l’ultimo dei grandi personaggi di David Bowie che aveva già debuttato nel video precedente (Blackstar).

Button Eye appare con i capelli bianchi un atteggiamento ansioso e tormentato. Indossa una benda con dei bottoni al posto degli occhi, simbolo di paura e di oscurità. Il personaggio è ossessionato dalla paura della morte, e nel video sembra accettare con riluttanza l’imminente destino.

Nel videoclip Bowie canta da un letto di ospedale, e appare spaventato e ansioso per la morte che sta per sopraggiungere. Alla fine del video lo si vede entrare in un armadio buio, chiudendo per sempre la porta. Il video di Lazarus esce il 7 gennaio 2016, il giorno prima dell’uscita di Blackstar e tre giorni prima della morte di David Bowie.

Nelle 24 ore immediatamente successive all’annuncio della morte di David Bowie, i fan dell’artista hanno letteralmente intasato i canali ufficiali VEVO. Si stima che in 24 ore i suoi video musicali siano stati riprodotti 51 milioni di volte. Quello più visto è stato proprio il video di Lazarus, che ha raggiunto 11,1 milioni di visualizzazioni nell’arco della giornata.

Mai uscita di scena fu più riuscita, come ricorda anche Tony Visconti, storico produttore dell’artista, che subito dopo la morte di David Bowie dichiarò: 

“La sua morte non è stata diversa dalla sua vita: un’opera d’arte. Sapevo da un anno che questo sarebbe stato il suo modo di andarsene. Non ero preparato, però: è stato un uomo straordinario, pieno di amore e di vita. Sarà sempre con noi. Ora possiamo piangere.”

Blackstar
  • (Blackstar)
  • 'Tis A Pity She Was A Whore
  • Lazarus

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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