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Addio Diesel? Per Volkswagen… non ancora: via allo sviluppo dei diesel “sintetici”

Il futuro della mobilità deve per forza spostarsi verso le emissioni zero e la neutralità carbonica. Questo ormai è indubbio e assodato da tutte le parti in causa, da costruttori a consumatori. E l’unica risposta possibile sono le auto elettriche… oppure no? Alcuni non pensano che le auto elettriche siano l’unica risposta, come Volkswagen, che punta sul cosiddetto diesel sintetico. Ma di cosa si tratta? E c’è davvero speranza per il caro, vecchio gasolio?

Volkswagen investe nel diesel sintetico: da giugno, tutti i 4 cilindri TDI possono andare con l’e-diesel

Partiamo subito dai fatti, per capire se davvero il diesel sintetico è, come sostiene Volkswagen, una soluzione per il futuro della mobilità. La Casa di Wolfsburg ha annunciato tramite i suoi canali ufficiali che da giugno 2021 tutti i suoi motori 4 cilindri TDI possono essere alimentati al 100% con gasolio sintetico o biodiesel. Per ottenere questo risultato, infatti, vanno riviste alcune componenti dei motori per riuscire a sopportare le diverse sollecitazioni del biocarburante utilizzato in purezza.

Questo perché, già oggi, tutte le nostre vetture a gasolio utilizzano una certa percentuale di biodiesel. Sulle pompe del carburante, infatti, troviamo scritto “B7” o “B10”: due diciture che indicano la presenza di, rispettivamente, il 7 o il 10% di Biodiesel, indicato dalla lettera B. Come scopriremo più tardi, il biodiesel ha colore, viscosità e caratteristiche molto simili al diesel tradizionale, ma ha un potere solvente maggiore. Per questo, usato da solo può creare problemi ad alcune componenti del motore. Per avere quindi un motore adatto a viaggiare al 100% con diesel sintetico vanno fatti aggiornamenti e correzioni.

Aggiornamenti e correzioni che Volkswagen ha compiuto, e che da giugno 2021 sono installate su ogni modello uscito dalla fabbrica dotato del motore 4 cilindri TDI. Volkswagen quindi punta sul diesel sintetico, rendendo tutti i suoi modelli dotati di 2.0 TDI prodotti dalla 25esima settimana del 2021 adatti ai biodiesel. Ma perché? Il Gruppo Volkswagen crede nei carburanti sintetici come alternativa alla mobilità elettrica. Lo ha dimostrato con Porsche, che ha aperto in Cile una fabbrica per la produzione di benzina sintetica che alimenta le 911 GT3 Cup della Porsche Supercup, e lo dimostra nuovamente con questa interessantissima svolta, che apre a tutti i 4 cilindri TDI la possibilità di funzionare con i biodiesel.

Ma che cos’è il diesel sintetico, e perché Volkswagen ci crede così tanto?

Ma che cos’è il diesel sintetico, e perché Volkswagen ci crede così tanto? Senza scendere troppo in tecnicismi, il diesel sintetico, conosciuto anche come biodiesel, è un carburante ottenuto da oli vegetali come girasole, colza, o dall’olio da cucina usato. Una volta filtrato e trattato con diversi processi chimici, ciò che si ottiene è un carburante simile per resa termica, colore e viscosità al gasolio tradizionale. L’unica differenza, come detto, è la maggiore capacità solvente, risolvibile con componenti più robuste.

Il biodiesel ha però un enorme problema principale: la produzione parte da materie prime alimentari. Questo andrebbe a creare, in caso di una sua diffusione planetaria, un enorme problema umanitario, con le colture vegetali dedicate ai trasporti e non all’alimentazione umana e animale. Come risolvere questo problema? Con i cosiddetti diesel paraffinici. Questo tipo di diesel sintetico, utilizzato e sponsorizzato da Volkswagen, è sempre un gasolio di origine rinnovabile e pulita, ma non viene più estratto da vegetali “vergini”, diciamo così.

Il HVO, l’olio vegetale idrotrattato, è uno dei gasoli paraffinici principali, ed è estratto a partire da scarti della produzione di oli vegetali, scarti alimentari e oli e grassi esausti utilizzati per la frittura e la cottura dei cibi. Una volta raccolti, questi scarti vengono trattati per ottenere un carburante pulito e che ridà valore a materie di scarto, che senza questo stratagemma sarebbero state semplicemente gettate via.

Ma quanto è pulito questo diesel? Beh, parecchio. Volkswagen definisce il diesel sintetico come “carburante con una impronta ambientale vicina allo zero”. I dati raccolti dalla Casa e da altri autorevoli studi parlano di un risparmio nelle emissioni di CO2 che varia tra il 70 e il 95% rispetto al tradizionale diesel proveniente da combustibili fossili. Volkswagen crede nel diesel sintetico come aiuto alle sue auto elettriche per raggiungere la neutralità carbonica, nel percorso “Way To Zero” che porterà la Casa ad essere al 100% carbon neutral entro il 2050.

L’ottimismo e l’investimento di Volkswagen traspare anche dalle parole del Prof. Thomas Garbe, Direttore della Divisione Combustibili Benzina e Gasolio di Volkswagen. “Attraverso l’utilizzo di carburanti rispettosi dell’ambiente in modelli Volkswagen approvati, permetteremo ai clienti di tutta Europa di ridurre significativamente le loro emissioni di CO2 non appena questi carburanti saranno disponibili localmente. Ad esempio, l’utilizzo di carburanti paraffinici è una possibilità pragmatica per aziende con una flotta composta da un mix di veicoli elettrici e tradizionali.”

Potrà esserci un futuro per i motori a combustione interna grazie al gasolio paraffinico? Quali sono i limiti del diesel sintetico?

Da queste parole, sembra che Volkswagen abbia trovato nel diesel sintetico il carburante del futuro. Ma è proprio così? Beh, come ogni cosa in questo pazzo mondo, il diesel sintetico non è perfetto. Nonostante questo carburante elimini la problematica etica e alimentare del biodiesel tradizionale, anche l’HVO ha i suoi difetti. Innanzitutto, nonostante ci sia un abbattimento drastico della CO2 emessa, dai primi test effettuati su vetture alimentate con diesel paraffinico emerge come questi carburanti, quando utilizzati, emettano maggiori quantità di ossidi d’azoto. Se però questo problema può essere arginato con l’utilizzo di filtri ancora più aggressivi di quelli visti sulle auto diesel odierne, l’HVO ha due grandi problemi da risolvere.

Il primo riguarda la tassazione. Non venendo direttamente dal petrolio e non essendo una forma di carburante direttamente tassata dai Governi, bisognerebbe trovare il modo di tassare questo carburante, con la possibilità di renderlo però antieconomico. La seconda e più grave criticità è quella legata alla produzione. Chi già utilizza l’HVO nei suoi carburanti, come Eni che lo inserisce nel suo Diesel+, è stata gravemente criticata per i metodi di produzione. Come mai? Semplice: all’interno dell’HVO utilizzato da Eni c’è l’olio di palma. Per ottenerlo, Eni ha finanziato enormi opere di deforestazione. Al netto della pulizia allo scarico, questa pratica così diventa ovviamente non sostenibile.

Come fare quindi? Sulla carta, il diesel sintetico proposto da Volkswagen è la soluzione perfetta per affiancare il motore termico all’avanzata dell’elettrico. Una volta risolti i problemi produttivi, infatti, ci sono ben poche controindicazioni all’utilizzo di questo carburante. Volkswagen è già fiduciosa: la Casa di Wolfsburg infatti crede che entro 10 anni la fetta di mercato che utilizza questo carburante potrebbe salire del 30%. Abbiamo quindi trovato la soluzione per rendere il motore termico green e rinnovabile? Forse, o forse no. Di certo, però, apprezziamo che Volkswagen come altre Case continuino gli sviluppi, senza abbandonarsi al monopolio della mobilità elettrica. Noi non vediamo davvero l’ora di vedere cosa arriverà in futuro. Chissà che il motore termico non possa restare davvero con noi, alla fine…

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Giulio Verdiraimo

Ho 22 anni, studio Ingegneria e sono malato di auto. Di ogni tipo, forma, dimensione. Basta che abbia quattro ruote e riesce ad emozionarmi, meglio se analogiche! Al contempo, amo molto la tecnologia, la musica rock e i viaggi, soprattutto culinari!

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